giovedì 3 dicembre 2015

L'irrinunciabile pesantezza della moda d'inverno

Quando a ottobre la mammamedia fa il cambio degli armadi ritrova con gioia gli accessori per il grande freddo che aveva dimenticato obnubilata dal grande caldo.

Quando nelle vetrine compaiono i manichini vestiti di lana, alla donnamedia  brillano gli occhi, non vede l’ora di indossare quel cappotto che ha comprato ad agosto.

Quando i giornali si riempiono di fotografie ammiccanti di meravigliose modelle avvolte di abiti in lana, la carta di credito del maritomedio trema di paura dentro il portafoglio.

Per una donnamedia inverno = accessori. Tanti, colorati, alla moda. Per un uomomedio inverno = felpa. Di solito 2: con il cappuccio, senza cappuccio, declinata in 2 colori, 2 modelli e magari anche no! Mentre noi no...la donnamedia tocca la felicità vera quando compra accessori per l'inverno. Perchè non è importante l'outfit ma il suo accessorio.

Guanti: almeno un milione. Senza dita, lunghi, corti, di lana, di camoscio, di pile, antipioggia, eleganti, sportivi, divertenti, da sera, da giorno. Ho quelli seri perfetti per andare al lavoro, stanno benissimo con il tailleur, poi ne ho un paio di lana senza le dita ma con i brillantini, e anche uno che fa riderissimo con una renna sul dorso e il naso rosso che spunta sulle nocche. Irrinunciabile.

E così la donnamedia si ritrova di anno in anno un cassetto di guanti che sembra più una bancarella che un cassetto.

Sciarpe e cappelli. Non si può fare a meno delle sciarpe, le adoooro! Ne ho presa una nuova in un negozio vicino all'ufficio bellissima, enorme; la signorina (che tutto sa e non sbaglia mai) ha detto che mi sta benissimo e che la posso usare come sciarpa, scialle o coperta, quindi ho fatto un affare! Poi quella tubolare, comodissima, caldissima e tiene lontano torcicollo e cervicale – che poi divento noiosa e sto a letto a piangere e sono inutile, quindi ho fatto bene a comprarla – e poi una di pelliccia sintetica bianca, irrinunciabile nel grigio inverno. Sì è vero si macchia con il fondotinta che ho comprato perché lo ha detto Clio ma poi la lavo con un detersivo nuovo che ho visto in tv (perché la vera donnamedia ha una risposta per tutto, soprattutto per giustificare lo shopping compulsivo).

E così la scatola delle sciarpe di una donnamedia si riempie: pashime a tinta unita, sciarponi di lana, di pile, di pelo, lunghi e corti e perché no anche i ponci: da mettere sopra il golf, la giacca e magari anche il giaccone perché sono colorati, con il cappuccio o senza, lunghi o corti, sottili o pesanti e i cappelli..non si contano finché non resta altro da fare se non correre da Ikea a comprare un’altra scatola. Inevitabile.

Le scarpe. Se l’estate è uno sfoggio di infradito, l’inverno è lo stivale. E’ un match made in heaven, non è inverno senza gli stivali. Se però in una scatola da scarpe di stanno comodamente almeno 3 infradito, l’intera scarpiera non contiene più di 2 scatole di stivali. Solo 2 stivali? Fuori discussione, mi servono alti, bassi, neri, marroni, con il pelo, senza il pelo, di cuoio, da pioggia, da sera, da giorno.

E così le scatole degli stivali vengono stoccate in qualsiasi armadio della casa a scapito della scorta dell’acqua frizzante (e per lo più di nascosto dal maritomedio che quando vede una scatola di stivali dà in escandescenza: sì è vero è nero di camoscio come l’altro…che poi….non è proprio uguale: questo ha un po’ di tacco mentre l’altro è proprio piatto! Sì esatto 3 cm di zeppa interna che da fuori non si vede…e allora? Se non la smetti ti dico come è finita la partita che hai registrato e che vuoi vedere stasera sul divano in silenzio).

E giacconi, cappotti, pellicce, golf, maglioni...l'apoteosi dello shopping

E poi finalmente arriva il Generale Inverno.

E la donnamedia è felice.

E poi suona la sveglia alle 7 e la donnamedia non è più felice: non basta più un’ora per essere pronta! Le calze fashion, i pantaloni tecnici ma eleganti, gli stivali senza zip, la maglia della salute che fascia come un guanto, scalda come un termosifone ma sembra un sexy babydoll, la maglia con le paillette che cambiano colore, il maglione svasato che ti avvolge come uno scialle, il collo di pelliccia, il cappello anni ’80 che è tornato di moda, i guanti di lana che stanno benissimo con i pantaloni, il giaccone tecnico che sembra estivo ma non lo è, la borsa a tracolla, la borsa termica con il pranzo e il bicchierone di smoothie (il frullato oggi è out), proprio quello che ha visto su una rivista, lo aveva in mano Carrie Bradshaw e lei lo ha comprato perché si sentiva molto diva (e che nessuno le faccia la paternale sulla vacuità delle immagini patinate dei giornali, perché Carrie Bradshaw è il suo faro nella notte e il fatto che non esista non è un suo problema così come non lo è che Sarah Jessica Parker giri per New York in pantofole e pantaloni della tuta).

TUTTO MOLTIPLICATO PER TRE: LEI E 2 NANIDAGIARDINO (normalmente riottosi al mattino)

E lei esce tutte le mattine ormai bardata come l’omino Michelin, trascinando due mini omini Michelin, per consegnare i quali suda sette camicie: sali, scendi, tira, piega, spoglia (scarpe, giaccone, felpa, cappello, sciarpa, guanti), rivesti e scappa con il trucco che cola, i capelli a forma di cappello (eh certo perché lei mica si sveste, ci mancherebbe), due zamponi dentro gli stivali e il fiatone perché tutto questo outfit invernale pesa almeno 3 kg!


Eh certo…sul manichino facevano tutt’altra figura! Il fatto che il manichino fosse nudo con indosso solo il meraviglioso poncio di lana che lei oggi indossa sopra almeno altri 6 strati; il fatto che la modella sulla rivista indossasse gli stivali con il pelo abbinati al bikini con cui sta prendendo il sole al bordo di una piscina riscaldata in una spa in Colorado e che avesse 20 anni e fosse in posa e non di corsa dietro l’autobus…ecco, alla donnamedia questo non era sovvenuto al momento degli acquisti. 

Lei ha bisogno dello shopping compulsivo per sentirsi ancora teen pur avendo tanta voglia di uscire di casa con la stessa maglietta e leggings con cui passa il battitappeto cantando Pupo a squarciagola!

martedì 24 novembre 2015

TIC TAC......TICTAC......TIICTAAC

Ore 7:00 - la sveglia. E’ l’alba di un nuovo giorno, ma quale? Ah sì, uno qualunque.
Ho così tanto tempo davanti prima di uscire, che rimango a letto qualche minuto per richiamare all’appello tutte le parti del mio corpo che è imprescindibile si sveglino (soprattutto il numero sindacale minimo di sinapsi che occorrono per ricordare i fondamentali della vita: es. il perché sia necessario uscire dalle coperte calde). Rapido check ai messaggi volati nell'etere di notte, alla to do list della giornata poi…lo faccio: mi alzo e c’è ancora una quantità di tempo infinita, sono le 7:05

Prime timide azioni da veglia: bagno, toeletta di base; cucina, dove la tavola è già sapientemente armata per la colazione da ieri sera, luci, radio e saluti a Maxi che già addenta il suo biscotto preferito scorrendo i cinguettiii della rassegna stampa internazionale mentre radio deejay scandisce il tempo tra battute e musica e segnale orario. La perfezione, la sveglia delle pubblicità e c’è ancora una quantità di tempo infinita, qui “va tutto incredibilmente bene” dichiara Trio Medusa. E' vero e tutto è meraviglioso.

Alle 7.20 entro in camera dei nanidagiardino. C’è profumo di bebè, di buono. Busso delicatamente alla loro porta, sussurro i loro nomi dolcemente, li sveglio come faceva mia nonna con me: piano piano. “Buongiorno bambini, buongiorno buongiorno per tutto il giorno”. Alzo la tapparella, la luce entra piano piano a portare il giorno nella loro notte. Li guardo aprire gli occhi, piccoli paffuti bebè che dormono abbracciati alle loro “nanne”, sono meravigliosi, li bacio e li adoro e vorrei poter passare la giornata a tenerli tra le braccia. Loro aprono un occhio, poi l’altro e poi…CCRAAACCK è finita la magia: ringhiano, soffiano, scalciano, mugugnano, emettono suoni gutturali non umani, si nascondono sotto le coperte, mi mandano al diavolo, dalle loro gole escono grida più o meno rauche, soffocate dal cuscino e dal piumone, la pallina ha cominciato la sua discesa, il piano si è inclinato ed è irreversibile: io mi riprendo, li detesto, sono due esseri immondi, non vedo l’ora di andare in ufficio, accendo la luce - potente e brutale - gli tolgo le coperte, loro scalciano ancora e io….ME NE VADO. Sono già stremata e sono le 7.32!

MA io sono zen. Recupero la calma: io voglio bene ai miei bambini, è solo mattina ed è difficile per tutti ma io sono brava e organizzata, sono la mammamedia meno media del mondo, praticamente in odore di perfezione. Ho preparato tutto la sera prima…ho preparato? (forse sì, forse no, non me lo ricordo ma ricordo che avevo pensato che avrei dovuto farlo quindi forse l’ho fatto…no, porcaccia, non l’ho fatto, ma io so tutto, so dove sono le cose quindi recupero mutande, canottiere per tutti e due e li precedo in bagno da dove inizia la nenia in un crescendo da opera: “cirillini miei adorati, bambini belli in piedi, bambini è tardi, ragazzi forza, su coraggio, dai, Mini e Micro forza, allora, vi muoveteee, ehi voiduecoseinutili mangiapaneatradimento, parassiti della società muoveteviiiiiii, giù dalle brande o vi rovescio un secchio d’acqua in testa”.

Sono le 7.43. Keep calm and respira. C’è ancora tanto tempo, però a questo punto essere zen è una scelta e io VOGLIO essere zen, giuro. Ho ancora tempo, sono già vestita, pronta, mi mancano gli accessori. Ecco, gli accessori…potrei mettere quelle scarpe con il tacco che mi stanno tanto bene, potrei mettere quella BB cream che Clio pubblicizza tanto, e poi gli orecchini..con questa maglia ho degli orecchini perfetti:

“...MAMMAAAAAAA dove sono le mutande?”
“Mini, che domanda è? Te le ho portate in bagno, sono sul bordo della vasca”
“Non le vedooo vado a prendere un altro paio”
“Nooo dove diavolo vai tutto nudo che fa un freddo porco, resta qui in bagno, eccoti le mutande”
“…MAMMAAAAA non mi piace questa maglietta, voglio quella di minnie, quella che è un pigiama ma io la voglio mettere lo stesso per farla vedere alla giulia”
“Ma cosa ti viene in mente?” – tic tac sono le 7.53 – “Ieri sera abbiamo preparato i tuoi vestiti per te che sei una gallinamatta, perché mi fai passare le forche caudine per scegliere le cose e poi al mattino finisce sempre che cambi tutto? E tu? Da dove arrivi vestito così? Ti avevo messo i jeans puliti in bagno”
“Ah sì li ho visti ma pensavo fossero quelli di ieri e allora li ho messi a lavare”…..AARRRGH

Sono le 7.59, il tè si è raffreddato, io ho una calza sì e una no, una maglietta bianca che preludeva a una maglia perfetta invece infilo un maglione dimenticato sulla sponda del letto, mi devo ricordare qualcosa che adesso ho dimenticato, Mini non vuole la merenda che gli ho preparato e si arrampica per cercare qualcos’altro che gli piace di più e che non trova. Micro vuole portare a scuola 6 peluche di cui un cane su cui sta a cavalcioni e convincerla che non è d’uopo è un trattato più consono a Barak Obama che a me alle 8 del mattino.

Sono le 8.07, non trovo i guanti nel cassetto dei guanti, dove cavolo ho spostato i guanti nei miei deliri di riordino? Avevo in mano una calza ma adesso non so più dove l’ho appoggiata, gli orecchini li metterò nel 2020, le scarpe che volevo rimangono nella scatola in favore di un paio nero che è sempre tra i piedi, lampeggia il telefono, porca mucca, è l'avviso, ho dimenticato di prelevare per la rappresentante di classe, Micro non vuole fare colazione se io non mi siedo vicino a lei, Mini è sparito perché “doveva fare una cosa” E’ ORA DI USCIREEEEE

Mini mi chiede che giorno è e mi comunica che IO ho dimenticato di mettergli nello zaino il quaderno giallo, usciamo, piove e lui - da dentro una pozzanghera - dice: “mamma ho i piedi bagnati, non mi hai detto di mettere le scarpe da pioggia” ZOTT

A che ora sono le 21.00?

Perchè l’orologio di una mammamedia viaggia a velocità discontinue, coprendo fusi orari diversi e la to do list invece di ridursi si moltiplica con un algoritmo inversamente proporzionale alla velocità con cui la mamma la spunta?


Ma ci penserò domani, in fondo “domani è un altro giorno” (uguale a questo)

giovedì 5 novembre 2015

La scuola ai tempi di Whattsapp

Le mammemedie e anche quelle perfette oggi non possono nascondersi dall’iperconnessione dei nanidagiardino.

La scuola, gli sport, gli amici, la socialità, è tutto collegato e connesso. Se poi i suddetti nanidagiardino vivono nel paese che vanta l’eccellenza del “modulo”…la mammamedia è…fritta! Mail, whattsapp, telefono, notifiche, newsletter, moduli, bacheche…qualunque comunicazione arriva in almeno 5 formati diversi a distanza ravvicinata, su 5 supporti diversi. Non c’è scampo. Utile? Sì, per tutte quelle come me che vivono in un mondo parallelo e confondono la mano destra con la sinistra. Confuso? Sì, decisamente, è la frammentazione dell’atomo. Divertente? Da pazzi!

Premessa necessaria: non è la tecnologia che confonde, che rende la comunicazione assurda, non è il passato che è meglio del presente. E’ cambiato il mezzo ma non il modo di comunicare delle mamme: la sbobinatura di una riunione di classe degli anni ‘50 o ’70, quella originale non quella filtrata dal verbale, sarebbe la copia conforme dei dialoghi dell’assurdo di oggi.

Oggi tutto avviene in tempo reale, non c’è filtro e il risultato è puro entertainment. Se poi una mamma ha 2+ figli in scuole diverse di livelli diversi e legge (e risponde) a spizzichi e bocconi durante la giornata mentre parla con il cliente, con il capo, con il paziente, mentre paga alla cassa, ordina il pranzo, stende, è in coda alla posta, lo spasso (e la confusione) sono assicurati.

Il punto focale è il Gruppo. Il gruppo è importante in nome della capillarità e della manleva: sia agli atti che il messaggio è stato inviato anche alla mamma distratta e anche a quella polemica e anche a quella che fa il Manager a New York ma vive a Cantù.

GRUPPO 1° ELEMENTARE
ore 6:55 (rigorosamente a.m. perché la mamma seria – di solito la rappresentante - è già connessa e vitale anche all’alba) - “mamme ricordo a chi ancora non l’avesse fatto di portare euro 3,50 per lo spettacolo” La logica vorrebbe un tacito assenso e invece no...qui inizia l'avventura del Signor Bonaventura. 
ore 6:58 “devo preparare anche uno zaino a parte con la merenda?” – boh, non è che parte per l’Africa, lo spettacolo è al piano terra
ore 7:00 “io ho solo 50 euro, va bene lo stesso?” – che domanda è?
ore 7:01 “oggi viene la tata, io ho un appuntamento a Bergamo da un cliente, guardate non vi dico, sono distrutta. è un problema se li porto domani?”   ecco, non dire che è meglio 
ore 7:08 “gigino oggi non viene a scuola, devo pagare lo stesso? Non sapevo dello spettacolo, lui ha la malaria ma se è necessario lo mando lo stesso” – ma ti pare??
ore 7:12 “anche carletto si è slogato una caviglia ieri? Voi cosa ne pensate del marciapiede davanti alla scuola, facciamo una petizione per farlo sistemare?” e via di aneddoti personali tra malattie e cause civili 

Nel frattempo io sto verificando di avere tutte le sinapsi con cui mi ero addormentata, di riconoscere l'uomo peloso che ancora russa accanto a me e dare una ratio all'uscita dal letto caldo e comodo

I messaggi migliori sono quelli frettolosi, sicuramente inviati in ascensore o tra un urlo e un caffè e arrivano alle 8:00: “ok, grazie (faccine di baci e cuori)” - “ok” (fiorellini e sole che ride)

L'uso delle faccine è spassosissimo. Si usano nel tentativo di scaldare una comunicazione altrimenti freddissima e ormai siamo tutti in grado – le mamme più di tutti – di fare intere conversazioni solo di “faccine”.

Il finale arriva con il botto alle ore 8:50, quando i bambini sono entrati a scuola e le mamme sono in viaggio verso la loro giornata…quando “rien ne va plus”, ecco la mammadolce che finora ha taciuto: “meno male che ci siamo noi mamme a pensare a tutto, grazie mamme per il vostro supporto” e si ricomincia:
ore 8:51 “hai ragione” cuori, baci e sole che ride
ore 8:52 “sante parole” cuori a profusione

verso le 12:30 arriva il virtuosismo: vignetta con fiori, palloncini e snoopy e frase d’amore per le mamme e la vita!

Poi cala il silenzio: pausa pranzo.

Si riprende verso le 16:50 dopo l’uscita dei bambini da scuola. E qui la comunicazione iperconnessa diventa davvero comica:

ore 16:55 “scusate mamme ma tiberio ha detto che lo spettacolo era noioso, voi avete sentito qualcosa? Vi spiace chiedere? No perché abbiamo anche pagato per andarci, se poi era una cosa inutile abbiamo perso delle ore di scuola, io chiarirei con la dirigenza. Chi ha deciso di andare allo spettacolo?” – oh oh aiuto!!
ore 16:55 – reazione in tempo reale della mamma saputa “tranquilla, era solo molto profondo e dovranno organizzare un progetto di rielaborazione e restituzione dei temi pedagogicoteatrali della metalinguistica associata alle immagini oniriche della psicolettura applicata. Parteciperanno un neurolinguista, uno psichiatra dell’età evolutiva e un team di psicomotricisti specializzati in hata yoga pediatrico per valutare le reazioni dei nostri bambini difronte ai temi proposti, era stato tutto detto nella riunione del 22 giugno” – davvero? eppure c’ero anche io ma non ricordo. ma lo spettacolo non era “Riduzione in 15 minuti di Cappuccetto Rosso in salsa rock” ? Adesso ho paura

Ed ecco la tavola rotonda, il braistorming, il telefono si scalda (in silenzio) e così gli animi, un po' meno silenziosi. La diatriba prosegue fino a notte inoltrata, un palleggio infinito di opinioni e cuoricini vari.

Verso le ore 00:30 finalmente si chiude la giornata, al messaggio n.643: “buonanotte mamme, grazie mille di tutto, vi voglio bene” – no, dai, seria!

Ma la più bella, l'Oscar va alla rappresentante che alle ore 00:32 scrive: “mamme, vi ricordo solo – per chi non li avesse portati oggi, i 3,50 euro per lo spettacolo. Grazie mille.” Applausi a scena aperta. E' rimasta immobile come il Dalai Lama. Un genio.

Nel frattempo, durante la giornata e con un fuso orario di una manciata di minuti lampeggia anche il GRUPPO MATERNA con una comunicazione uguale e contraria.

ore 7:35 “mamme ho appena lasciato gigetta al prescuola e ho visto il cartello che c’è stato un caso di pidocchi” - nooooooooo

non a quest’ora, non questo argomento. i pidocchi passano in secondo piano davanti alla caccia alle streghe; è uno tsunami di indignazione, di ansia, di proteste, di allarme, di pura follia che si genera sul secondo canale del telefonino. Chi è il colpevole, chi lo ha scoperto, con quali bambini ha giocato mercoledì scorso alle 14:45…Anche qui è un lampeggìo costante per tutta la giornata, anche questo tornado si placa verso mezzanotte quando finalmente Morfeo è più attraente dei pidocchi e del teatro.


So di una rappresentante di classe che organizzando la pizzata di fine anno ha dichiarato i prezzi della colletta e si è sentita chiedere: "ma se ughetto non finisce la pizza mi restituite i soldi" - meravigliosa! 

So di una mamma che ha ricevuto il seguente messaggio: “oggi non posso venire a prendere carletta, qualcuna di voi me la può portare a casa?” generando una specie di terapia di gruppo durata 14 ore: una ventina di donne hanno passato la giornata a declinare la propria agenda, ognuna confessando i propri limiti. Nel frattempo carletta era a scuola da sola e dimenticata – senza un telefono (lei) per scrivere alle amiche quanto fossero ridicole le mamme o per chiamarsi un taxi e andarsene a casa a fare merenda.

venerdì 23 ottobre 2015

I miei inquilini, le mie ossessioni. Potere di una virgola

A casa Maxi abbiamo trascorso questo giro di giostra affogando in un progetto inevitabile: aggiornare la cameretta da bebè a bambini. In tempi non sospetti, all’inizio dell’anno, tra una lavatrice e una lavapiatti sono stata assalita dal tarlo del cambiamento - e quando mi succede Maxi trema di paura. Non potendo cambiare casa o marito (troppo faticoso e troppo dispendioso in entrambi i casi), ho eletto la cameretta dei bambini vittima sacrificale della mia frenesia. Da quella sera il piano si è inclinato in modo irreversibile: progetti, disegni, idee, conferenze con l’amico architetto, cene con quello designer, tavole rotonde con le amiche, incursioni nelle case di tutte le famiglie del mondo occidentale per capire, copiare, scegliere, decidere e soprattutto ripetuti e cadenzati viaggi al mobilificio svedese - il cui software di autoprogettazione è diventato Vangelo. Una volta chiarite le idee, fatto i dovuti calcoli (ovviamente per lo più sbagliati), poco prima dell’estate sono arrivati i Brianza Dream Men e hanno spaccato, tirato, colorato etc...come da copione.

Il lato oscuro della faccenda è stato svuotare la cameretta.

Ero sicura - povera illusa - di avere due lettini, un armadio con dentro meravigliose scatole e scatolette e una manciata di contenitori di giocattoli: un paio d'ore di lavoro! “Per me è NO” ha urlato la cameretta stizzita da tanta mia tracotanza e ha cominciato a vomitare quintali di qualsiasi cosa: giocattoli, cianfrusaglie e inutilità varie accumulate in sei anni illuminando la mia mente di "giovane" mamma: i bambini sono degli hoarder naturali. A Luglio sarei venuta benissimo in uno di quei programmi della tv satellitare: un esperto di Accumulo Compulsivo alla porta, un cameramen che indugia sui pezzi di un omino di lego, sul braccio staccato di una bambola, su un vestito sdrucito di una bambola, spiegando al pubblico l'origine traumatica di questo disturbo sui miei bambini così piccoli…

Da quella stanza sono usciti giocattoli interi e a brandelli, libri interi e a brandelli, disegni, legnetti, rami di alberi, giornali, ritagli e palline di carta, brandelli di qualsiasi cosa gli sia capitata tra le mani in questi primi anni di vita: la chiave di un albergo, la carta di una merendina…quella camera era formata da tali e tanti strati pressati che uno speleologo ci scriveva la tesi di dottorato: minuscole porzioni di materiali vari appartenuti a chiunque. Ho trovato qualcosa in qualsiasi luogo. E sì che periodicamente compro scatole…ma non sarei io se non vivessi in modo totalmente dissociato l’acquisto compulsivo di scatole svedesi e la necessità di riempirle di “robe” (Micro cit.)

Io e le mie pulsioni psicotico ossessive e una buona dose di ansia da controllo, questa volta abbiamo comprato svariate scatole rosa e azzurre nel tentativo di ri-dividere, ri-catalogare almeno una parte di quella massa - che nel frattempo aveva invaso l’intera superficie dell'appartamento in una specie di incontrollato blob - e trasformare la loro stanza in una cameretta di bambini “grandi”. Mai decisione fu più ardua e perigliosa. Ho combattuto l’impulso di usare un lanciafiamme per svuotare la camera – in barba a qualsiasi teoria psicopedagogicologicobuonista, ho affrontato estenuanti negoziazioni che portassero a rinunciare alle 47 versioni di cubi (il giocattolo ripetuto in svariate fogge è stato oggetto del mio odio più feroce) più adatti a bebè di 10 mesi in favore del vulcano dei gormiti, ho trascorso lunghe serate cercando di dare un senso al loro delirio con il quale volevano dimostrare che quel pezzetto di plastica era un ricordo indelebile di qualcosa che in quel momento non ricordavano.

Tutto bene quel finisce bene la cameretta ha visto la luce a settembre – esattamente 9 mesi dopo il suo concepimento. L’ho arredata e riempita lentamente in modo ordinato, preciso, catalogando ogni cosa, dividendo spazi e giochi…ho passato serate a stringere brugole a piegare magliette, a contare gormiti ed ecco lei…esattamente come l’avevo immaginata, disegnata, pensata…mi piace, mi piace un sacco, è bellissima, è proprio bella, sono molto orgogliosa della MIA cameretta, perché è MIA, vero?

Ed ecco che mentre mi crogiolo nella contemplazione della MIA camera, arriva Maxi guastafeste a farmi notare con sardonica soddisfazione che no, non è mia ma è LORO, che devo uscire da quella stanza e consegnarne il destino ai legittimi proprietari perché la devastino come da programma…ecco il perché di questo lungo silenzio: per giorni sono rimasta seduta davanti alla porta della cameretta a godere di questo angolo di ordine, uno spettacolo ormai inusitato dalle mie parti. Ordine e profumo di nuovo…non so se riuscirò a girare la testa dall’altra parte per i prossimi 8 anni (perché ho già stabilito oggi che ci rimetterò mano tra 8 anni…se no non sarei ossessiva!). Lo faccio, giuro…uno di questi giorni restituirò la cameretta ai miei inquilini non paganti…giusto in tempo di fare qualche foto…per ricordarla com'era prima della calata dei nanidagiardino.


Oppure...ho una proposta: IO me ne andrò dalla loro cameretta quando LORO se ne andranno dal mio soggiorno (che sarà la vittima 2016 delle mie purghe staliniane).

venerdì 9 ottobre 2015

Discesa libera

Siamo ufficialmente in  discesa. Una volta passato Agosto si scollina e incomincia la discesa che porta alla fine dell’anno in una corsa sempre più veloce, sempre più in pendenza per finire con la solita scarica di adrenalina.

L’anno solare è come il giro d’Italia: un ottovolante prevedibile quanto spaventoso. Da gennaio a luglio è tutto in salita, lentamente quanto inesorabilmente la strada si fa sempre più faticosa fino alla volata finale verso la cima, premiata dall'assolata piana agostana.

Giugno è campo base, il mondo si ferma in pausa: sport, scuole, sceneggiati tutti finiscono e il clima si fa rovente. In casa è caos: dovemettoilnanetto è il refrain; in ufficio è caos: devichiudereilprogetto è il comandamento, la coppia scoppia, gli aperitivi di saluto pre vacanza (manco si partisse per la Legione Straniera) mettono a dura prova l’agenda e la dieta pre bikini (tutte le donne dichiarano di mangiare solo carote “TRANNE stasera che faccio un’eccezione”!).

Luglio è precario per definizione: corsi, settimane, nonni…nel magico mondo dei genitori il drill è tanto noto quanto terrificante. Ma dopo Luglio arriva lui: il climax, lo zenith, la soluzione a tutti i mali, il gong, il traguardo di tutte le famiglie:

Agosto, il capo dei capi. Sorge il sole del primo di Agosto e il mondo si zittisce in incredula sospensione…è arrivato. Abbiamo contato i minuti che ci separavano a questa alba. E desso? Ecco che inizia la cantilena: “Quando finisce Agosto?!” “Ma che caldo fa?” “E’ l’Agosto più caldo degli ultimi 300 anni” “Non ne posso più del caldo” “Oddio le ferie che ansia: valigie, code, caldo, non me ne parlare”…perché alla tentazione del cahiers de doléances non resiste nessuno, mai! Ma è una ruota che gira, basta un po’ di pazienza ed ecco:

Settembre, il praticello fiorito dove inizia la discesa: all’inizio lenta, piacevole, fresca e poi..una volta preso l’abbrivio una rapida che vola fino a Natale veloce come Bartali sull’Allos, una fuga a velocità Mach1. Incomincia con il ritorno a casa, quando bisogna unzippare la macchina perchè rigurgita bagagli e pezzi di bagaglio da ogni anfratto metallico (oggetti che non si sapeva fossero lì dentro, che non si sa bene chi li abbia infilati lì…e come!), zippare la lavatrice dei primi 3455 carichi, spargere parei, costumi e sabbia sul tappeto del soggiorno (che come per i coriandoli, non c’è aspirapolvere che tenga!), guardare gli stivali fare capolino, uscire di casa e…trovare nelle vetrine sciarponi e cappotti!

A Settembre poi ricomincia tutto, perché lui è il vero mese n.1: le scuole, gli sport (dei piccini che ci vanno perché qualcuno li porta e dei grandi che si iscrivono ma poi non hanno tempo di andarci!), gli aperitivi per salutarsi dopo il ritorno dalle vacanze (che sono notoriamente pericolose) e l’ansia da partenza che tutti scaricano addosso a tutti: le scuole con il loro infinito materiale assolutamente necessario e da comprare entro “ieri”; il capo e i progetti di tutto il quarter che devono ovviamente essere finiti entro “ieri”. E mentre in tv incoronano Miss Italia in una serata glamour, tutti in abito da sera e tacco 12, la mammamedia è in tuta a sistemare valigie, sacchi, zaini e armadi.

Ottobre è il mese della rassegnazione: la lavatrice ha finito di lavare teli mare, tutto e tutti sono correttamente incasellati nelle proprie routine ed è il momento perfetto per godersi l’arrivo dell’autunno. Prima che il generale inverno arrivi a bulleggiare questa fetta di mondo, prima che sia ora di scendere in cantina a prendere l’albero di Natale, prima che Novembre spenga il rosso delle foglie con il suo grigio fumo.


La famiglia Maxi ha affinato negli anni il rimedio perfetto per godere fino in fondo di queste settimane (anche per le altre, ma questa a me piace in particolare): radunare gli amici attorno a un tavolo e apparecchiarlo con funghi, vino rosso e polenta. Se poi vicino al tavolo luccicano i motori delle due ruote, allora sì che è l’autunno è perfetto.

martedì 22 settembre 2015

E ma tu sei fortunata!

Le donne sono competitive. Le mamme sono competitive al quadrato.

E’ una verità vecchia come il mondo. Erano competitive tra di loro già le donne dei tempi di Cro-Magnon (sulla cui evoluzione...sorvolerei). Se una raccontava dell'ultima enorme bistecca di dinosauro che aveva cotto, l’altra sosteneva di averlo mangiato crudo e la terza, ancora vivo. Accampate davanti al fuoco dopo una lunga marcia, se una si dichiarava un po' stanca, la ganza di turno sosteneva di aver camminato per 10 ore con i gemelli appesi a entrambi i seni, il grande dietro le spalle ed essersi nutrita di carne secca di stegosauro, preventivamente preparato in un’apposita sacca di pelle di bufalo, prontamente cucito prima che la tribù partisse. Sono passati 30 mila anni, oggi le sue discendenti vivono nei nostri parchetti, si nascondono nelle nostre scuole, si confondono tra i nomi delle amiche nelle nostre rubriche.

Le donne competono su tutto: quanto tempo intercorre tra una ceretta e l’altra, quanto spendono per la manicure, che tempo faceva nel weekend. La madre di tutte le competizioni è il parto. E' guerra senza esclusione di colpi. Ho sentito di donne che hanno partorito senza che nessuno se ne accorgesse, in ufficio, durante un intervento in video conferenza discutendo i risultati di mid-term, travagli durati settimane o manciate di secondi, donne che hanno urlato come tarzan o hanno taciuto come Rambo.

La mammitudine trasforma la più dolce delle fanciulle in una guerriera metropolitana per il resto della vita. Al mercato il giovedì mattina la Signora Rosa, un’arzilla 80enne con 1 figlio, 2 nipoti e un bisnipote non resiste alla tentazione di puntualizzare alla Signora Maria, la sua vicina di casa 79enne, quanto è fortunata a non avere ancora un bisnipote perchè è un lavoraccio.

Ed eccola servita: la ultimate weapon di una mamma, la stessa a qualsiasi latitudine: “ma tu sei fortunata”. Questo è il cavallo di Troia con il quale sfondare la barriera nemica. La rivale è SEMPRE più fortunata: ha un chi, un come, un dove, un quando migliore. Comunque migliore. Il nonno c'è anche se è centenario e sordo, il marito c'è anche se è disoccupato…non importa quale sia la reale situazione, l'altra è comunque sempre e solo “PIU’ FORTUNATA” magari anche “BEATA” invece lei "è sola". 

Dopo 6 anni di militanza nell’arma delle mammemedie, questa frase mi provoca la dermatite e sarà oggetto di ammenda pecuniaria quando sarò capo del mondo. Esiste una sola e unica verità in questo millennio di corsa: tutte le mamme sono sole. Kate Middleton è sola, Maria Antonietta era sola più di lei, la mia vicina di casa lo è. Io sono sola.

Tutte le mamme sono sole davanti alla propria vita, la propria agenda, la propria situazione lavorativa, famigliare, sociale, geografica. Sole in sala parto - il marito tiene la mano ma la fatica è sua. Sola davanti al capo - anche fosse quello riflesso nello specchio del bagno - a cui deve annunciare la maternità, decidere assenze, part-time, dimissioni, proporre soluzioni. Sola quando ha 4 nonni, una tata fissa, una vicina di casa zitella puericultrice in pensione, una cugina universitaria. Casalinga, manager, infermiera che lavora su turni, pendolare, quella che guadagna un milione, quella che ha i parenti a timbuctù o al piano di sopra. Quando una mamma deve pianificare il ritorno alla vita civile - qualsiasi essa sia - decidere della sorte delle giornate del nanetto quando la banca esige il suo tributo di sangue mensile, il capo esige più tempo del geranietto…è sola.

Io ho personalmente un’insana passione per la programmazione quinquennale di dittatoriale memoria e come me molte altre ma c’è chi preferisce l’esperienza, chi l’improvvisazione, l’istinto…va tutto bene tanto tutto porta allo stesso risultato: il caos. Non esiste la “fortuna”, esiste solo l'inderogabile necessità di organizzarsi la vita. Io ho una struttura multilevel che va dalla routine all’emergenza nucleare. Tutto programmato quando ero incinta. Nessuna fortuna. In realtà nulla funziona quando serve e occorre una buona dose di improvvisazione ma improvvisare su una regola mi rilassa.

A casa Maxi Settembre è stato il mese degli inserimenti: una principessa alla materna e un giovane padawan alle elementari. L’inserimento è stato breve ma intenso, più nostro che loro. Le strutture - pubbliche – in cui li abbiamo arruolati molti mesi fa ci avevano preparato bene e soprattutto per tempo. Ci hanno offerto una disciplina prevista e sicura per accompagnarli in queste nuove avventure. Il mio “staff” è stato inutile quanto a inserimento, si è limitato a riprendere le deleghe per i recuperi mentre io sono necessariamente al lavoro. Protocollo già sperimentato, sapevo che girare i tacchi era uno strappo (per me), che stavo aprendo nuovamente le porte a mondi a cui non mi sarebbe più stato dato l’accesso. E sarà così per sempre, li guarderò uscire di casa con la stessa apprensione con cui li pesavo dal pediatra ogni settimana. Come tutte le mamme del mondo.

Ora è il momento della routine. Io consegno, la tata recupera. Fino al 30 luglio.


E non c’è compagnia, fortuna, beatitudine che tenga, l’agenda e l’emozione di una mamma sono profondamente sue solitarie e uniche. Buon anno a tutte le mamme con l'agenda in mano.

lunedì 7 settembre 2015

in fila per 6, col resto di 2, ovvero: tanti auguri a me

Tanti auguri a me che ieri ho spento le candeline di un numero strano, uno di quelli uguali e a me, i numeri uguali, non sono mai piaciuti. Non lo so perchè ma è così e ora lo sapete tutti.

Gli anni uguali sono anni di passaggio, anni ombra: nè buio nè luce. Indefiniti. 

A 11 anni hai finito la prima media. E’ finita l’emozione per l’inizio del nuovo ciclo, quella per il primo compleanno con il numero doppio, è finita l'era in cui sei una bambina a cui tutti pizzicano le guance. Ma…non sei ancora una ragazzina, sei in seconda media che - diciamocelo - è una classe davvero insulsa, in cui la cosa più importante non è gestire le informazioni che entrano nella testa ma quelle che ci sono già, quel caravanserraglio di impulsi che oscillano tra la barbie e la ceretta. Né bimba, né ragazza. E' quell'anno che passi a rispondere alla domanda: ti sei già sviluppata? Sei decisamente in mezzo al guado.

A 22 anni guardi la laurea senza binocolo (io sono miope quindi niente domande) ma di notte hai ancora gli incubi per l’interrogazione della matura (sic). Puoi bere alcolici ma ti chiedono la carta d’identità (cosa che anni dopo rimpiangerai). Sei fidanzata da anni ma la storia non spunta da nessuna parte, non adesso. Né ragazza, né donna. E' quell'anno che passi a rispondere alla domanda: quando ti laurei?

A 33 anni sei Arlecchino servitore di 1000 padroni, il "liberi tutti", non si capisce più niente. Chi figlia, chi si sposa, chi parte, chi torna, chi si lascia, chi gozzoviglia. E' l'anno che trascorri a scappare perchè le domande si sono centuplicate e siccome sei grande tutti si aspettano una risposa sensata...che ovviamente non c'è. Quando ti sposi? Quando fai figli? Quando fai il secondo? Perché non fai il terzo? Devi cambiare casa? Come fai con il lavoro? Vai ancora in moto? Sei tornata alle 2 ieri notte, ma come fai? Donna ma non troppo.

A 44…ve lo racconto l’anno prossimo ma mi sento esattamente come gli altri anni doppi, a metà ma non troppo, di un cammino:
ü Laurea: fatto 
ü Matrimonio: fatto 
ü Figli: fatti  (due, maschio e femmina…il terzo proprio non occorre)
ü Casa: cambiata (la ristrutturo ma per certo non la ricambio) 
ü Lavoro: sempre lo stesso (e ringrazio), arranchiamo insieme inventando spazi e tempi
ü Marito: sempre lo stesso (e ringrazio), arranchiamo insieme inventando spazi e tempi
ü Amiche: ci provo (con quelle vecchie, comode come le ballerine del terzo appuntamento e con quelle nuove, eleganti come i tacchi del primo - in attesa di decidere se mettere via la scatola o comprarsi un paio di ballerine)
ü Amante: non ce la posso fare
ü Palestra: quest’anno ce la faccio (disse la volpe all’uva)
ü Dieta: tra un pasto e l’altro (da sempre)


Non sono a metà dei 40 ma non sono più nemmeno vicino ai 30…di nuovo in mezzo, come il prezzemolo. Però...(e io adoro i "però")...ho recentemente scoperto che il prezzemolo è l’ingrediente perfetto, quello che cambia il sapore di un piatto, di una centrifuga, di un condimento, cambia il profumo, l'aroma, il colore. Se non c'è non manca ma se c'è si sente.

Come me.

Buon compleanno a me.

giovedì 30 luglio 2015

BUONA MEDUSA A TUTTI

1.     Ho lavato tutte le bavaglie del nido. Sono uscita da quella casetta bassa immersa nel verde chiudendo la porta e archiviando un periodo davvero intenso e felice della mia vita 2.0, iniziato con diffidenza il 16 dicembre del 2009 con un fagottino di 7 mesi in braccio e nessuna intenzione di affidarlo in mano a chicchessia. Ero una paladina del progetto “nido a 6 mesi”…finché non mi hanno chiamato e sono andata a conoscere le maestre con lo sguardo a metà tra Maria Antonietta verso il patibolo e una tigre siberiana a cui tolgono il cucciolo. Il giorno dell’inserimento Assunta ha sorriso, Stefania mi ha lasciato acclimatare seduta su un materassone morbido con Mini tra le braccia, Laura e Chantal hanno continuato a lavorare con gli altri bambini e mi hanno lasciato studiare "il nemico" che era più amico di quanto sospettassi. Mi sono fidata e ho affidato Mini con un misto di emozione, paura, senso di colpa, ansia, orgoglio…tutto insieme. E’ stata un’esperienza di vita meravigliosa. Ho guardato Mini crescere indipendente da me e con l'arrivo di Micro ho consolidato rapporti, legami e abitudini, e ho avuto tempo per prepararmi alla separazione. Dopo 6 anni ho abbracciato Chantal piangendo calde lacrime (io nel dubbio…piango). Non è un addio ma un arrivederci…anche se tutti sappiamo che sarà complesso…nessuno aveva voglia di separarsi. Non posso più rimandare, sono uscita dal cancello pensando che…siamo cresciuti tutti!
2.     Ho lavato il cuscino e la coperta della materna. Sono uscita da quella casetta bassa immersa nel verse accostando la porta. Qui non è ancora il momento dei saluti, a settembre si ricomincia con Micro. Ho tempo per pensare al distacco da Carla, Antonella e il suo sax. Con loro Micro lavorerà tantissimo, ascolterà musica – da Beethoven a Nanni Svampa passando per i bersaglieri e Dolly Parton; ballerà musica country e imparerà che il mondo è una meravigliosa e complessa sfumatura di rosa. Mini è contento di passarle il testimone della classe "rubino", le lascia in eredità Achille e Federico. Per lui è come restare ancora per un po’ con i “suoi amici” e per me è un angolo di quiete in un anno carico di novità.
3.     Ho sbirciato dentro la scuola elementare facendo shopping compulsivo di tutto il materiale della lista che ci hanno consegnato al momento dell'arruolamento. E' una lista evidentemente stilata a totale uso e consumo delle mammemedie che soddisfano l’ammaliante richiamo della cancelleria – nessuna donna resiste davanti a uno scaffale pieno di piccoli oggetti colorati - placano l'ansia da novità pianificando per tempo e cominciano a familiarizzare con l'idea di entrare nel complicato comparto scuola. Ho raccolto il messaggio ringraziando la scuola per la lista perché tanto avrei comprato qualsiasi cosa in ogni caso, ho fatto il mio dovere di mammamedia, sono andata alla slunga e ho comprato tutto ma proprio tutto nella placida mollezza di Luglio: una soddisfazione quasi immorale!
4.     Ho iniziato i lavori di ristrutturazione della cameretta di Mini e Micro ma non li ho finiti e così io e le mie ossessioni dovremo fare i conti con il caos fino a settembre. Ho pescato la carta degli imprevisti che diceva: “l’elettricista arriva oggi, l’imbianchino a settembre”. Ho deciso di essere zen perché sono troppo stanca per oppormi e perchè tra tante cose fatte, un incompiuto ci vuole.
5.     Ho fatto le valigie: organizzate, ordinate, logiche, ossessive. Ho sicuramente dimenticato tutto l'assolutamente necessario e impacchettato tutto l'assolutamente inutile! E ho un passato da motociclista: ieri partivo con uno zaino, ora mi serve un truck Gondrand. Io sono comunque molto soddisfatta di avere messo via anche le mollette per i sacchetti dei biscotti. Maxi – l'ignaro ingegnere del bagagliaio perfetto – lo sarà un po’ meno ma…senza le mollette svedesi per i sacchetti dei biscotti...non parto! Maxi deve farsene una ragione.

Siamo sopravvissuti al Luglio più torrido del millennio, alla stanchezza e alla confusione tipiche della stagione. Ho salutato, celebrato, festeggiato, incoraggiato, organizzato, pianto, riso e chiacchierato. Pertanto, premesso quanto sopra, è giunto il momento di chiudere la baracca e l'agenda, lasciare andare la zavorra e...fare la medusa: farsi cullare dalla corrente e lasciare passare il tempo incosciente e leggera.

giovedì 16 luglio 2015

Quando sarò capo del mondo: addendum estivo

Breve lista (sempre più cialtrona) degli aggiustamenti da dare al mondo. La mia campagna elettorale è continua e costante e il passare del tempo porta consigli e idee per nuove leggi e decreti da emanare quando mi sarò incoronata capo del mondo:

  • severissima revisione del vocabolario. Conto di pubblicare una lista di parole da eliminare dal vocabolario e anche l’elenco delle ammende in caso qualcuno le utilizzi:
    • modulo - saranno eliminati tutti i moduli, la parola e il concetto di modulo e anche il verbo compilare. I moduli sono inutili, chiedono tutti le stesse cose per gli stessi enti che evidentemente non sono capaci di archiviare e condividere le informazioni, che quindi non sono così tanto importanti;
    • password - sarà obbligatorio usare un univoco generatore di password per tutto. Per fare qualsiasi cosa ci vuole una registrazione (e riecco che torna il modulo da compilare) e poi inventare una password. Ogni sito la vuole diversa, numeri, lettere, non questo non quello, non così non cosà...poi la dimentichi, perdi tempo, la devi rifare e perdi ancora tempo. Per fare una cosa per cui occorrevano 4 minuti ci metti 4 ore..e devi necessariamente essere super nerd;
    • privacy - parolona che tutto protegge e tutto espone. Non si può fare niente per la legge sulla privacy ma non posso scegliere se accettare o meno di condividere i miei dati, se non accetto non faccio…e di nuovo moduli da compilare;
    • che problema c’è (e tutta la sua famiglia di tranquilla e fìdati) - se te lo sottopongo vuol dire che per me è un problema. Sono tranquillissima ma se me lo ridici ti tiro un pugno: ho un problema che ho affidato a te perchè lo risolvessi. NON non dirmi di stare tranquilla, ascoltami e RISOLVI
    • ..... spazio per altre parole antipatiche
  • abolizione delle 12 settimane di pausa estiva scolastica - l’estate non ha senso, è complicata e costosa. La risoluzione dell’estate ha un costo (in termini di denaro, energia e sinapsi) inversamente proporzionale al suo beneficio. L'estate ha senso solo nell'età scolare quando è infinita, poi diventa un lavoro più impegnativo della gestione del bilancio di una nazione. Per altro si passa da 12 settimane di VACANZA a 2 settimane di FERIE senza passare dal via...trauma inutile. Aboliamo l'estate e non se ne parla più. L’estate oggi è faticosa e costosa per una mammamedia, occorre: personale, idee, strutture, denaro, tempo e comunque è uno strazio per tutti perché è un rattoppo nella maggior parte dei casi. La nuova estate sarà composta di 6 settimane di vacanza: da utilizzare al massimo in gruppi di 2 durante tutto l’anno. Questa è una manovra difficile da far passare - ma io sono il capo del mondo, non democratico per definizione. Però sono gentile, quindi...le 12 settimane di vacanza attuali possono essere considerate "sabbatiche" e formative degli studenti a patto che la famiglia dimostri di occuparle in attività interessanti e divertenti.
  • la settimana sarà strutturata con 3 giorni festivi e 4 lavorativi. Dei 3 festivi, 1 è sfalsato dal resto della famiglia, perchè sia dedicato a sé stessi, privato e intoccabile: dormire tutto il giorno, passeggiare, guardare un film romantico...tutte attività lecite mentre il resto della famiglia è al “lavoro”.
  • .....
Giusto alcuni punti di “governo”, per prepararmi alle inutli elezioni che vincerò per autoproclamazione, essendo personalmente d'accordo con me stessa.

lunedì 6 luglio 2015

Cronisti d'assalto o chiacchieratori da bar?

Il mondo pullula di portatori sani di informazioni (e di certezze): i sàponi, i saputelli, gli onniscienti, i saggi, i custodi dei segreti, quelli a cui wikileak fa un baffo, quelli che...lesannotutte!

Io sono la cugina di Pollyanna e la sorellastra di Heidi e ho uno spiccato, spiccatissimo gusto - puro gusto - della chiacchiera (se non si fosse capito), della libera circolazione della notizia (il pettegolezzo no, è come il junk food…buono ma tossico). Credo nella chiacchiera come unico dio sociale e che chiacchierare dei fatti propri e – ancora meglio – di quelli degli altri, sia un modo allegro per salvarsi dalla follia.

Purtroppo là fuori c'è una giungla, altro che caprette che fanno ciao. Là fuori c’è un esercito di chiacchieratori con il gusto della competizione, del war games, della corsa allo scoop.

Ho deciso che il sàpone si declina in precise categorie:

L’EGOCENTRICO: autoreferenziato e prepotente, cambia argomento e fa cadere la notizia: “Sonia si è sposata, che bello” “sì lo sapevo da settimane. Io ho trovato per terra 500 euro, questo sì che è bello!” Fa cadere dall’alto che sa già tutto, non dà dettagli, sposta l’argomento su di sé e ti lascia lì con lo sguardo perso delle mucche che guardano il treno.

L’ONNISCENTE: enciclopedico e preparato, un professore, un serial killer che se non lo fermi ti soffoca di dettagli: “Sonia si è sposata” “sì certo con Marco. Lui ha già due figli, Marina e Martino, nati prematuri entrambi e lui non li voleva e dopo la separazione lei vorrebbe cambiare casa ma lui non ne vuole sentire parlare, è un taccagno…e bla bla bla”. Per fermarlo lo devi picchiare altrimenti prosegue fino a 3 generazioni indietro di chiunque. Ti lascia esausto, con un carico di informazioni inutili che ovviamente spostano l’attenzione dal romantico matrimonio di Sonia il quale poverino richiederà almeno sei mesi per essere ripulito da questo strato di dettagli pulp.

L’ATTENDISTA STRATEGICO: non ti chiama, se ti chiama ti parla di tutto ma non di quello, aspetta…deve capire se sai. E’ quello del iononsosetusai e tu – che lo sai – sai anche che con lui la conversazione deve rimanere sempre sul pelo dell'acqua perché iolosomatunonsaicheioloso: “mi sa che ho la febbre come tutta milano” “anche tu sai che tutti hanno la febbre?”. Bisogna mantenere alta la guardia mai scivolare: “so che anche Rosa ha la febbre da una settimana” ecco….la miccia che aspettava: sì ma tu non sai che è andata la suocera ad aiutarla con i bambini e hanno litigato perché ha portato del cioccolato e bla bla bla…ecco che lui gode nel sotterrarti di notizie inutili.

IL TENNISTA: competitivo assoluto. A lui non importa la notizia, gli importa solo di possederla per primo e deve fare in modo che tutti lo sappiano. E' il solo depositario della notizia e vuole essere riconosciuto. Se caschi nella sua rete...è Wimbledon, finale con Mc Enroe:
“Giorgia aspetta un bambino”
“sì, lo so da settimane”
“io l’ho saputo appena l'ha scoperto”
“io sono stata la prima a cui l’ha detto"
"io l’avevo già capito”
“a me l’ha detto il giorno che ha fatto il test”
“io ero con lei quando ha fatto il test”
match point…arrenditiiii e invece no…
"io le ho consigliato di fare il test, l'abbiamo comprato insieme”
“ero con lei la sera prima, le dava fastidio l’odore del caffè, le ho detto subito che era incinta"
“ero con lei la settimana prima, aveva un ritardo di due giorni...era ovvio che fosse incinta
“l'avevo allarmata già il giorno precedente, di solito era puntuale, un giorno di ritardo era sospetto”
“la settimana precedente non aveva la solita faccia da pre-ciclo...gliel'avevo fatto notare”
Volè bassa e...si riparte:
“comunque è una femmina, me lo ha detto ieri”….e si ricomincia!
Per fermarli ci vuole una secchiata d’acqua gelata.

IL CORRETTORE: “Marina è stata investita a un incrocio” “non è stata investita, è stata tamponata, ed era una rotonda”…sgrunt.

L’INTERRUTTORE: “Marina ha avuto un incidente…” “è caduta di nuovo” “no aspetta…l’hanno tamponata” “aveva frenato di colpo” “no, aspetta stava svoltando” “ecco, la rotonda pericolosa vicino a casa” “no, aspetta era al supermercato” “sicuramente non ha fatto il cid, sarà stata di fretta” Mi arrendo: chiama Marina

L’IGNORANTE TRAVESTITO: “Amilcare ha comprato una macchina pazzesca” “non ci ho fatto caso” “ma se ieri aveva una 128 grigia e oggi ha un Hummer bianco grande come una villetta a due piani?” “non me ne ero accorto” in realtà sa un sacco di cose ma vuole la tua versione, vuole farti mostrare il fianco per poi prendere di colpo le redini e svelarti dettagli che nemmeno Amilcare sa.

IL SAPONE PURO: non conosce il fatto in presa diretta ma ne possiede tali e tante versioni che può raccontare la storia da mille punti di vista; con lui non hai scampo, nulla di ciò che dirai potrà aggiungere interesse…arrenditi e cerca di cambiare discorso.

IL BOSCAIOLO: non conosce emozione, solo il rumore dell’accetta: “il mio piccolino ha messo un dente” “non hai ancora visto niente, devono crescergliene 20” – “Susanna si è sposata Marco” “Marco? non sa cosa l’aspetta” STOP. Inquietante.

Chi come me chiacchiera per il gusto di chiacchierare, senza altro scopo che il puro relax, chi preferisce una sessione di chiacchierare a una puntata di Beautiful, si stanca facilmente e pensa...se dalle 9 alle 5 DEVO devo performare, sapere, dimostrare, dopo le 5 VOGLIO chiacchierare, voglio un mondo perfetto in cui le avventure di Sonia e di Amilcare sono solo un pretesto per fare “rete”: “Giorgia aspetta un bambino?” “ma dai, che bella notizia...andiamo al cinema?” PUNTO  -  “Hai visto la nuova macchina di Amilcare? “sì, è enorme…come farà a parcheggiare! Ahahah Pizza e birra?" PUNTO


Forse è più facile volere un Lucano!

martedì 30 giugno 2015

Differenze casalinghe e affinità elettive (speriamo)

Io lascio le tapparelle alzate in tutta la casa.

Lui le chiude tutte..fino all'ultimo spiraglio.

Io dormirei in penombra, per vedere arrivare la notte e sentire l’arrivo del giorno, lentamente dall'alba alla luce. Lascerei aperte le tapparelle di tutte le stanze così quando mi dovessi alzare di notte avrei la compagnia della vita fuori, delle luci della città, della luna in cielo e..sentirei di non essere sola al mondo.

Lui dorme in un sarcofago. Abbassa tutte le tapparelle di casa fino all'ultima griglia dell'ultima finestra. Chiude le tende per scacciare anche la più infinitesima particella di luce e anche le porte...per maggior sicurezza (e l'ho anche visto usare la mascherina...per fuggire dalla luce dell'orologio!). Io - confesso - lascio spesso la porta del corridoio “accidentalmente” aperta di 4 cm, uno spiraglio. Quando succede lui passa la giornata come uno zombie, ripetendo - affranto e distrutto - di non aver dormito, di essere sveglio dalle 5, perchè luce era davvero insopportabile. Anche a Novembre.

Io sistemo la biancheria nell’armadio, vado a recuperare altro dallo stendino, torno 22 secondi dopo con maglie magliette e maglioni su un braccio, lenzuola sull'altro, tra le mani gli omini delle camicie, biancheria varia impilata in un magnifico gioco di equilibri e...Lui ha spento la luce e chiuso l'armadio. E a me non resta altro modo per centrare il pulsante della luce che non sia far cadere tutto a terra!

Io appoggio le chiavi della macchina sul tavolo della cucina. C'è una ragione: nella vita 2.0 la mammamedia ha bisogno delle briciole di Pollicino: devo portare le chiavi al custode, la nonnap le ritirerà a un’ora concordata e porterà la macchina all'ultimo appuntamento utile per cambio gomme e revisione. Me lo devo ricordare per forza, se le metto sul tavolo accanto alla porta sono più efficaci di qualsiasi post it. Se non porto le chiavi non cambieremo le gomme, non faremo la revisione e sarà la fine del mondo così come lo conosciamo. Tutto questo discorso è nella mia testa ovviamente. Maxi non reggerebbe la metà di questa spiegazione. Fiera del mio piano infallibile, continuo il mio girovagar per casa nel tentativo – vano – di arginare la catastrofe. Ed ecco che lui passa dalla cucina e rimette a posto le chiavi nel loro apposito cassettino. Va da sé che non vedendo le chiavi, non me ricorderò, non le consegnerò al custode che non avvertirà la nonna che lo scoprirà solo quando è troppo tardi, quando sarà senza le chiavi di casa mia perché le ha la tata che è andata al parco da dove ritornerà solo alle 7 e il carrozziere sarà chiuso e oggi è….venerdì!

Tutto uguale negli ultimi 19 anni e temo anche nei prossimi 19. Maxi è un uomo meraviglioso, ordinato e collaborativo, ma ahimè ha una capacità di ascolto di 37 secondi dopodichè le sinapsi che aveva allocato a quell'argomento chiudono i battenti e si occupano di altro. E' il mio karma: il capo, il papà e il fratello hanno la stessa modalità “calda” nel dialogo. Parlare con questi uomini vuol dire condensare un’informazione, una storia, un aneddoto in 7 parole, comporre frasi senza aggettivi, avverbi, pronomi, interiezioni e pronunciare il tutto a velocità superluminale e in un ordine strategico: le prime tre parole saranno le uniche ad essere ricordate, il resto...in cavalleria. La sintesi è un dono divino, è un pregio: soggetto, predicato, complemento. Ma uffa, un evento va circostanziato. E’ difficile in famiglia parlarsi in modo basico: “Lascia le chiavi sul tavolo” è un telegramma, non un dialogo.

Le differenze tra me e Maxi si sono acuite con l'arrivo dei microospiti, ci inseguiamo per casa cercando di arginare la catastrofe che i due nanoelettroni portano con sè e, come nella migliore scena del teatro dell’assurdo, compiamo azioni uguali e contrarie transitando in un luogo a distanza di pochi secondi uno dall’altra. La differenza tra di noi sta nella radice delle differenze tra uomini e donne (concedetemi di generalizzare)…io ho un approccio didascalico: fare=chiacchierare; lui ha un approccio sintetico: azione=reazione. E così succede che io apro e lui chiude, io chiudo e lui apre, io metto lui toglie, lui mette e io tolgo, io sposto lui rimette, io accendo lui spegne. Il tutto in una manciata di metri quadri e di secondi e spesso anche nello stesso metro quadro: io apro un’anta e lui la chiude, io prendo il riso, mi volto e lui lo mette via. E ognuno di noi prosegue nel suo percorso: non trovo il riso quindi si mangia prosciutto e melone. Come in un errore di Matrix, il riso non è mai esistito.


Chissà se un giorno le nostre strade e le nostre volontà si uniranno o se mi conviene avere sempre almeno un piede sulla scala per non rischiare di non trovarla più perché l'ha messa al suo posto.

martedì 23 giugno 2015

Educare i figli o giocare a poker

Educare i nanidagiardino, consegnarli alla vita è una lunga partita a poker. Questa è la mia conclusione dopo 6 anni da genitore. Avevo letto tutti i libri di tata Lucia, organizzato tavole rotonde con mamme più esperte di me mentre gli uomini passavano le serate giocando a poker. Avevano ragione loro.

Come nel poker, la vita in famiglia è una combinazione di fortuna, calcolo delle probabilità, osservazione e una buona dose di bluff per indurre gli avversari in errore.

Il Mazziere, quello che tutto può e tutto governa, aveva già distribuito le carte in tempi non sospetti, quelli in cui le mamme pensavano che tata Lucia fosse la panacea dei loro mali…e invece no. Il poker era la risposta. Si chiamano cartefamiglia e i semi sono sono la parte più interessante:
  • EDUCAZIONE SOCIALE (buongiorno, buona sera, con asso di grazie)
  • IGIENE (dentimanimuso* e asso di doccia)
  • ISTRUZIONE (1 nota all’anno mese, con asso di promozione)
  • LA COSTITUZIONE (l'impianto di regole che ogni famiglia declina per sé: televisione, videogiochi, dolciumi, orari, lettone, con asso di ordine)

Quando, superato il primo amorevole accudimento che il genitore medio affronta con arroganza e senso di superiorità, in casa appaiono dei nanidagiardino diventati grandi e riottosi e tutto diventa complicato, ecco che anche la mamma si arrende alla ragione del marito e si siede al tavolo verde.

Una puntata: mezz’ora di cartoni al giorno. E gli altri giocatori “vedono” e, per certo, “rilanciano”: un’ora di cartoni. Ed ecco che la partita diventa “calda”. Negoziare con i nanetti è un allenamento zen, un’estenuante battaglia politica, un esercizio di leadership cui noi genitori moderni non siamo preparati. Sommando tutto è…poker.

La partita vuole alleanze, cospirazioni e strategia. Tutti nemici di tutti o alleati a combinazioni intercambiabili: “voglio il motorino” è la scommessa del primogenito e per giocarsi questa gli serve tutto il figliame dalla sua parte pronto ad alzare e rilanciare con pagelle fantastiche e la promessa di chiamare casa ogni 10 minuti; “metti in ordine la camera” richiede un fronte genitori compatti e una mano super sicura.

Il giocatore che ha la mano più forte – di solito la mamma non si neghi – decide di calare l'asso. E' rischioso, senza avvertimenti, un lancio nel vuoto ma quando la mamma è pronta niente la ferma e il gioco si fa pesante. Lei conosce la sua strategia, conosce i suoi avversari:

"punto tutto sulla scuola: voglio una pagella outstanding”...e passa la mano sull'igiene! Rullo di tamburi, l’aria di fa pesante, la tensione si taglia con il coltello. I giocatori sentono la pressione: vedere o lasciare…il rilancio è fuori discussione, difficile alzare la posta.

A questo punto la mano diventa interessante, la puzza regna sovrana – i figli fanno sport almeno 3 volte a settimana ma solo una di nuoto...pazienza - bisogna tenere duro, aspettare che siano loro a cedere, a dichiarare pruriti in zone impervie, a realizzare l'orrore delle unghie nere dopo la partita, a sentire odore di umanità dove passano. Bisogna resistere senza abbassare la guardia sui compiti, sulle interrogazioni, sulle verifiche. Mai dichiarare il bluff altrimenti è la fine, è la convocazione in Presidenza con un figlio lurido. Se la squadra dei genitori è compatta, verosimilmente si arriva a una pagella decente (outstanding era un miraggio calcolato) e a sentire l’acqua della doccia scorrere volontariamente.

A seconda dell’età dei nanidagiardino, del momento dell’anno la puntata è diversa. Cedo sull’orario della nanna ma non sulle buone maniere a tavola. Chiudo un occhio sulla quantità di cartoni ma non sulla quantità di cioccolato….è sfibrante. Soprattutto perché loro, i nanidagiardino, i giovani virgulti che noi mettiamo al mondo piccole tabule bianche da scrivere…in realtà “nascono già scritti”. Sono negoziali e cartesiani, preparatissimi nell’arte dell’attesa strategica, del contraddittorio senza fine.

La cosa più importante è non abbandonare mai il tavolo, loro puntano proprio a questo. Il bravo giocatore di poker mantiene la calma anche quando la mano sembra perdente invece la mammamedia lancia le carte urlando con la voce di Poltergeist e rovescia il tavolo con la forza di Hulk. Il papàmedio - che giocava a poker mentre la mamma giocava a fare la mamma - sogghigna per la sua abilità e - ricordando tutte la carte sul tavolo - ripristina la situazione quo ante. Dalla loro i nanidagiardino fanno il loro gioco alternando vittorie e sconfitte, capricci e lunghe verbose trattative. Il gioco è alternare le mani: cedere o rilanciare con sapiente equilibrio.


Ecco perché proporrò a Rocco Palumbo di prendere il posto di tata Lucia. Più che timeout ai genitori moderni serve il Texas Hold’em.



*dentimanimuso a casa Maxi è il ritornello di ogni passaggio in bagno, nella speranza (vana) che la routine gli si stampi in mente

lunedì 15 giugno 2015

Dopo la scuola venne il campus...

La scuola è finita, a breve finisce anche lo strascico delle pizzate e delle festicciole di fine anno e adesso….si ride. Sì perché è giusto che la scuola sia finita, è giusto che finisca il 6 di giugno e riprenda il 16 settembre…insegnanti e alunni hanno bisogno di una pausa, l’anno scolastico è durissimo per entrambi.

Atteso che sono figlia e pronipote di insegnanti…posso sorridere, anzi…posso avere un ghigno diabolico?

Quei 100 giorni d’estate vanno occupati, come i 15 di Natale e i 10 di Pasqua e tutti cozzano con i 30gg di ferie annui delle mamme e dei papà. Che poi, diciamocelo, è sempre questione di prospettiva: dalla parte degli studenti è una pacchia e dalla parte dei genitori un esercizio funambolico.

Loro, i sadici nanidagiardino che abitano le nostre case, da 0 a 18 anni aspettano le vacanze per svegliarsi senza Il Sergente Maggiore Hartman che entra nella camerata..ops cameretta…urlando a squarciagola, per andare a letto senza un cane lupo che gli corre dietro per mordergli le chiappe, per avere qualche giornata libera senza violino, karate, nuoto, inglese, storia e geografia. Tutto sacrosanto. In fondo noi vogliamo la stessa cosa, aspettiamo le ferie per gli stessi identici motivi. Ma come dicevo…è tutta questione di prospettive.

Nella vita 2.0 quei 100 giorni sono una prova di forza, come quando nei teambuilding aziendali ti fanno camminare sul ponte tibetano…non importa che sia sollevato solo pochi cm o tanti mt da terra…è difficile comunque. Poi però – dicono – ti sentirai meglio con te stessa e sentirai di avere forze che prima non sapevi. Ma io domando: se non lo sapevo e stavo bene lo stesso…perché provare il panico per sapere che lo so superare? Uno dei misteri del mondo.

Nella vita 2.0 quei 100 giorni – 14 settimane – sono un gioco di incastri mica da ridere per tutte le categorie di mamme: chi non lavora adegua il suo tempo in loro funzione, chi lavora….uguale.
Dopo la fine della scuola iniziano le più disparate attività che hanno durata limitata e la logistica della famiglia si ridisegna sui nuovi orari:

- 1 settimana di campus basket (lavatrici serali compulsive, nanodagiardino irriconoscibile e devastato e weekend baskettaro per tutta la famiglia)

- 1 settimana di campus all’orto biologico (piante, piantine, terriccio vario sparsi ovunque, lavatrici serali compulsive e weekend bucolico nelle malghe per tutta la famiglia)


- 1 settimana di corso di cucina organizzato dalla scuola (nanodagiardino sazio e confuso, coperto di farina, lavatrici compulsive serali e weekend gastronomico per tutta la famiglia)

- 2 settimane di campus all’oratorio dietro casa con partecipazione ad attività varie: piscina, rugby, l’orto biologico, il corso di cucina, il campus di basket (vd. sopra)

- 2 settimane in campagna dalla nonna che a febbraio comincia un training dall’osteopata per affrontare l’arrivo della mandria e che si è informata per far fare ai bambini un sacco di attività ludico creative: corso di ceramica dalla vicina di casa, corso di cucina dall’altra vicina che ha l’orto biologico (il plus di questa fase è che i genitori, stremati dai cambiamenti organizzativi, prendono fiato e tornano a lavorare seriamente senza passare le giornate impegnati nel gioco del 15 di “chi va a prendere gennarino”?)

- 1 settimana a casa – perché non se ne può più, non ci sono soldi, idee e la forza per accompagnarlo da nessuna parte e lo si lascia ciondolare a casa chiamando a raccolta tutti i gradi di back up di cui una mamma è capace: la mamma, il papà, lo zio che di solito “è taaanto affezionato ai nipoti” (e che si vede solo 4 minuti al mese), la vicina di casa che adora i bambini e in qualche modo anche questi 5 giorni passano tra permessi al lavoro e cambi della guardia in casa (dove il principe staziona in pigiama e tutt’al più accompagna sonnolento la zia a fare la spesa)

- 3 settimane di ferie con papà e mamma: si slacciano le cinture, si lascia la lunghina lasca, che la famiglia si ritrovi, si riunisca, goda del tempo insieme! La prima settimana è amore puro, entusiasmo, energia. La seconda settimana il papà dà segni di cedimento e vorrebbe tornare in ufficio, sogna riunioni con il capo alle 7 del mattino per farsi fare uno shampoo per aver perso un contratto milionario. La terza settimana la mamma dà segni di cedimento e sfoglia ossessivamente vogue sognando di camminare leggiadra e bellissima su una passerella e non inseguire in pareo e ciccia molle due mostri che scappano al mattino e trascinarli a peso morto la sera.

E non è finita qui. Perché quando papà e mamma finalmente iniziano le ferie, il primo giorno di lavoro, ai nanidagiardino mancano ancora 3 settimane prima del rientro nei ranghi. Da riempire di qualcosa, da svuotare di vacanze e da usare per fare i compiti delle vacanze (tutti i compiti)….ma questa è un’altra storia!

mercoledì 10 giugno 2015

Inziare, finire...commuoversi

In queste settimane a casa Maxi si celebrano diversi "finali" e a breve diverse "partenze"

Riflettendo su questa coincidenza, mi suona in testa la canzone di Niccolò Fabi che parla di inizi, finali e tempo di mezzo. In questi giorni ho la pancia in subbuglio e l'agenda confusa e anche se lo so che sono loro i protagonisti, io mi sento ancora tanto chiamata in causa.

…”ah si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende […]
Ho iniziato l’avventura da mammamedia qualche anno fa (pochi) e da allora ogni giorno ci sono state mille occasioni per iniziare o per finire qualcosa. Tutti affrontiamo cambiamenti vari, mamme o no. Io ammetto di fare ancora fatica a gestire il carico di emozioni di questa altalena (cui i nani aggiungono il "giro della morte").

Quest'anno si ripete per la seconda volta una cabala di arzigogolate coincidenze scolastiche e un'agenda da prendere per le corna, come in tutte le famiglie in cui i nanidagiardino hanno 3 anni scolastici di differenza. Per la seconda volta da quando sono arrivati, i loro inizi e le loro conclusioni si sono incrociate e hanno travolto me - perfetta mammamedia all'italiana con la lacrima in tasca e le palpitazioni di ordinanza.

Alla mia età i cambiamenti sono passaggi epocali; al momento la fine del nido e del corso di acqua baby mi turba molto

Per 180 giorni della mia vita e della loro, io, Mini e Micro siamo rimasti abbrancicati, accozzati, koalati immersi in 80 cm di acqua bollente, cantando “la bella lavanderina”, “il girotondo”, sorridendo al “pacco bomba”. Tuffi, schizzi, salti, giochi. Finito. Lo spogliatoio umido e caldissimo, la sacca pesante come un masso, le merende spiaccicate. Fine. Il mio tempo privato con loro, uno alla volta con i nostri riti, abitudini, sempre uguali e molto segrete. Fine. Le chiacchiere con mamme di cui non so il nome, non so niente ma con le quali ho scambiato confidenze da vere amiche. Fine. Fine di quel periodo di comporto in cui lo sport è uno gioco da fare con la mamma. Stefania ha accolto in vasca due infanti e me li restituisce due pesciolini. Mi mancherà da morire. 

Il nido è stato quel luogo sicuro e accogliente in cui tutto ha avuto inizio. In cui i bambini sono accolti da maestre che sono ancora mamme. Quel luogo magico in cui maestre, commesse e mamme e bambini sono tutti una grande famiglia colorata con nomignoli buffi, abitudini tenere di ogni giorno. Assunta ha accolto Mini a 7 mesi con un sorriso che mi ha convinto che tutto sarebbe andato benissimo. Così è stato. Mi mancherà.

Con Mini è stato l’inizio di tutto, la partenza dello shuttle verso il nuovo pianeta, verso la vita 2.0 dalla quale non si torna indietro. Il momento zero in cui tutto comincia, tutti si preparano e tutto è nuovo. Con lui ho iniziato "cose" che con lei concludo. Oggi il nido e il corso di nuoto. Due momenti, due luoghi e una manciata di persone che custodirò nel cuore perchè mi hanno accompagnato in questa avventura con un affetto senza il quale non ce l'avrei fatta.

Quando Mini ha compiuto 3 anni, le prime conclusioni però poi è nata Micro e la giostra è ripartita. Ho fatto una specie di prova generale. Adesso la cabala si ripete ma stavolta lascio indietro questi due "pezzi" di storia, è ora di crescere sul serio.


Una conclusione, come dice Fabi è per certo teatrale, è potente, è un’emozione che si riesce quasi a toccare. Una partenza è una gioia, un'emozione che non controlli, perchè non “ti appartiene ancora” e così sarà Settembre, pieno di meravigliose e complicate partenze ma ora non ci voglio pensare, ora è il momento caldo dell'emozione teatrale, delle lacrime di mamma che ricorderò per sempre e me le voglio godere fino all'ultima goccia, come se fosse solo quel tempo di mezzo in cui "costruire".

mercoledì 3 giugno 2015

Mamme sull'ottovolante

24 marzo - riunione alla materna di cozza per analizzare l'anno e definire...l'agenda e da quel giorno: alea iacta est! Non si torna più indietro

13 maggio - consegna della pagella di cozza (sì, pagelle della materna!). Colloquio personale in saletta riservata con le due maestre schierate in pompa magna per condividere il giudizio sul percorso di questi tre anni. La mia prima volta dall’altra parte della barricata…le prove generali per il colloquio con una severissima e furibonda prof di fisica. Lui promosso, io adrenalina da esportazione, pulsazioni impazzite e occhione con l'oceano come i cartoni degli anni '70

16 maggio - saggio di judo con passaggio di cintura per cozza e un altro migliaio di bambini. Frotte di genitori, fratelli, nonni e vicini di casa senza scarpe inginocchiati vicinivicini sul tatami della palestra. Ore 16:00 entusiasmo palpabile, fotografie a raffica, applausi scroscianti per tutto (perché i bambini hanno diritto a un rinforzo positivo). Ore 18:00 l'artrite non lascia scampo, le ginocchia sono ormai separate dal resto del corpo, i mariti vagano su internet alla ricerca di notizie sul resto del mondo, i maestri sono stati ammutinati dal milione di bambini che corre anarchico sul tatami e gli applausi sono stanchi. Applaudono senza convinzione ormai solo i genitori del bambino chiamato per il cambio di cintura (se se ne accorgono nonostante l’inquinamento acustico).

20 maggio - riunione di fine ciclo al nido di cozzetta per i bambini che passano alla materna (sottotesto: se non partecipi ti mando i servizi sociali). In caso di ritardo, sono previsti 4 secondi di pubblico ludibrio da parte dell'assemblea delle mamme, rendendo vana l’entrata in punta di piedi

27 maggio – festa dei remigini con consegna dei diplomi (oggi alla materna danno pagelle e diplomi, così non se ne parla più. Li appendiamo al muro poi per gli altri si vedrà) con litro di lacrime garantito nel programma, musica strappacuore e muro di flash Hollywoodiano che nemmeno per George Clooney agli Oscar.

6 giugno – gara di nuoto con passaggio al secondo livello con tifo da stadio per dei nanetti il cui miglior risultato è non annegare.

10 giugno – festa di fine anno della materna di cozza. Quest'anno in un parco pubblico, pare che l’anno scorso la moltitudine di parenti calata alla festa abbia creato non pochi problemi, avendo una formazione 1-6 per bambino (moltiplicato per 156 bambini…"è tanta roba"!)

11 giugno – cena dei remigini con le maestre senza genitori. La loro prima uscita sociale senza i genitori. E quindi cena (nella stessa pizzeria) per le mammemedie agitate. La cena delle mamme è così strutturata: le mamme delle femmine hanno un tavolo al privè del Royalto e una brocca di margarita, le mamme dei maschi hanno prenotato il tavolo accanto ai pupi, in caso di necessità.

16 giugno – riunione alla scuola elementare di cozza per la consegna del libretto di istruzioni per l’uso della prima elementare etc etc (sottotesto: benvenuti all'inferno!)

19 giugno – festa di fine anno al nido di cozzetta con consegna dell’oggetto di raccordo da portare alla materna. Quest’anno non sono le materne ad accogliere i bambini ma i nidi ad aiutarli a uscire.

20 giugno – pizzata di fine anno con la classe della materna di cozza (la chat che sottende a questo evento regala ogni giorno spunti comici non indifferenti)

Data da definire – riunione alla materna di cozzetta per capire come farle iniziare questa nuova avventura

Tutto rigorosamente alle 16:00 e/o alle 19:00.

In ufficio siamo in 3 mamme, con impegni a scacchiera dal 15 maggio al 15 giugno e un capo che ringhia ma è inerme, sua moglie ha la stessa agenda isterica e a lui non resta che aspettare con pazienza il passaggio del tornado.

Oggi non funziona come ieri, le mamme devono inventare davvero le ore per far quadrare una riunione in ufficio e una a scuola; oggi non si può mancare come faceva la mia mamma (tante mamme) con buona pace di tutti – oggi vieni marchiata con il fuoco dell’indifferente. Bisogna portare tutto per tutti (di solito uguale e contrario per ogni bambino della famiglia e dispari rispetto all’offerta del supermercato), essere informati di tutto, reperibili al secondo squillo e per 4 gradi della gerarchia famigliare e soprattutto, disponibili "in tempo zero". Se manca un solo passaggio, professionisti di vario ordine e grado aspettano le mamme dietro l’angolo per capire, analizzare, trovare una soluzione, intervenire, risolvere.

…ecco perché ho solo due figli (massimo onore alle mamme con tanti figli e a quelle che riescono a ricordare tutto)
…ecco perché le mamme finiscono le ferie il 20 giugno

Ma...al fin della licenza, una domanda: se il mondo dei bambini si regge in piedi dal 15 settembre al 15 maggio (fino al 15 giugno campano, fino al 15 luglio sopravvivono)…io ho diritto a 4 mesi di ferie? No? A un aumento di stipendio congruo per sostenere le spese dei 4 mesi di vuoto? Nemmeno?...allora a una stanza climatizzata qui in ufficio con me…

il silenzio della risposta mi preoccupa. Torno al lavoro, domani ho bisogno di un altro permesso.

giovedì 21 maggio 2015

Lettera sindacale a tutte le mamme - 2a parte

Care mamme,

come state? vi siete riprese dopo la lettura della prima parte? Avevo affidato ieri sera questa ultima alla mia di mamma ma si è rivelata un disastro - come temevo - e l'ha cancellata (freudiano)

Qui di seguito gli ultimi punti del decalogo, alcune ultime puntualizzazioni

  1. Cosa diavolo vuol dire “dopo”? e “vedremo”? Siete tutti professionisti decisionisti che passano la giornata a disporre – ora e subito – di cose e persone…perché con noi diventate dubbiosi? Non è difficile. Noi poniamo solo domande chiuse: "Posso vedere i cartoni?" "Posso mangiare un gelato?" "Posso mangiare un altro gelato?" O sì o no, non “dopo”. Ok, se dite di no noi facciamo i capricci per farvi cambiare idea. Ma vi domandiamo…a voi nessuno cerca di far cambiare idea, mai? E voi avete mai provato a opporvi senza successo? La vostra resistenza è elogiata come assertività, la nostra si chiama capriccio e finiamo in castigo. Mah 

  2. Non ci piace andare a letto alle 9, non ci piace guardare solo mezz’ora di cartoni, non ci piace stare seduti a tavola composti. Vogliamo mangiare cioccolato, cicche, caramelle e maionese. Facciamo lo sforzo di fare tutto quello che dite voi perché ci impaccate tanto bene con la storia dell’educazione. In realtà voi vorreste arrivare a casa, mettere i piedi sul divano e mangiare una pizza con le mani guardando la tv…sono sicura che facevate così prima che arrivassimo noi…ammettetelo. Andavate a letto alle 2, mangiavate cioccolato quando vi veniva voglia e guardavate ore e ore di tv. Fate almeno delle eccezioni, rilassatevi pure voi. 

  3. Perché non possiamo giocare con i vostri telefoni ogni minuto della giornata? Perché ce ne centellinate l’uso con la scusa che fa male, che è diseducativo e che bla bla? La verità è che non riuscite a separarvene perché aspettate la risposta dei vostri amici nel gruppo di whatssapp per la cena di venerdì. A noi raccontate la storiella del documento di lavoro e invece dovete solo guardare la foto delle ultime scarpe che si è comprata la vostra amica. Passate la giornata con il naso dentro quell'apparecchio e noi non possiamo nemmeno guardarlo perchè "fa male". E se poi ci cade fate un putiferio, però se si rompono i nostri giochi dobbiamo imparare a farcene una ragione per non essere troppo legati a degli oggetti materiali. Contorto, vero? 

  4. Ai bambini non piacciono le stesse cose che piacciono ai grandi. Ai bambini non piacciono le cose che piacevano ai loro genitori. Noi vogliamo la nostra maglietta e la nostra bicicletta e non un residuato bellico che pesa come un motorino solo perché era il vostro. E non la maglietta di Woodstock solo perché vi ricorda la zia hippy. Noi vogliamo costruire i nostri ricordi, non vivere dei vostri. Vogliamo i nostri cartoni, la nostra musica e i nostri giocattoli. 

  5. Ci piace dormire nel lettone, ma lo sapete che anche voi scalciate e russate e fate strani rumori? La verità è che a noi piace il lettone. È grande, è caldo, il vostro piumone è più bello del nostro (che avete comprato nel negozio svedese mentre il vostro è di piume del nord), la vostra camera è in ordine – perché non ci vivete dentro, e i vostri cuscini sono più belli dei nostri. Lasciatecelo, non vogliamo dormire con voi, vogliamo il vostro letto.


Firmato
Il sindacato dei bambini riuniti

Detto questo, care mamme, vi vogliamo tanto bene. Non è facile fare i genitori, passate le vostre giornate a dirlo alle amiche e le vostre serate alle conferenze che spiegano quanto è difficile fare i genitori.

Vi sveliamo un segreto: non è facile nemmeno fare i bambini.

mercoledì 20 maggio 2015

Lettera sindacale a tutte le mamme - 1a parte

Gentili mamme tutte

Noi bambini riuniti riteniamo sia giunto il momento di dirvi chiaramente cose che - è evidente - ignorate

Partiamo dai fondamentali: è vero che siamo piccoli, mignon, piccoletti, nanetti ma siamo anche personcine a modo.

Siamo “carini e coccolosi” dal primo momento in cui ci esponete al pubblico e da lì è un fioccare di guanciotte spremute, capelli arruffati, pacche ovunque, mani che toccano e si infilano e pizzicano e tastano. Voi pensate che ricorderemo solo l’affetto, ma al momento la nostra RAM contiene le impronte digitali di tutta la geografia familiare (e non). La panzana della memoria non autorizza a trattare i bambini come dei panetti da pizza.

Da queste riflessioni, il nostro decalogo:

1.   Abbiamo anche noi una bolla spaziale, come la vostra. E’ piccola ma non per questo può essere invasa ogni momento (e senza chiedere il permesso). Lo sappiamo che noi invadiamo la vostra…ma noi siamo cuccioli e voi la nostra tana. Siamo stati appiccicati alla mamma per settimane e non occorre ricordarvi che ci piaceva un sacco stare lì. Restate al vostro posto. Chiedete il permesso di avvicinarvi. Solo la mamma e il papà possono farlo, tutti gli altri restino dentro la loro bolla. Altrimenti non vi lamentate di chi lo fa con voi.

2.   Ci piacciono un sacco i baci della mamma, del papà e quelli dei nonni. In realtà non ci piacciono nemmeno così tanto. Lo sapete che i vostri baci sanno di fumo, di alcol, di peperonata, di birra, del dopobarba del vostro fidanzato (spero) e di giornata in ufficio? Lo sapete che i baci…rompono, sono umidi e appiccicosi. Le vostre guance non sono più tanto giovani e sode, sono molli, hanno la barba, la crema che sa di…crema, il fondotinta e il dopobarba. Per favore non chiamateci ogni 10 secondi per darci i baci, abbiamo altro da fare nella vita. Non chiedeteci baci in continuazione, cercatevi un fidanzato/a.

3.   Non ci arruffate i capelli. Perché dovete arruffare sempre i nostri capelli? Quanto costa a voi il parrucchiere? Se qualcuno vi tocca i capelli voi urlate come delle scimmie ai quattro venti la cifra (folle) che vi è costata la piega e il colpevole finisce sgridato e magari anche in castigo senza cartoni. E allora perché arruffate i nostri? Chiediamo il diritto di avere una chioma intonsa come la vostra. E la nostra costa mediamente 10 euro ogni 4 mesi. Fate due conti.

4.   Oggi siamo piccoli e maneggevoli ma a breve, con tutta la pappa buona che ci costringete a mangiare (la pappa…sentili i laureati a Yale), le attività sportive per cui ci fate girare furiosamente la città a ogni ora del giorno e della notte – saremo dei bestioni muscolosi e cattivi e grossi e imponenti. Quando succederà voi sarete vecchietti senza forze e avrete bisogno di noi per sollevarvi dal divano e scendere le scale. Ecco…ricordatevelo quando ci fate volare, quando ci stritolate togliendoci il fiato, senza un perché, come se fossimo delle palle da pallavolo. Se diciamo basta, vogliamo essere ascoltati. Domani potremmo fare lo stesso con voi. Il rispetto non è a senso unico e non necessariamente solo dal basso verso l’alto solo perché siamo nati dopo e – AL MOMENTO – siamo piccoletti.

5.   Lo sappiamo che ogni 7 anni si cambiano gusti (lo avete raccontato mille volte ridacchiando come adolescenti innamorati), sappiamo che solo adesso mangiate il gorgonzola e solo ieri avete scoperto l’esistenza dei rapanelli. E allora perché noi dobbiamo per forza mangiare la rapa tibetana e i broccoli e i cetrioli e il cavolo verza adesso che abbiamo 5 anni? Non possiamo continuare con la nostra super fantastica pasta al sugo che ci piace tanto oggi e tra due anni vedere come sono cambiati i nostri gusti?

...continua

i prossimi 5 punti a breve, siamo certi - noi bambini - che per oggi basti così