domenica 15 marzo 2020

"Chissene"


Oggi Veronilla ha voglia di parlare, di raccontare una storia. Una storia arrabbiata però.

Le ultime settimane sono state piene di parole: notizie, istruzioni, dolore, ironia, sarcasmo, energia, consigli: metti in ordine, cucina, truccati, vèstiti, svestiti, cucina, apparecchia, sparecchia. Overdose. Io ho cercato spesso il silenzio per non perdere il mio centro. Però però, come dice Cyrano: “al fin della licenza io tocco” e oggi, finita la “licenza”, io racconto una storia.

La storia di una piccola comunità, un fortino chiuso, una testuggine per definizione (come altri mille mila). La storia di un’isola piccina picciò in cui, sulla guida del telefono, ci sono al massimo 3 cognomi. Un’isola che in estate la amano tutti e in inverno non se la fila nessuno; in estate tutti a guardare il tramonto con le infradito sulle rocce facendo selfie improbabili, in inverno quando il mare ulula e taglia i collegamenti…boh, vabbè dai “chissene”, Milan l’è un gran Milan.

In estate abitata dal sciur Brambilla, con la patente nautica delle patatine, e in inverno da donne, bambini e anziani che senza selfie improbabili tengono viva l’isola alla faccia delle difficoltà. Aspettano i naviganti e tacciono. E’ così da secoli. Qui se non fai il nautico, te ne devi andare e in ogni caso anche dopo, te ne devi andare o in mare o a cercare fortuna. Se resti parti, se parti parti. Anche tornare è un viaggio. Il “girodirolex” è sufficiente per fare il giro dell’sola; per arrivarci di giri di rolex ce ne vogliono almeno 12. Gli abitanti dell’isola se ne stanno là, ancorati alla loro roccia, senza dare fastidio a nessuno…è gente di mare, dura e pura, forgiata dal mare e dall'inaccessibilità. Se ti va bene resti, altrimenti te ne vai. Punto.

La storia, la storia, ecco la storia: oggi è morto il Comandante Giacomo. Ma questa non è la storia, càpita ed era già previsto; no, niente virus, solo la dura legge della vita. Oggi i figli non possono andare dalla mamma. Ma anche questa non è la storia. Lo sapevano già per due ordini di motivi: primo perché quando parti dall'isola lo sai, sai che potresti non esserci in questi casi. Lo sai e basta, parti consapevole. Non è facile ma è un dato. L’isola è partenza. Chi lascia l’isola, chi parte per mare sa che può succedere di tutto. Partenza, Assenza, Lontananza sono le sorelle, le mogli, le figlie dei marinai. La vita dell’isola è così. Oggi poi i figli non possono tornare perché oggi è così per tutti, nessuno può andare da nessuna parte e loro – che potrebbero chiedere la deroga non lo fanno. Perché? Per rispetto, disciplina, obbedienza. Nessuno si deve muovere. Nessuno. Nessuno? Ma nessuno nessuno o nessuno tranne “me”? Vabbè dai..”chissene”, io parto. Quarantena…vacanza…stà a guardar er capello!

Ed ecco la storia: quell'isola fino a qualche giorno fa era una piccola Ellis Island, circa 5 mila persone in naturale e sicura quarantena; un unico grande nucleo famigliare che poteva continuare a condurre una vita più serena della nostra di cittadini promiscui.

Ed ecco la storia: il comandante è tornato a navigare, è partito come ha sempre fatto. Ha salutato sua moglie sul molo ed è partito. E lei è rimasta…più sola che mai. Perché? Perché sull'isola è arrivato un piccolo esercito longobardo portando alta la bandiera del “chissene”. In 3 mila (circa il 50% della popolazione censita!) hanno pensato che fare la quarantena a casa a Milano è da sfigati e che farsi 12 ore di viaggio per arrampicarsi su una roccia in inverno – senza ospedale e con il rischio di essere isolati dalla città, era più sicuro. Eh sì perché “sticazzi” (oggi Veronilla può dire tutto) già che non lavoro me ne vado sull'isoletta che tra un’amuchina e l’altra prendo il sole. Com'era il motto: l’Italia agli italiani, facciamo turismo in Italia. Ma quando? In piena emergenza ovviamente. E dove? In una comunità piccola, fragile, isolata e senza strutture. E’ un posto così carino. Tanto poi il virus lo prendono gli altri. Per altro una comunità che in inverno è formata per lo più da anziani è il posto migliore dove andare a portare un virus che mina prevalentemente gli anziani. Ma forse lo hanno fatto con il preciso intento di conquistare l’isola. “Uè Gina, in valigia hai messo un po’ di Coronavirus? Che magari laggiù gli isolani non ce l’hanno” “Sì sì Gino, tranquillo…non mi lavo le mani da due giorni, così quando andiamo giù che c’è la Rosa che non la vedo dall’estate me la abbraccio tutta!”

E così adesso “Ellis Iland” ha la stessa popolazione di Agosto, senza avere la capacità ricettiva di Agosto perchè adesso l’isola è chiusa. Vabbè ma dai ma “chissene”, spiaggia e piazzetta e via. Qui è diverso, mica fanno i controlli!

La morale della storia è che questi 3000 intrusi oggi dovrebbero andare in chiesa a salutare il Comandante in nome e per conto dei figli e dei 4998 parenti che non possono uscire di casa perchè la loro quarantena naturale è finita. Perché se “chissene” deve essere che lo sia davvero. I residenti dovrebbero chiudersi in casa - nel rispetto del DPCM del Presidente Conte e loro - piaga nella piaga, dovrebbero fare la spesa, portare i pasti, pulire le strade, fare della quarantena un momento catartico di servizio civile. Perché bisogna imparare ad avere rispetto per le regole e per la paura, come ha sempre fatto il Comandante Giacomo che oggi è partito dal suo molo da solo come sempre e lo ha fatto mettendo in valigia rispetto e paura come sempre. Non per la morte ma per il viaggio, per il mare. Perché è solo la paura che tiene vigili e noi oggi – nonostante tutto – non abbiamo ancora imparato cosa è la paura.

Forse prima di lanciare gli hashtag fighi pieni di nazionalismo patinato bisognerebbe imparare a scrivere “obbedienza”.

Buon viaggio Capitano. Su questa nave ci sono troppi comandanti e pochi marinai. Speriamo di non colare a picco.