mercoledì 24 settembre 2014

DAI SCAPPO...una giornata di ordinaria follia 2.0

Ore 4:50 posso dormire nel lettone? – umpf..no – devo fare la pipì – umpf, vai in bagno – voglio l’acqua – è sul tuo comodino…sgrunt. Lui se ne torna da dove è venuto e io conto i minuti di sonno che sto perdendo.

Ore 6:30 il pollaio si è svegliato e su whatsapp si chiacchiera!! Essere svegliati dalle amiche quelle un po’ galline, un po’ spanate che appena aprono gli occhi hanno già voglia di chiacchierare è il modo migliore per iniziare la giornata. Meglio della radio che tanto non sento, di un bacio di Maxi che mi fa venire voglia di restare sotto le coperte, dell’urlo di Micro che mi fa venire un infarto, della mitraglia di domande di Mini che mi fa venire l’ansia.

Ore 7:15 SCAPPO: il fil rouge della giornata 2.0. Doccia io, sveglia loro, colazioni, sacche, suppliche, l’orologio che accelera, Micro deve cambiare 3 paia di scarpe, Mini vuole portare a scuola il galeone dei pirati…io devo ricordarmi di portare qualcosa ma non ricordo cosa oppure me lo ricordo ma la dimentico a casa…uffa dai, SCAPPO.

Ore 8:20 a Micro occorrono almeno 20 minuti per uscire da casa, salire in macchina, scendere dalla macchina e arrivare in classe (2 km). Io trafelata e sudata (di già) trascinando lei che alla fine ha scelto le scarpe della sua amicabea…4 numeri più del suo MA...sono della sua amicabea, fine della discussione. Buongiorno, le scarpe sono grandi lo so, mangia sempre tutto, gioca con Alyson, aiuta con i piccoli, a casa ci tiranneggia, qui è un pasticcino, dai SCAPPO, a domani, si ricordi le bavaglie, i cambi, la foto, la qualsiasi, sì ha ragione, domani, ora SCAPPO.

Ore 8:45 trovo Mini in calzoncini e canottiera (ad agosto jeans e manica lunga, va così), 120 gormiti, 3 libri sui pesci e il monopattino; è tardi per discutere, SCAPPIAMO. Prendo lui, la borsa, la borsa del pranzo, la borsa con qualsiasi cosa devo portare da qualsiasi parte e via verso la scuola chiacchierando, trascinando, raccontando. Buongiorno, sì si veste strano ma è bravo però non mangia, pazienza SCAPPO, si ricordi la riunione, la recita, di portare la coperta, il cuscino, i fazzoletti, qualsiasi cosa, sì ha ragione, domani, ora SCAPPO.

A questo punto la mammamedia che SCAPPA gode della vertigine del saluto papale: ma ciao, tuttobene, sìevoi, un giorno ci prendiamo un caffè, sì davvero, oggi però SCAPPO, hai saputo della maestra, della riunione, hai fatto l’iscrizione alla palestra, alla piscina, alla scuola, sì grazie delle info dai, SCAPPO ci vediamo domani. 

La socialità fast del mattino è come il caffè al bar…veloce, intenso, irrinunciabile.

Ore 9:15 in metro al telefono con la nonnamenomalechec’è, prendendo appuntamenti per qualsiasi cosa con chiunque o leggendo i messaggi del vicino: “ci vediamo stasera, sì dai, adesso SCAPPO”…originale!

L’ufficio: quel luogo magico in tutto si ferma e tutto corre e in cui non occorre asciugare il naso a nessuno.

Ore 11:00 pausa caffè, 10 minuti di socialità collettiva, capi compresi. Come va, tutto bene, il cliente è esigente, il progetto è bellissimo, a casa tutto bene, sì perfetto dai SCAPPO, ho una call, ma sì figurati SCAPPO anche io ho un brief. Va così.

Ore 13:15 la verdura ingoiata alla scrivania la digerirò a natale ma pazienza, oggi devo SCAPPARE, ho preso mezza, sì anche io mangio al volo, stasera devo SCAPPARE, perfetto, allora io finisco qui e SCAPPO. Esperanto da open space.

Ore 14:03 metro, autobus, casa, sacca, macchina e scuola. Mini ricomincia la piscina – il mio giornoinpiù faticosamente negoziato al lavoro. Mamma sei arrivata tardi, la mamma di Kevin è arrivata prima di te…sgrunt! Dai, saluta che dobbiamo SCAPPARE.

Ore 14:45 correndo in piscina. Ciao Silvia comestai noibeneevoi, ciao cara SCAPPO vado a casa Cecilia deve dormire, che bello vederti state bene, sì bene dai ci becchiamo martedì prossimo, anche io SCAPPO. Ciao Chiara, comestai noibeneevoi, che bello Giorgio è con Mini oggi pomeriggio e ho Stefano al mattino, schiatterò, anche io Micro al mattino schiatteremo insieme. Ciao Cristina, comestai noibeneevoi, che bello Sofia è con noi, sì lei oggi e Emma lunedì e giovedì, schiatterò. Ciao mammachenonscono con la faccia simpatica, ciao anchetumipiaci, vieni hanno detto di andare di qua e poi di là.

Hei ciao amicadisilvia (con fisico da culturista, abitino vulcanizzato e tacco 12 che saluti me che puzzo di cloro, ho i capelli piatti da umido e le infradito da spogliatoio), anche tu qui, sì aspetto i miei che finiscono nuoto e calcio e poi andiamo a catechismo, dai SCAPPO, ci vediamo martedì prossimo – ma anche no! Hi Kathryn, howareyou fineandyou, great, I’m in a rush, me too, see you next. Ebbene sì, c’era anche la straniera. Va così.

Nel frattempo in questo delirio si è dipanato un intero anno scolastico: modi e metodi di iscrizione agli sport, alle palestre, alle scuole, pianificate agende, scambiati indirizzi di tate, ludoteche, parchi, maestre di inglese e au pair australiane. Meglio di un CDA, più condensato, più efficace, più allegro.

Ore 16:30 verso casa di Simona la mamma dell’amicoluca che graziealcielo mi porta una bolletta che ho dimenticato e che scade oggi…sì Mini dimentico sempre tutto, sì al parco c’è il tuoamicoluca, sì già che ci siamo ci fermiamo, sì ti compro il gelato ma gioca in fretta che SCAPPIAMO.

Ore 19:30 bambini lavati e mangiati, la tata è fuggita, la cucina è un delirio, la vasca è piena di giochi, la lavatrice trabocca di bucato, arriva Maxi, io devo SCAPPARE e lui sta pensando di tornare in ufficio.

Ore 20:15 SCAPPO per andare…dal medico! Lei è in studio, io non chiedo permessi...la perfezione! Ciao comestai noibene e tu, perfetto sei sana, dai che SCAPPO, ho un’altra paziente, sì perfetto anche io SCAPPO ho lasciato un delirio.

Ore 22:00 ciao vicina sei tornata finalmente, ciao a te vieni su che ti racconto, ho un cane nuovo, sì ok non resisto avevo voglia di vederti ma solo due minuti poi SCAPPO.

Ore 00:00 a letto. Finalmente. Ho il mal di terra, non più motivi per SCAPPARE…resterò qui immobile fino a domani. NOOO adesso mi SCAPPA la pipì!!

martedì 23 settembre 2014

La dottrina dei contrari

Ascoltare i bambini che imparano a parlare, la lallazione, le paroline buffe con cui cercano di articolare frasi a volte anche complesse è semplicemente meraviglioso. A casa Maxi siamo affezionati al pizzolario (il ragazzo che porta la pizza), ai subi (plurale di sub), vieno (io vengo), dicilo (diglielo)… lessico famigliare a cui ci aggrappiamo perché quest’epoca faticosamente romantica non finisca mai.

Io e Maxi viceversa l’italiano lo parliamo bene, siamo due laureati capaci di sostenere conversazioni a svariati livelli di profondità e registri della lingua italiana, o almeno così pensavamo di noi stessi…cosa è successo? 

Perché le nostre capacità linguistiche e culturali si sono ridotte così ai minimi termini? Perchè il nostro uso della lingua italiana è così peggiorato invece di migliorare il loro? Abbiamo iniziato la nostra avventura genitoriale molto convinti del nostro ruolo di formatori culturali, salvo che dopo 5 anni il nostro linguaggio è più vicino a un TSO che a una laurea. Siamo a uno stadio di sviluppo che va dal linguaggio dei primati (HEI, OHU, AHI, NOOO, AAAHH, OOOHH) a dissertazioni arisoteliche sulle opposizioni...

Siamo contraddittori e contorti, parliamo a scatti, comunichiamo a singhiozzo, senza soggetti né complementi: 10 parole al massimo, fine degli aggettivi, delle subordinate e i verbi?…sono solo un ricordo, nella vita 2.0 si usano solo gli imperativi:

VIENI QUI - RESTA LI'
FAI COSI' - NON FARLO PIU'
CORRI - NON COSI' VELOCE
SIEDITI – ALZATI
CAMMINA – FERMATI
AIUTAMI – LEVATI DAI PIEDI…

tutti imperativi contraddittori pronunciati in una singola frase. Anzi…quella è la singola frase!

Quando i dialoghi sono articolati non cambia molto:

- Vieni subito qui, non ti muovere da lì finchè non te lo dico io
- Cos'è successo? Me lo dici o no? E taci quando ti parlo
- Questa è la cena, se non ti piace rimai a digiuno. Sì, puoi prendere una banana (v.1)
- Finisci quello che hai nel piatto, almeno metà, quello che ti senti, se non ne vuoi più lascia pure (v.2)
- Raccontami la tua giornata. Shh non adesso, sto parlando con il papà
- Véstiti che dobbiamo uscire. Come ti sei vestito? Spogliati che ci penso io
- Muoviti…cammina in fretta. Rallenta, cammina piano
- Con i sandali ti bagni. Siamo senza ombrello ma sono due gocce
- C'è una risposta per tutto. E' no perchè lo dico io

La cosa più drammatica è che ce ne si accorge solo quando si sente parlare gli altri e allora scatta inevitabile l'esame di coscienza...io no, non voglio essere così, perchè io sono diverso, io amo mio figlio e mi preoccupo della sua formazione, io non urlo, parlo bene, perchè io sono diversa, sono meglio...ALLORAAA TI MUOVI,  NOO NON MI INTERESSAAAA TACIII ANDIAMOOO

sic

martedì 9 settembre 2014

Eziologia dei compleanni e tanti auguri

Il mio compleanno è appena passato e oggi tocca al mio avatar dai capelli scuri, due figlie di dicembre (e a settembre il calendario dei compleanni è piuttosto denso perché a quanto pare il freddo, il buio presto, i bagordi, le feste....piacciono tanto agli innamorati!)

Io la bionda e lei la mora, io chiara e lei scura, io pallida e lei…pugliese. Io il 6 e lei il 9 e siamo proprio così, io sono proprio un 6 e lei è proprio un 9.

IO rotonda e paciosa, dondolo e non cado, perdo l’equilibrio facilmente, in realtà spesso mi perdo nei miei dondolamenti…ogni tanto dondolando mi prende quella vertigine da derviscio rotante…poi però torno al mio posto e sembro stabile. La gambetta in alto mi aiuta, è il mio faro, l’illusione di stabilità, un puntatore verso qualcosa. Che poi dipende da come la disegni quella gambetta: se è dritta che guarda in alto fa anche un po’ paura perché dondolare con la testa all’insù è pericoloso – e mi capita anche quello – bisogna tenre duro per non dondolare in quei giorni. Oppure se guarda un po’ a destra o anche all’ingiù…ecco quelle giornate sono un po’ avvitate. Ma io al mio 6 sono molto affezionata. Se ne sta lì solo e dondoloso, paciocco e sognatore, il 7 lo respinge magro e sicuro il 5 lo spinge prepotente e confuso e lui dondola, con la gambetta per aria…proprio come me.

LEI ha i piedi ben piantati a terra, pacciocca come me ma stabile, solida, sicura, matronale, proprio come il suo 9. Non è un rovescio, anzi…il 9 è imponente, importante, sicuro e maturo. Anche lui dondola, ogni tanto sembra che cada quasi fragile, ogni tanto oscilla, ogni tanto vorrebbe diventare un 6 dondoloso. L’8 lo spinge ingombrante e arrogante, il 10 lo respinge con il suo naso puntuto e saputello ma poi…quella gambetta all'ingiù ben piantata a terra l’aiuta a ritrovare l’equilibrio. Sembra instabile e invece non lo è, ha delle radici profonde, è una roccia. Quando le disegnano la gambetta piegata a sinistra si perde via e sembra che cada e si vede che non è felice, è confusa ma poi ritrova subito il suo zenith e si ricompone in tutta la sua maestosità. Il 9 è una certezza, ha una grande responsabilità, è solo ed è l’ultimo ad esserlo…deve sostenere tutti gli altri, accompagnarli alla vita di coppia che conosce, declina e rispetta.

Eccoci, siamo proprio così e per quello festeggiamo insieme da tempo ormai immemore. Perché siamo proprio diverse, uguali e inseparabili. Perché il 69 è la forma perfetta del tao…proprio come noi due.


Tanti auguri a noi amica mia.

martedì 2 settembre 2014

Domande multiple e Risposta singola

Al netto della mia salute cagionevole, della convivenza forzosa 24/7, del maltempo e del mare così così…abbiamo archiviato le vacanze 2014 alla voce: BELLE VACANZE! Stabili, lunghe, piovose, a tratti pigre, qualche volta rilassanti, allegre, piene di gelati e delle comode abitudini della vita di provincia.

E’ stata una vacanza in famiglia: noi CON loro e loro CONTRO di noi!

La giornata di mare che diventa aperitivo al tramonto, che diventa cena, che diventa un lento al chiaro di luna, che diventa bagno di notte, che diventa cornetto all'alba…ecco, sì, questo ci è mancato un po’. Adesso ci sono altre maratone, ci sono loro, i nemici, e noi che facciamo veramente i genitori, almeno in agosto.

Fare i genitori significa passare le giornate a difendersi dagli agguati del nemico. Quelli fisici di loro che tirano, spingono, saltano (per lo più addosso e all'improvviso) qualsiasi cosa si abbia tra le mani: noi un oggetto fragile, loro un gelato sciolto, di solito al cioccolato.

Quelli verbali che si dividono in alcune macro categorie:

·         DOMANDE IMPOSSIBILI E INOPPORTUNE

“posso andare fino alla boa con i miei amici?” – mentre sto cercando di arginare la piccola che ha scelto la scaletta dello scivolo per annunciare: “ho fatto la cacca!” - “ma ti pare? Certo che no” “daidaidai posso, dai, posso…dai…tiprego tiprego tiprego” e qui scatta la difesa muta da luogo pubblico: occhiatacce, minacce mute, insoluti mimati che terminano con un esasperato “chiedi a TUO PADRE e levati da qui”. Il nano astuto si reca quindi dal legale genitore che è al telefono per lavoro e la linea è disturbata e non si capisce niente: “la mamma ha detto che posso andare alla boa con i miei amici” (che hanno 14 anni N.d.r.) – da cui si difende con occhiacci, insulti muti e gesti da TSO, cercando di incutere timore reverenziale al nano e lucida professionalità al suo interlocutore fallendo entrambi i task. “Sono al telefono, aspetta un secondo” cui segue una rissa decisamente pulp.

·         DOMANDE A MITRAGLIA (tutte uguali e contrarie nello stesso contesto e non è importante la risposta quanto la velocità della raffica)

ES. in 15”: “midailabrioche, hosete, voglioilgelato, mifaivederecosac’ènellapentola, vogliol’acqua, midaiuncchiere, nonvoglioilbicchiereverdeèdafemmine, nonvoglioilbicchieregialloèdapiccoli, allorabevodallabottiglia, vogliolapastabianca, norossa, maiolavolevobianca"

Es. in 7”: “midai-miprendi, miapri-michiudi, miallacci-mislacci, mitogli-mimetti, mialzi-miabbassi, micambicartone-nonvoglioquestocartone, voglioilgelato-nonmipiaceèfreddo”

Una vertigine!!

·         DOMANDE AFFERMATIVE (la cui risposta è ininfluente)

Es. 1: “possoguardareuncartone?” “No, è pronto in tavola” “Mauffa, tiprego ti prego ti prego, solounosoloperquesti10minutitigiurochespengosubitotiprego” (è tutto scritto attaccato perché le questue dei bambini non conoscono pause) “daimammatiprego, nonhovistouncartonedatantianni” (sic) che si conclude con un ringhiato "IO LO GUARDO LO STESSO"…trascinando la discussione fino allo sfinimento e raffreddando la cena.

Es. 2: “possofareilbagnonell’acqualta?” "possomangiareungelato" “no amore, non adesso” per qualsiasi motivo che in teoria dovrebbe essere incontrovertibile e invece scatena negoziazioni infinite ed estenuanti con capricci, musi e uno scocciato "E IO LO FACCIO LO STESSO"

·         DOMANDE NEGATIVE

Es. "perchènessunomihadatol'acqua?" "perchènonmidateilbicchere?" "perchènonc'èlamiapasta" "perchènessunomicompraunregalo?" "perchènonmidaiilgelato?"
Facendo passare l'amorevole genitore dedito al solo accudimento dell'erede per sadico aguzzino.

I nanidagiardino fanno domande la cui risposta non gli piace e che deve essere necessariamente SI’ - se si vuole sopravvivere - salvo andare in contro alla scalata dell’Annapurna (a mani nude) quando si sceglie un faticoso NO. Mi domando spesso se i bambini abbiano realmente bisogno di un genitore o non preferirebbero una Schiava Isaura qualsiasi, magari meno pedagogica ma sempre a disposizione.


Poi ho capito…lo slogan “Yes, we can” della campagna elettorale di Barack Obama non era frutto di un arguto staff di consulenti in comunicazione di massa. In realtà lui, ha solo mutuato dalla sua vita di padre l'inno alla sopravvivenza genitoriale: “YES...YOU CAN”