domenica 30 dicembre 2012

La proprietà privata è un concetto relativo

La casa al mare è gentilmente offerta dai miei genitori, o meglio dal mio genitore. La okkupiamo più o meno abusivamente ogni volta che possiamo ma ne rendiamo doverosamente e ossequiosamente grazie per non perdere il privilegio della casa al mare. Noi.

Lui, l'erede mio, il 5° in linea di successione non la pensa così, è meno…ossequioso diciamo...

"Allora Mini vai qualche giorno al mare?" chiede il nonno P
"Umpf" ("sì nonno, andiamo a trascorrere qualche giorno al mare per cambiare aria" Ndr)
"Bene, vai a casa mia?"
"Sì ma è anche mia però"


Ipse dixit

sabato 29 dicembre 2012

La vigilia di Natale ieri e oggi

Ho sempre sognato di poter restituire ai miei bambini il Natale della mia infanzia. Sarò anche anziana e nostalgica ma ricordo perfettamente che per tutto il mese di Dicembre l’aria era carica di attesa: il calendario dell’Avvento, l'albero (che una mamma super creativa ci faceva inventare ogni anno), la letterina di Babbo Natale da scrivere, correggere, correggere, correggere fino a quando la mamma la chiudeva e imbucava. Il 24 era una chimera, un traguardo.

La sera della vigilia la passavamo con altre due famiglie di super amici vicini di casa: una con figli un po' più grandi di noi, una con figli della nostra stessissima età. La serata prevedeva una serie di riti sempre uguali per anni ma ogni volta nuovi: la casella n.24 del calendario da aprire in camera, gli strani rumori che provenivano dal soggiorno: un campanello, una risata, un campanaccio, la corsa da una camera all’altra, la porta di casa o dell’ascensore o della finestra che si stavano chiudendo, qualcuno che stava salutando….chi?? Babbo Natale?? naaaaa! Dopo un iniziale sgomento la sorpresa: l’albero era letteralmente sommerso di pacchi colorati. Una quantità che la mia memoria fatica persino a descrivere. Con il senno di poi eravamo 4 bambini, 2 ragazzini, 6 adulti (se non 10), quindi la quantità aveva un suo senso ma nel mio immaginario di bambina era una montagna di pacchetti insormontabile e meravigliosa. Era la fine degli anni ’70, il momento in cui tutto era possibile, anche realizzare tutti i sogni dei bambini.

Era una festa di carte, di nastri, di “ooohhh”, di stupore, di "ne voglio un altro", "ancora", "ancora".

Il finale era un climax di gioia. Tutti i bambini a nanna nel lettone con tutti i giochi nuovi NEL lettone. E i “grandi”? Boh, non ho mai saputo cosa c’era dietro questo teatrino, era pura magia ed era tutta per noi. L’aspettavamo tutto l’anno, per anni. Almeno fino a quando l'altra bimba mi ha rivelato la verità più dolorosa della vita: Babbo Natale non esiste, lo aveva saputo da fonte certa.

Adesso il teatrino è toccato a me ma negli anni 2.0 è tutta un’altra storia: Mini è sgamato come non mi sarei mai aspettata da un nanetto di 3 anni. I tempi sono davvero cambiati, oggi non si riesce a tenere i bambini lontani dai regali: “tihopresounpensierino”…è il motivetto di tutto il mese di Dicembre. Scambi di doni, feste, pranzi con panettoni e Babbi Natale ovunque. La letterina di Mini è rimasta sul tavolo perchè "io non so scrivere e tanto lo sai che cosa voglio".

La sera del 24 con tutti i nonni in parata Mini non voleva “andare a nanna” e temporeggiava pericolosamente, i regali erano sul balcone e aveva iniziato a piovere, Maxi e io eravamo un po' disallineati (e con troppi genitori attorno) e volavano scintille…troppe per essere la vigilia di Natale e Micro se ne sarebbe andata a letto volentieri, dall’alto dei suoi ignari 10 mesi. Alla fine abbiamo trascinato i nanetti in bagno, rallentando la loro routine fino allo sfinimento con questo risultato:

1. non ho assolutamente idea di che faccia avesse Mini quando ha visto i regali, ero dietro di lui quando è rientrato in sala per “dare la buonanotte ai nonni”

2. ha scartato compulsivamente tutti i pacchetti che gli passavo senza guardare cosa ci fosse dentro

3. ha scavato tra i regali  cercando "ancora pacchetti per me" perchè i suoi erano "pochi" (?!)

4. si è innamorato perdutamente e inesorabilmente di un babbo natale rocker e batterista con gli occhiali neri, orrendo, made in china del valore di 1 euro, che suona illuminato da lucine psichedeliche una musica assordante. Ha dichiarato: “questo è un regalo davvero prezioso" snobbando la vagonata di giochi adatti, educativi, adeguati, ecologici, politically correct, faticosamente ricercati e studiati che erano sotto l'albero.

La beffa è che nei giochi "giusti" le batterie non sono incluse e quindi sono rimasti in un angolo perchè da bravi genitorimedi non abbiamo previsto un carretto di pile, mentre nel gioco "cinese" erano già inserite e anche molto cariche..per la gioia della nostra serata. Dopo averci deliziato della musica e delle sue danze sfrenate, averci costretto a una discoteca improbabile, come da tradizione se lo è portato a letto (nel suo)…forse però per essere sicuro che non facesse una brutta fine durante la notte.

lunedì 24 dicembre 2012

Una nuova fine…un'altra di tante


Questa settimana è finito il corso di nuoto mamma-bimbo che ho iniziato con Mini il 1° Ottobre 2009. Lui aveva 5 mesi di vita su questo pianeta ancora da inquadrare, io 5 mesi da mamma ancora da realizzare. 3 anni volati in un battito di ciglia.

90 giovedì mattina (forse 3 assenze…non scherzo), 45 giorni di ferie dal lavoro, una fatica improba: smonta e monta il nano, la sacca, il passeggino e me dalla macchina; spoglia e vesti il nano (e me) nello spogliatoio caldo umido, in estate una tortura, in inverno una tortura cubica…il phon non asciuga i capelli nemmeno con 20 euro in monete da 20 cent.

Tutti e due devastati e puzzolenti di cloro (perchè la doccia no, quella si fa a casa). Io paonazza e con i capelli a forma di cuffia (o di cappello di lana), lui addormentato cotto da portare in braccio a peso piombo.

Con noi un'altra bimba, la figlia di un'amica-sorella. Qui la storia si fa divertente perchè io e la mia amica abbiamo iniziato il corso insieme ma dopo 3 lezioni lei è tornata al lavoro e ha subappaltato l'impegno ai suoi genitori! Che si è tradotto in 3 anni in una vaschetta d'acqua alta 80 cm a cantare la "bella lavanderina" con la bambina e il nonno “volontario”.

Abbiamo costruito una routine rilassante, prevedibile, divertente alla fine: la filastrocca per la ricerca del parcheggio, il caffè con la nonna sitter (al nonno la vasca, alla nonna lo spogliatoio...che sòla!), i trucchi per svestire e vestire i due nanetti agitati prima, affamati e stanchi dopo. Mi si è anche farcita la pancia un'altra volta in questi anni e quindi per un periodo c'era anche il nuovo inquilino che si intrometteva educatamente ma con piglio deciso nel nostro spazio. Per la cronaca ho saltato solo due lezioni: la settimana del parto e quella dopo. Mini è andato in piscina con il suo papà che però ha dichiarato di non poterlo fare oltre (N.d.r.).

E' stato faticoso, faticosissimo, noioso e a tratti noiosissimo (sempre gli stessi esercizi ripetuti mille volte). E' stato meraviglioso, intimo, privato, passionale, divertente, emozionante.

Mi sono divertita giocando con lui in acqua, mi sono arrabbiata quando faceva i capricci, mi sono emozionata davanti ai suoi progressi, mi sono riempita di orgoglio per i suoi successi (anche e soprattutto quando applicati alle vacanze al mare).

Ho guardato Mini crescermi tra le mani (letteralmente) di settimana in settimana, come un prolungamento del pancione. Io e lui immersi nell'acqua. Insieme.

E' finito. A giugno era finito il nido, un progetto meraviglioso che lo ha trasformato da bebè al nanetto autonomo e arguto che è oggi. Portarlo al nido è stato un mio impegno, un momento della giornata che ho difeso da tutti, dal lavoro, dalle nonne, dal papà. Mi si è un po' stretto il cuore l'ultima mattina. La materna è un'altra storia, è una "scuola". E ora questo. A gennaio inizia il corso di nuoto per i bambini grandi. Senza di me. Il mio "topo" non cammina più con me mano nella mano.

E' giusto così ovviamente, è fisiologico, è naturale e sereno perchè è così che deve essere, perchè è così che voglio che sia. Io sono bravissima (davvero), accompagno lui e me a questi distacchi con un gran sorriso ma vorrei tanto stringerlo forte in braccio e sbaciucchiarlo fino a perdere il fiato. Invece lo saluto con un virile cenno della mano quando entra in classe alla materna e a gennaio lo guarderò nuotare seduta in platea. Vicina (perchè lo sarò sempre) ma da lontano.

La vera verità è che quando i bambini piangono al momento del distacco dalla mamma, tutte soffriamo ma...dentro dentro dentro dentro un diavoletto sogghigna perfido perchè il bambino piange con le altre e non con noi. E' l'amore che esce dalla pancia, quello carnale, quello un po' perverso che fa pensare "con me sta meglio". Però lo si lascia, si fa tacere il diavoletto e si usa la testa…è giusto così ma è difficile. E a 3 anni mi sa che è solo l'inizio di tutti i mille tagli al cordone. Non quello fisico…per quello basta uno zic…quello che non si taglia mai del tutto ma che si lisa lentamente ogni volta che i nanetti fanno un passo lontano da noi.

martedì 18 dicembre 2012

A Natale le mamme sono più...buone?

La mamma del terzo millennio ha mille risorse. L’attrice drammatica è quella che le riesce meglio, è il “cappello” che le toglie la metà delle fatiche delle mammemedie.
Sono giorni convulsi, come capita sempre nel periodo natalizio. Sembra sempre che si avvicini la fine del mondo (che poi pare che quest'anno … mah). Tutti corrono, le agende si intasano, non si capisce più dove si cena e con chi. Ci si deve salutare a tutti i costi.
Il Natale 2.0 è un po’ più tranquillo per svariati motivi: gli aperitivi primadinatalecosìcisalutiamo sono i primi a saltare. Le cene cosìciscambiamoiregaliconcalma si centellinano perché bisogna presentarsi con un regalo per i presenti (e ormai i presenti sono almeno 4 per ogni nucleo famigliare invitato) e bisogna calcolare anche: babysitter, nonnisitter, taxi, orari contenuti…insomma, complicato. Rimane il più sicuro brunch domenicale che a Milano è un must tutto l’anno, figuriamoci a Natale.
In questi giorni, alla faccia della crisi che ci svolazza sulla testa come un uccellaccio del malaugurio, i negozi sono pieni, soprattutto quelli per bambini e proprio qui prendono vita i migliori siparietti che nemmeno i fratelli De Filippo. Mamme, zie, nonne, mille donne unite con uno scopo: accaparrarsi il regalo, lo sconto, l’omaggio. Nei 50 minuti della pausa pranzo.
Chi perché la collega solerte ha portato i ragli per tutti i figli di tutti i reparti e bisogna recuperare sul filo di lama. Chi perchè l’atmosfera natalizia è una resina appiccicosa che intrappola , anche le mamme che fanno finta di niente. Chi perché è una mammachenonhamaitempo durante l'anno e recupera a Natale. Di solito ha il tacco 12 Laboutin (anche quando nevica), l’I-pad in mano, un sacco di carte di credito. E una gran faccia tosta!
Quella è la mamma che svolazza nei negozi con l’aria rilassata e serena di chi non vede la folla degli “apocalittici” che la circonda: sceglie con cura i giocattoli, raggiunge sorniona la cassa, scavalca la fila agitata come le bolle della coca cola e, poco prima della meta con gli occhioni del gatto con gli stivali e il fiatone da attrice consumata supplica a mezza voce la cassiera di farla passare davanti perché ha “un appuntamento in studio, glielo giuro che ho un appuntamento, davvero. Signora la prego. Pago soltanto, vengo dopo a ritirare…la prego, vi prego, sono i regali per i miei bambini, io sono di Roma, non li vedo mai...sa, il lavoro!” Oliver Twist a confronto era un serial killer.
Le mamme in coda sono inermi - sono le 13.30, il loro cuore che sanguina amore natalizio, non è il momento per discutere - la fanno passare rassegnate. La cassiera emette lo scontrino, la mamma ringrazia e corre via cinguettando ringraziamenti strappacuore.
La stessa mammetta esce dal negozio, gira l'angolo, si ferma ad accendere una sigaretta, a controllare le mail sul telefono con schermo a 24”, si sitema il rossetto, chiama un’amica e riparte libera e soddisfatta verso un altro negozio per continuare il suo giro di regali di Natale.
L'ho vista con i miei occhi. Ma non era che a Natale siamo tutti più buoni? Ma se questa mamma è “più buona” così, quando è “cattiva”, com’è? La famosa rete di mamme che ti salva la vita ha qua e là delle smagliature in cui inciampare è pericolosissimo, perché se questo è quanto in un negozio affollato a Natale, come funziona ai colloqui con gli insegnanti a scuola?

mercoledì 12 dicembre 2012

Divertenti perle di cultura - 2

"Amore, conosci i nomi dei 7 nani?"

"Sì, certo: MIMMOLO, CUCCIOLO, PAOLO...mmmhh...non me ne ricordo più"


(Ipse dixit)

lunedì 10 dicembre 2012

La verità sul Natale 2.0

Per me Natale è sempre stato magico anche se ho capito che molta magia è figlia della TV. Sono vittima - consapevole - di tutta la TV più o meno trash dalla fine degli anni '70 ad oggi...compreso. Sono cresciuta guardando Samantha decorare l'albero con Darrin e Tabitha, ho guardato Caroline Ingalls impastare pan di zenzero con Mary e Laura, mentre Charles suonava il violino davanti al camino acceso. Oggi ascolto come Vangelo Nigella Lawson preparare manicaretti natalizi in una casa addobbata a festa, tanto da sembrare un negozio di addobbi. Mi rilasso ascoltando Csaba della Zorza che cucina mentre (mentre?!) addobba l'albero con i suoi figli e due loro amichetti (cioè 4 BAMBINI CONTEMPORANEAMENTE), con il camino acceso e una calma serafica che nemmeno Giobbe mentre i bambini trotterellano attorno all'albero, posando delicatamente una decorazione in cristallo di boemia su un ramo ovviamente quello perfetto.
Giovedì scorso toccava a me! Mi son guardata attorno e ho visto il sogno di una vita realizzato: la mia famiglia, i miei bambini. E per loro ho affrontato il freddo della sera per smontare lo sgabuzzino del terrazzo dove era sepolto l'albero di Natale e lo scatolone delle decorazioni. Mini saltellava di gioia, io saltellavo dal freddo ma avevo il cuore gonfio d'amore festante. Ho aperto l'albero e l'ho montato per farlo respirare un po'....puzzava di polvere e di...Milano. Il pavimento era uno schifo di aghetti, avevo le mani nere, era davvero poco edificante, poco elegante ma...l'atmosfera natalizia già bussava alla mia porta.
Venerdì pomeriggio Mini mi ha supplicato di fare l'albero, di mettere le decorazioni perché "lui adora le decorazioni", le ha sempre adorate "anche quando era piccolo" (mah). Era così felice ed entusiasta, non si poteva ignorare. Fuori la neve, in casa Michael Boublè cantava "I'll be home for Christmas", l’infuso di agrumi profumava il soggiorno, Mini apriva felice le scatole (tutte) con le palline dell'albero (tutte). Mancavano Samantha, Caroline, Csaba e Nigella per festeggiare con loro tutta questa poesia.
Poi forse il CD era rigato, come i vecchi vinili, oppure era taroccato...perché lo stereo improvvisamente cantava ''We Wish You A Metal Christmas and a Headbanging New Year" con una chitarra metallica che gracchiava. La tisana di agrumi si era raffreddata e faceva schifo. Il pavimento della sala era un tappeto di palline di natale rotolanti. Micro tentava il suicidio infilandosi in bocca qualsiasi cosa le capitasse sotto mano e gattonava in mezzo a palle, palline, pallette, glitter, boa e cavi della luce. Mini dopo aver svuotato qualsiasi scatola contenente qualsiasi cosa, aveva appeso tutte le palline glitterate, tutte assieme, vicine vicine sullo stesso ramo e stava brandendo il puntale come una spada samurai urlando "en garde", i cuscini del divano erano la pedana e lui saltava piccolo Aldo Montano in erba.
Dopo circa mezz’ora di delirio Mini si è arreso, ha alzato bandiera bianca e dichiarato: "Sono troppo stanco per continuare. Mamma, finiscilo tu l'albero". Micro è scoppiata in un pianto isterico per essere stata messa in sicurezza nel box. Maxi ha detto che non era accettabile il soggiorno in questo stato ed è andato a fare la spesa e mi ha citofonato la suocera che veniva a vedere i nipoti!
Il mio cuore si è sgonfiato d'amore e si è gonfiato dell'whisky che ho scelto come confort drink natalizio. Adesso però voglio intentare una class action contro tutto ciò che mi ha indotto a pensare che addobbare l'albero in famiglia fosse una festa d'amore. Sicuramente si tratta di un astuto Marketing Manager senza figli che passerà il Natale a bordo piscina in un albergo di Copa Cabana con un albero sintetico fatto di rami a led.

martedì 4 dicembre 2012

Amiche, emozioni, libertà e tunnel...

Ieri è stato il giorno delle emozioni.

Ieri pomeriggio l’emozione della libertà di fare qualcosa per me: incontrare Nigella Lawson, una foodwriter che seguo con passione da tanti anni. E’ la rappresentazione del piacere di essere donna, mamma, cuoca, ospite, amica. Un condensato di sensualità e joie-de-vivre. In coda per l’autografo, senza tutte le sovrastrutture dei ruoli, con un'altra ragazza con cui condivido la stessa passione senza competizione…ero libera, felice.

Ieri sera l’emozione di trascorrere del tempo di qualità con un’amica che vedo poco ma che è un punto di riferimento importante e condividere con lei pensieri e riflessioni.

Molti anni fa, molto prima che squillasse l’orologio biologico del senso materno, quando le mie amiche hanno cominciato a figliare, io guardavo, ascoltavo e…”prendevo appunti” su modi e maniere per essere mamma. Si è costruito una sorta di “libretto rosso” (l’ho sempre chiamato così) di tutti i “mi piace” o “non mi piace” delle mamme che avevo attorno. Quando (finalmente) è stato il mio turno, per ogni singolo argomento avevo una panoramica di opzioni tra cui scegliere e costruire così il mio “modus” di essere mamma. Un manuale vivente di consigli e situazioni.

Avevo mentalmente diviso il mio “libretto rosso” per mamma (tipo, relazione, status) e per situazione (quotidiana, eccezionale, propedeutica, ludica) e lo consultavo ogni volta che avevo dei dubbi. Con il tempo la cerchia di mamme che hanno contribuito alla stesura del mio “libretto” si è consolidata e soprattutto ristretta, alcune mamme sono diventate vere e proprie opinion leader.

L’ospite di ieri sera era proprio una di quelle che più hanno influenzato alcune scelte concrete o educative o indirizzato il mio modo di costruire il ruolo di genitore e il rapporto con i figli.

Oggi lei è fuori dal tunnel, ha chiuso passeggini e fasciatoi e finito le pappe. Oggi lei comincia a parlare, viaggiare, condividere. Io invece sono proprio a metà del guado: passeggini, pappe, pannolini, fasciatoi e ghe-ghe che in questi giorni mi pesano tanto. Così tanto che non è nemmeno giusto dirlo ma è così. A lei tutto questo manca, tanto. Io invece ora sento il peso dei 40 anni anche nella distanza dai nanetti.

Parlando di “fine del tunnel”, abbiamo analizzato il suo giusto orizzonte: l’infinito.

Quando finalmente i bambini cammineranno da soli, sarà il momento di insegnargli a camminare al nostro
fianco. Poi il momento di fare in modo che gli piaccia camminare al nostro fianco, e poi ancora il momento di trattenerli al nostro fianco pur lasciandoli andare via…e così per tutta la vita. E questo si può fare soltanto offrendo ai figli lo spazio per essere persone, separate e unite a noi. E il guado non finirà mai. Ogni traguardo è un nuovo inizio, senza soluzione di continuità.

Avevo ben previsto il viaggio eterno dell’essere genitore ma in questo momento i passeggini pesano così tanto che l’orizzonte era sceso a un più terreno impegno a “tempo determinato”, fino alla fine dei pannolini. Fino a ieri sera. Stamattina correndo agli asili ho stretto forte la mano di Mini, sperando di tenerla davvero sempre con me.

Queste sono le mamme il cui confronto e conforto è guida e non competizione, questa è la libertà delle emozioni e delle relazioni. Queste sono persone che hanno uno spessore così importante che il ruolo di mamma è solo uno dei tanti. Queste sono le Amiche di cui abbiamo bisogno perché le fondamenta della nostra anima siano sempre più salde.