mercoledì 27 marzo 2013

La coniugazione dei verbi in italiano e...in famiglia

A scuola abbiamo studiato le coniugazioni dei verbi. A casa abbiamo imparato che esiste una coniugazione 2.0 di cui nessuno parla ma che si impara per esperienza diretta.
Quando arrivano i bambini e la vita si complica, si complicano anche le declinazioni di alcuni verbi. Tra i più comuni troviamo i seguenti:
AMMALARSI - verbo riflessivo della I coniugazione derivato da AMMALARE. I verbi riflessivi sono difficili da coniugare, anche al liceo. A casa poi diventa quasi comico:
io mi ammalo
tu ti ammali
lui si ammala (e anche lei si ammala)
noi ci ammaliamo
voi vi ammalate (ancora! io vado in ufficio lo stesso)
loro si ammalano (ancora? quindi a breve tocca anche a noi)

DORMIRE - verbo transitivo e intransitivo della III coniugazione. Questo è il verbo preferito di tutti. Da ragazzi era IL verbo per definizione, quello che regolava l’agenda degli impegni (ma quali impegni??), il bisogno primario da soddisfare il più possibile. Oggi è una chimera e si declina così:
io non dormo
tu dormi
lei non dorme (e anche lui non dorme)
noi non dormiamo (mentre tu dormi)
voi dormite (mentre io e lei non dormiamo)
loro non dormono (e vogliono la mia compagnia)

MANGIARE - verbo transitivo della I coniugazione. Questo varia di casa in casa, nella mia funziona così:
io mangio (tutto)
tu mangi (qualcosa)
lei mangia (lui non mangia)
noi mangiamo (se loro hanno mangiato)
voi mangiate (io recupero qualcosa o qualcuno)
loro mangiano (e la nostra cena si raffredda)

PARLARE - verbo transitivo e intransitivo della I coniugazione. Ieri era quello che ci piaceva fare di più, con lui, con le amiche. Parlavamo di mille cose, di sogni, di programmi, d’amore. Oggi è diventato così:
io parlo
tu taci
lei grida (lui fa polemica)
noi litighiamo
voi discutete
loro sogghignano (e ci hanno fregato…di già??)

In ultimo ma non per ultimo l’apoteosi della comunicazione, il verbo a cui nessuna donna sana di mente aveva mai pensato di ricorrere.
URLARE - verbo transitivo e intransitivo della I coniugazione. Quell’azione che è sempre sembrata inutile e maleducata e che invece nella vita 2.0 rappresenta la salvezza, la valvola di sfogo, il mezzo di comunicazione che “prima” avevamo giurato di non dover usare mai!
io urlo
tu parli
lui urla (lei starnazza)
noi urliamo
voi parlate
loro urlano (ma poi...perché?)

Pochi mesi dopo l’inizio della vita di coppia è già chiaro che dobbiamo imparare a modulare la nostra conoscenza della lingua e la nascita di un figlio richiede un upgrade. La pratica è costante e quotidiana. La teoria è più rara quanto lo sono le occasioni “only girls”: preziosi momenti di apprendimento e di relax. Tutti i giorni però bisogna fare i compiti: esercizi di resistenza al capriccio, di strategia e di bluff per evitare che il nostro linguaggio di mamme si limiti a una serie di parole sconclusionate urlate a chiunque ci si avvicini per errore. Il problema di tutto questo è che il voto finale sarà sempre e comunque 4 perché i figli sono i peggiori professori della storia della scuola e studiare a 40 anni è noioso come non mai!

giovedì 21 marzo 2013

E se...

Ho appena finito di leggere Cime Tempestose. Grande capolavoro della letteratura inglese che avevo deciso di rileggere, solleticata da una giovane compagna-di-libri. Il risultato è che a lei, a 20 anni, è piaciuto molto. Come a me alla sua età. A me oggi invece la storia di Heathcliff e Catherine mi ha fatto venire un sacco di nervi.
Come tutti i libri ha lasciato dietro di sé una traccia. In questo caso una domanda: e se? E mi sono divertita in questi giorni a fare il gioco delle “Sliding Doors”, degli “e se” di cui tutti abbiamo scatoloni pieni. Per esempio:
@ e se Heathcliff e Catherine si fossero sposati? Contro tutto e contro tutti. Se Catherine fosse fuggita con Heathcliff? Se Heathcliff avesse origliato tutto il discorso di Catherine avrebbe scoperto che l’amava, invece è fuggito quando lei parlava di Linton, a metà di un discorso e quella tonta della tata non l'ha nemmeno fermato. Sarebbe stato un romanzo con il lieto fine e io adoro il lieto fine.
@ e se io avessi fatto quel colloquio all’Ente Fiera nel ’96? Chissà che lavoro farei oggi. Forse alla fine il resto del percorso sarebbe stato uguale, però quel colloquio mancato ancora mi brucia. Anche se ho conosciuto persone straordinarie in questi anni e tutto sommato non mi dispiace come è andata.
@ e se avessi sposato il mio primo fidanzato? Adesso vivrei vicino a un fiume, lontano da Milano e quindi forse non lavorerei qui e allora si annulla il punto precedente. No dai, allora no, mi tengo il marito di oggi che poi si è portato dietro amici, esperienze e oggi anche i figli, questi due figli. Bè, anche in questo caso non mi dispiace come è andata. Però...sarei curiosa di sapere come sarebbe stato l’altro caso.
@ e se mi avessero lasciato usare bicicletta e motorino a 15 anni, oggi sarei più libera? Sì, ho avuto genitori molto apprensivi e molto severi e quei due strumenti non erano previsti. Poi sono diventata troppo vecchia e troppo pigra per recuperare. Oggi ho messo “imparare a usare il motorino” tra i buoni propositi…perché a 40 anni ho deciso che non è mai troppo tardi. Giusto?
@ e se Lady Oscar avesse ascoltato Andrè, invece di rincorrere il Conte di Fersen - per altro innamorato di un’altra - non sarebbe stato meglio? Rivoluzione o no, si sarebbero amati serenamente invece di soffrire tutti e due per due amori non corrisposti. In questo caso forse non ci sarebbe stato comunque il lieto fine, ma almeno ci sarebbe stata una bella storia di amore felice.
@ e se smettessi di inventare ogni più ridicola scusa per non muovere nemmeno un muscolo (escluso il pollice per fare zapping), adesso sarei più magra? Sì, ma non potrei lamentarmi perché non lo sono.
@ e se…
Ne ho in canna almeno un migliaio ma alcuni sono da argomenti da psicanalista, alcuni sono materia paranormale, alcuni molto privati o molto sciocchi, altri inverosimili. La lista è lunga come credo sia lunga quella di tutti, dal ridicolo al serio, dal piccolo al grande. Sarebbe anche divertente incrociare i nostri "se" con quelli delle persone che coinvolgiamo: fidanzati, colleghi, amici...anche parenti. Per vedere cosa è successo a loro, dopo.
E' divertente ripassarli ogni tanto e per la maggior parte delle volte scoprire che alla fine è tutto bello così, senza "se", senza troppi rimpianti. Fermo restando il lieto fine, sempre e in ogni caso, dolce o amaro. Da cercare, da volere, da saper cogliere...anche quando non è così facile riconoscerlo.

mercoledì 20 marzo 2013

3 buone ragioni

Lunedì cena da amici e per una volta non salgono i nonni dal piano di sotto ma scendono i bambini al piano di sotto! Ci siamo garantiti una cena senza guardare l'orologio, una notte di sonno e le luci accese quando rientriamo. Essere genitori è un dono benedetto del cielo, essere liberi è un dono misericordioso dei nonni.

Certo significa anche delegare la notte insonne di Micro. Ma questa è una questione di coscienza e la mia si è lasciata lavare in 5 secondi. Forse anche meno.

Non avevo considerato Mini.

Ore 21.00
"Nonna, ho sonno. Mi accompagni a letto?"

Ore 21.15
Il silenzio cala sulla casa dei nonni che sorridono all'idea di essere tornati giovani con due infanti nella camera accanto.

Ore 22.30
Appare Mini in soggiorno: "Nonni, ci sono 3 buone ragioni per cui non riesco a dormire:
Uno: Non c'è la mamma e io piango
Due: Non ho sonno
Tre: La televisione è troppo alta e mi ha svegliato"

E non è finita qui: "Chiarissimo. Come possiamo risolvere questo problema?"

Il capolavoro: "Credo che potrei dormire nel lettone"

Lui è un genio e si è accomodato nel centro del lettone, sprimacciando per bene cuscini e piumone. Loro sono nonni e quindi polli e lo hanno accolto a braccia aperte ridacchiando emozionati. Io e mio fratello siamo devastati...a noi non è mai stato concesso il lettone e quelli erano tempi in cui se durante una mozione del genere il papà alzava il sopracciglio il silenzio cadeva immediato e si faceva dietro front. Leggenda vuole che mio fratello abbia persino dichiarato "passavo di qui" prima di fuggire a gambe levate, perchè beccato dal papà mentre si intrufolava nel lettone.

Ecco un buon motivo per fare figli: vendicare le piccole angherie dei genitori.

mercoledì 13 marzo 2013

Ancora bizzarrie e buffi rimedi

Lo tsunami tata per il momento è rientrato o meglio è stato declassato a mareggiata, le contromisure hanno funzionato e siamo già up-and-running con Giulia (in realtà si chiama Sara ma Mini ha detto che Giulia gli piace di più...). Mini sembra contento, la aspetta per giocare, l’ha “riconosciuta” subito e questo è stato il miglior metro di valutazione durante il colloquio.

Alleggerita così la mente, Domenica ho dedicato la mattina a rimettere in ordine le idee e…ahimè…a fare la spesa, anzi La Spesa. E tra una scatola di tonno e il menù della settimana vagavo tra pensieri leggeri, riflettendo ancora su altre bizzarie quotidiane che non hanno spiegazione:

@ - I carrelli dei supermercati non funzionano. In nessun supermercato. Perchè? Perché non si riesce ad arrivare al corridoio dei biscotti senza essere trascinati contro voglia verso le olive in salamoia? Perché non si può comprare l’ammorbidente senza prima rischiare lo schianto contro lo scaffale della birra trappista? Un’amica con un carrello da “the day after” ha dovuto chiedere soccorso a uno degli addetti alla sicurezza…non riusciva a centrare la corsia della cassa! Continuava a girare in tondo tra il banco del pesce e i cestoni delle baguette senza riuscire a riprendere il controllo del carrello. Perché? È un tentativo markettaro per trattenere la massaia dentro il super? Non è necessario, diciamoglielo. E’ sufficiente una lista della spesa.

@ - Il vero inestetismo della maternità sono le ginocchia da lavandaia: callose, ruvide, secche e senza speranza perché senza tregua. In ginocchio si gioca, si svestono e si vestono i nani, si coccolano nel lettino di notte, si ragiona con loro, si parla, ci si fanno le coccole, ci si mette al loro livello. E’ giusto, è romantico, è pedagogico, è funzionale ma…dolorosissimo! Se incremate al mattino, verso le 10 un alone unto sui pantaloni fa trasparire la verità a chiunque ci sieda difronte in ufficio e in metropolitana ed è molto poco chic; se incremate alla sera prima di andare a letto diventano i pattini su cui appoggiarsi di notte in caso di emergenza strillo. Non c’è via d’uscita. Questo è il vero motivo per cui le signore (cioè le mamme) si allungano le gonne fin sotto il ginocchio. Non per l'età ma per l'antiestetica screpolatura!

@ - La più perfetta delle manager, la più brava delle assistenti, quelle che passano la giornata a esprimere la loro natura multitask e risolvono, rispondono, assecondano, accolgono domande e ansie di almeno 5 persone contemporaneamente, vengono abbattute come cervi da nanetti che camminano in piedi sotto il tavolo. Perché? Perché dopo le 7 di sera quando chiamano e chiedono cose (per lo più inquietanti) la mamma va in tilt? Perché lo stesso processo facilissimo in ufficio dove la domanda è articolata e apparentemente complessa, è difficilissimo a casa? Forse perché a casa la domanda è disarticolata e mediamente delirante tipo: “devo assolutamente innaffiare i fiori che qualche monaca ha tessuto con pazienza sul tappeto che hai ereditato dallo zio d'america” o “devo, per esprimere la mia creatività, lanciare in aria le tazzine di porcellana russa della trisavola” o anche “dammi subito il tuo cellulare ipertecnologico, costosissimo e delicato, devo leccarlo e schiacciare tutto ciò che si illumina e magari chiamare il mio amico peruviano con la tua tariffa low cost”. Il tutto ovviamente richiesto in modo scomposto, urlando con decibel da discoteca e in stereofonia. Dalle 7 alle 9. Le terribili 2 ore quotidiane, le ore ammazzamamma, il terrore di qualsiasi mammamedia, altro che terribili 2 anni.

Alla fine ho deciso che quando vedo troppe bizzarie nella mia giornata, mi devo guardare attorno per realizzare che ce ne sono zilioni anche nella giornata della mia vicina di autobus e in quella dell’amica che mi chiama per un conforto e in quella della collega e allora…ho deciso di canticchiare una canzoncina per rilassare la mente e tornare a un tempo quando tutto era facile: lady Oscar, l’ape Maia, Candy Candy…provare per credere! FUNZIONA!

giovedì 7 marzo 2013

Me ne vado

Il Papa ha dato le dimissioni….e anche la mia tata!
Si replica: sgomento, preoccupazione e…sede vacante!
In Vaticano 115 cardinali, a Milano 1 mamma da sola. Entrambi devono scegliere il pastore di qualche anima. Le mie sono due, piccole e meravigliose.
Se un tranquillo lunedì torni a casa da una giornata di lavoro, saltellando per la gioia di abitare nella Casa nella Prateria, con la serenità di avere finalmente acquistato una macchina perfetta, potente, performante, vincente e invece mentre guidi a 300 all’ora ti si stacca un pneumatico e ti ritrovi nel parco dell’hotel di Shining...bè, ti spaventi davvero e piangi. Piangi tanto e tantissimo, non ci dormi perché “tu quoque Brute”, perché riesci solo a pensare a tre parole: me ne vado. Pronunciate sorridendo, davanti ai bambini, in una sera qualunque.
Senza un perché, un segnale, una spiegazione sensata, un rimpianto, senza lasciare margine di recupero. Allora capisci che in 2 anni e mezzo hai sbagliato tutto. Hai sbagliato a giudicare una persona, così profondamente che ti senti incapace. Perché una persona che vive per fare la tata, che il mio topo chiamava “amorevole”, che gli ha dato tanto, che era la tata perfetta, che non ce ne era (e non ce n’è una uguale) alla fine si toglie la maschera ed è solo un cecchino mercenario di qualche esercito rivoluzionario sudamericano, che con precisione millimetrica e sangue di ghiaccio ti guarda negli occhi sorridendo mentre gioca con i bambini e ti spara un colpo al cuore.
Ho pianto tanto, non me ne vergogno. Per Mini soprattutto, per la paura del vuoto, per mia mamma, per il tradimento, per la violenza. Era una situazione perfetta, soprattutto dopo soli 20 giorni dal rientro full time al lavoro, quando tutto stava riprendendo forma, quando essere in quattro cominciava ad avere un senso.
La prima cosa che ho fatto è stata chiamare un’amica e singhiozzarle nell’orecchio.  La seconda, mandare un SOS alla mia rete e la risposta è stata corale, immediata e rassicurante.
Cos’è la rete? Non è internet, lui non è altrettanto potente; è freddo, è passivo. La mia rete è calda, è mia, è attiva, è vicina. È un sistema che mi si è, e mi sono costruita attorno di persone vere ognuno con il suo perché e il suo spazio, il suo posto, la sua ragione di essere. Siamo  tutti per uno e uno per tutti il miglior paracadute possibile. La rete ha una reattività immediata, un calore e una partecipazione insostituibili.
È un luogo dove c’è sempre un barattolo di nutella da aggredire in caso di emergenza, un sorriso, una risata, un consiglio, una soluzione. E’ l’abbraccio silenzioso che ti consola dopo 20 notti insonni, è l’amica che ti manda due numeri da chiamare dieci minuti dopo aver ricevuto l’SOS, è l’amica che ti ascolta singhiozzare al telefono e ha la pazienza di aspettare che lo tsunami passi. E’ la certezza che tutto andrà bene.
Sono molto cosciente che sembra, che è in realtà, una sciocchezza, ai limiti del non-problema e che una soluzione si trova e che magari è solo un cambiamento a cui non avevamo voglia di pensare. Nessuno è indispensabile e “tata” è un titolo a cui io avevo dato un valore aggiunto invece identifica solo un lavoro. Però se a casa tua c’è un frullato di Holly Hobby-tata Lucia-Giovanni Mucciaccia-Topo Gigio-la Fata Turchina-il Pifferaio Magico, converrete con me che l’horror vacui che si lascia alle spalle è abbastanza spaventoso. Però…la mia rete ancora una volta infallibile, ha lavorato per me e con me, mi ha dato il tempo di piangere, di riprendere fiato e soprattutto controllo. Mi ha aiutato a pensare con la testa e non con la pancia e a trovare una soluzione…che era a portata di mano e che dovevo solo iniziare a valutare.
Ieri sera ho fatto un colloquio e ho preso accordi con una nuova tata. Per il momento posso solo incrociare le dita che questo empasse duri il meno possibile.
In tutto ciò c’è stata una sorpresa: Mini. E' stato più coraggioso di me, più reattivo. Mi ha detto di non piangere, mi ha chiesto chi avrei scelto, ha “telefonato” a un suo amico del mare e gli ha raccontato che avrebbe avuto una nuova tata. Io grande e grossa abbattuta dalla tata-cecchino, spaventata dall’imprevisto; lui nanetto con il dito in bocca coraggioso e operativo.
Alla fine della storia mi rimane l’amaro in bocca per aver sbagliato così tanto a giudicare la persona a cui avevo affidato i miei bambini e il mio privato, per la violenza che ha portato in casa mia, con il sorriso di Pollyanna. Contemporaneamente mi rimane l’orgoglio per avere messo al mondo un grande uomo e per avere attorno una rete di sostegno così forte di cui ancora una volta, è dimostrato, non posso fare a meno.

lunedì 4 marzo 2013

Decidere o Valutare? questo è il problema

Autonomia o indipendenza? Brivido del vuoto o sicura balaustra?
È un bel dilemma. Per avere una risposta facile e sicura è sufficiente…sposarsi!
Perché il matrimonio diventi un sistema di mutuo soccorso occorre un allineamento complicato di stelle, pianeti e livello dello spread, raro come la cometa di Halley. In realtà il matrimonio è una perenne sensazione di camminare sul filo. Sì, perché se io credo nell’autonomia delle donne, nella loro autonoma gestione della vita personale e professionale, il matrimonio ne è la sua realizzazione...persino eccessiva! E’ un tranello che si scopre solo dopo qualche anno per cui se va tutto bene è merito del lavoro di squadra, se va tutto male è inesorabilmente colpa della femmina in questione.
Per lo più a casa mia viviamo secondo una regola non scritta: “armiamoci e partite”. Maxi accoglie con entusiasmo impassibilmente glaciale quasi tutte le mie proposte (quelle non-quasi sono ascoltate con lo stesso interesse con cui le mucche guardano passare il treno). Una volta che sul piatto c’è una proposta, io che sono “donna di panza” mi attivo penso, ragiono, coinvolgo gente, attivo la mia rete (di cui dovò assolutamente parlare), metto in moto la macchina organizzativa, vivo di un solo obiettivo e non mollo la presa fino a quando tutti i pezzi hanno trovato il loro posto.
Tra una e l’altra cosa ci sono diversi interessanti dialoghi: “amore, guardi con me il video, le foto, l’album, l’elenco, la prenotazione, il passaggio, il sito, il ristorante, l’albergo, il tragitto, il regalo, il prezzo, il sito?” “umpf, ma proprio adesso? Stasera c’è crozza, ballarò, santoro, il tg motori, la formula 1, il torneo di ping pong, la corsa delle cavallette, ho un pignoramento, il gomito mi fa contatto con il ginocchio…non mi sento tanto bene. Facciamo un’altra volta?”
La moglie-Calimero misero e tapino rimanda, si strugge, si arrabbia, si frustra poi si risolleva, chiama la mamma, la collega, l’amica, condivide racconta, sceglie e procede.
E al fin della licenza….come Cyrano, il bell’imbusto che abita ospite non pagante la mia casa, di solito se ne esce con meraviglie del tipo: “abbiamo fatto un ottimo lavoro” “brava, tutto perfetto, come avresti fatto senza il mio consiglio?” “non dire che hai fatto tutto tu, chi ti ha consigliato di andare, dire, chiamare?”
La Crudelia de Mon che abita in ogni moglie vorrebbe farsi un pelliccia del pelo del consorte, poi giunge a più miti consigli, si ricorda del primo san valentino (tanti san valentini fa) quando un tubetto di baci perugina era tutto il nostro mondo e va avanti pensando….passerà, tutto passa, passerà. Questo è il mantra del mio inquilino - passerà, tutto passa, passerà. Quando dico ad alta voce che non lo sopporto più, le amiche sorridono complici e comprensive perchè il male è davvero comune. Come tutte vorrei usarlo come punching ball per una sera e poi lo amerei di nuovo con rinnovata stima. Credo.
Nella fattispecie si tratta delle vacanze o meglio del boot camp estivo con i figli. Da quando ci sono i nanetti, le ferie sono tornate a chiamarsi vacanze: da 6 a 12 settimane tra la fine della scuola e il suo nuovo inizio. Un tempo ai limiti dell’infinito che si scontra con le nostre 3 (spero 4) settimane in cui dopo 2 dobbiamo tornare alla reperibilità almeno elettronica.
L’estate richiede una severissima programmazione e un larghissimo anticipo, personale di supporto in quantità per marcare a uomo i nanetti e l’inquilino (che non smette di sognare - e sbuffare - le ferie di quando aveva 20 anni), e una carta di credito platinum illimitata. Quest’anno mi arrendo. Il muro di gomma del mio inquilino mi ha già esasperato. Dopo 63 giorni in cui mi dice: prima valutiamo, poi decidiamo, ho deciso io: trasformerò il salotto di casa un fantastico e gratuito campeggio.
La mamma media come la sottoscritta è troppo vecchia per continuare la battaglia verso l’indipendenza - che ha già dimostrato di saper gestire - adesso vuole un marito tutto fare per essere sollevata dalle 384.375.941 decisioni e responsabilità quotidiane.
Per tanto, se sei una moglie e stai leggendo queste righe e vuoi essere mio marito….scrivimi!