martedì 30 giugno 2015

Differenze casalinghe e affinità elettive (speriamo)

Io lascio le tapparelle alzate in tutta la casa.

Lui le chiude tutte..fino all'ultimo spiraglio.

Io dormirei in penombra, per vedere arrivare la notte e sentire l’arrivo del giorno, lentamente dall'alba alla luce. Lascerei aperte le tapparelle di tutte le stanze così quando mi dovessi alzare di notte avrei la compagnia della vita fuori, delle luci della città, della luna in cielo e..sentirei di non essere sola al mondo.

Lui dorme in un sarcofago. Abbassa tutte le tapparelle di casa fino all'ultima griglia dell'ultima finestra. Chiude le tende per scacciare anche la più infinitesima particella di luce e anche le porte...per maggior sicurezza (e l'ho anche visto usare la mascherina...per fuggire dalla luce dell'orologio!). Io - confesso - lascio spesso la porta del corridoio “accidentalmente” aperta di 4 cm, uno spiraglio. Quando succede lui passa la giornata come uno zombie, ripetendo - affranto e distrutto - di non aver dormito, di essere sveglio dalle 5, perchè luce era davvero insopportabile. Anche a Novembre.

Io sistemo la biancheria nell’armadio, vado a recuperare altro dallo stendino, torno 22 secondi dopo con maglie magliette e maglioni su un braccio, lenzuola sull'altro, tra le mani gli omini delle camicie, biancheria varia impilata in un magnifico gioco di equilibri e...Lui ha spento la luce e chiuso l'armadio. E a me non resta altro modo per centrare il pulsante della luce che non sia far cadere tutto a terra!

Io appoggio le chiavi della macchina sul tavolo della cucina. C'è una ragione: nella vita 2.0 la mammamedia ha bisogno delle briciole di Pollicino: devo portare le chiavi al custode, la nonnap le ritirerà a un’ora concordata e porterà la macchina all'ultimo appuntamento utile per cambio gomme e revisione. Me lo devo ricordare per forza, se le metto sul tavolo accanto alla porta sono più efficaci di qualsiasi post it. Se non porto le chiavi non cambieremo le gomme, non faremo la revisione e sarà la fine del mondo così come lo conosciamo. Tutto questo discorso è nella mia testa ovviamente. Maxi non reggerebbe la metà di questa spiegazione. Fiera del mio piano infallibile, continuo il mio girovagar per casa nel tentativo – vano – di arginare la catastrofe. Ed ecco che lui passa dalla cucina e rimette a posto le chiavi nel loro apposito cassettino. Va da sé che non vedendo le chiavi, non me ricorderò, non le consegnerò al custode che non avvertirà la nonna che lo scoprirà solo quando è troppo tardi, quando sarà senza le chiavi di casa mia perché le ha la tata che è andata al parco da dove ritornerà solo alle 7 e il carrozziere sarà chiuso e oggi è….venerdì!

Tutto uguale negli ultimi 19 anni e temo anche nei prossimi 19. Maxi è un uomo meraviglioso, ordinato e collaborativo, ma ahimè ha una capacità di ascolto di 37 secondi dopodichè le sinapsi che aveva allocato a quell'argomento chiudono i battenti e si occupano di altro. E' il mio karma: il capo, il papà e il fratello hanno la stessa modalità “calda” nel dialogo. Parlare con questi uomini vuol dire condensare un’informazione, una storia, un aneddoto in 7 parole, comporre frasi senza aggettivi, avverbi, pronomi, interiezioni e pronunciare il tutto a velocità superluminale e in un ordine strategico: le prime tre parole saranno le uniche ad essere ricordate, il resto...in cavalleria. La sintesi è un dono divino, è un pregio: soggetto, predicato, complemento. Ma uffa, un evento va circostanziato. E’ difficile in famiglia parlarsi in modo basico: “Lascia le chiavi sul tavolo” è un telegramma, non un dialogo.

Le differenze tra me e Maxi si sono acuite con l'arrivo dei microospiti, ci inseguiamo per casa cercando di arginare la catastrofe che i due nanoelettroni portano con sè e, come nella migliore scena del teatro dell’assurdo, compiamo azioni uguali e contrarie transitando in un luogo a distanza di pochi secondi uno dall’altra. La differenza tra di noi sta nella radice delle differenze tra uomini e donne (concedetemi di generalizzare)…io ho un approccio didascalico: fare=chiacchierare; lui ha un approccio sintetico: azione=reazione. E così succede che io apro e lui chiude, io chiudo e lui apre, io metto lui toglie, lui mette e io tolgo, io sposto lui rimette, io accendo lui spegne. Il tutto in una manciata di metri quadri e di secondi e spesso anche nello stesso metro quadro: io apro un’anta e lui la chiude, io prendo il riso, mi volto e lui lo mette via. E ognuno di noi prosegue nel suo percorso: non trovo il riso quindi si mangia prosciutto e melone. Come in un errore di Matrix, il riso non è mai esistito.


Chissà se un giorno le nostre strade e le nostre volontà si uniranno o se mi conviene avere sempre almeno un piede sulla scala per non rischiare di non trovarla più perché l'ha messa al suo posto.

martedì 23 giugno 2015

Educare i figli o giocare a poker

Educare i nanidagiardino, consegnarli alla vita è una lunga partita a poker. Questa è la mia conclusione dopo 6 anni da genitore. Avevo letto tutti i libri di tata Lucia, organizzato tavole rotonde con mamme più esperte di me mentre gli uomini passavano le serate giocando a poker. Avevano ragione loro.

Come nel poker, la vita in famiglia è una combinazione di fortuna, calcolo delle probabilità, osservazione e una buona dose di bluff per indurre gli avversari in errore.

Il Mazziere, quello che tutto può e tutto governa, aveva già distribuito le carte in tempi non sospetti, quelli in cui le mamme pensavano che tata Lucia fosse la panacea dei loro mali…e invece no. Il poker era la risposta. Si chiamano cartefamiglia e i semi sono sono la parte più interessante:
  • EDUCAZIONE SOCIALE (buongiorno, buona sera, con asso di grazie)
  • IGIENE (dentimanimuso* e asso di doccia)
  • ISTRUZIONE (1 nota all’anno mese, con asso di promozione)
  • LA COSTITUZIONE (l'impianto di regole che ogni famiglia declina per sé: televisione, videogiochi, dolciumi, orari, lettone, con asso di ordine)

Quando, superato il primo amorevole accudimento che il genitore medio affronta con arroganza e senso di superiorità, in casa appaiono dei nanidagiardino diventati grandi e riottosi e tutto diventa complicato, ecco che anche la mamma si arrende alla ragione del marito e si siede al tavolo verde.

Una puntata: mezz’ora di cartoni al giorno. E gli altri giocatori “vedono” e, per certo, “rilanciano”: un’ora di cartoni. Ed ecco che la partita diventa “calda”. Negoziare con i nanetti è un allenamento zen, un’estenuante battaglia politica, un esercizio di leadership cui noi genitori moderni non siamo preparati. Sommando tutto è…poker.

La partita vuole alleanze, cospirazioni e strategia. Tutti nemici di tutti o alleati a combinazioni intercambiabili: “voglio il motorino” è la scommessa del primogenito e per giocarsi questa gli serve tutto il figliame dalla sua parte pronto ad alzare e rilanciare con pagelle fantastiche e la promessa di chiamare casa ogni 10 minuti; “metti in ordine la camera” richiede un fronte genitori compatti e una mano super sicura.

Il giocatore che ha la mano più forte – di solito la mamma non si neghi – decide di calare l'asso. E' rischioso, senza avvertimenti, un lancio nel vuoto ma quando la mamma è pronta niente la ferma e il gioco si fa pesante. Lei conosce la sua strategia, conosce i suoi avversari:

"punto tutto sulla scuola: voglio una pagella outstanding”...e passa la mano sull'igiene! Rullo di tamburi, l’aria di fa pesante, la tensione si taglia con il coltello. I giocatori sentono la pressione: vedere o lasciare…il rilancio è fuori discussione, difficile alzare la posta.

A questo punto la mano diventa interessante, la puzza regna sovrana – i figli fanno sport almeno 3 volte a settimana ma solo una di nuoto...pazienza - bisogna tenere duro, aspettare che siano loro a cedere, a dichiarare pruriti in zone impervie, a realizzare l'orrore delle unghie nere dopo la partita, a sentire odore di umanità dove passano. Bisogna resistere senza abbassare la guardia sui compiti, sulle interrogazioni, sulle verifiche. Mai dichiarare il bluff altrimenti è la fine, è la convocazione in Presidenza con un figlio lurido. Se la squadra dei genitori è compatta, verosimilmente si arriva a una pagella decente (outstanding era un miraggio calcolato) e a sentire l’acqua della doccia scorrere volontariamente.

A seconda dell’età dei nanidagiardino, del momento dell’anno la puntata è diversa. Cedo sull’orario della nanna ma non sulle buone maniere a tavola. Chiudo un occhio sulla quantità di cartoni ma non sulla quantità di cioccolato….è sfibrante. Soprattutto perché loro, i nanidagiardino, i giovani virgulti che noi mettiamo al mondo piccole tabule bianche da scrivere…in realtà “nascono già scritti”. Sono negoziali e cartesiani, preparatissimi nell’arte dell’attesa strategica, del contraddittorio senza fine.

La cosa più importante è non abbandonare mai il tavolo, loro puntano proprio a questo. Il bravo giocatore di poker mantiene la calma anche quando la mano sembra perdente invece la mammamedia lancia le carte urlando con la voce di Poltergeist e rovescia il tavolo con la forza di Hulk. Il papàmedio - che giocava a poker mentre la mamma giocava a fare la mamma - sogghigna per la sua abilità e - ricordando tutte la carte sul tavolo - ripristina la situazione quo ante. Dalla loro i nanidagiardino fanno il loro gioco alternando vittorie e sconfitte, capricci e lunghe verbose trattative. Il gioco è alternare le mani: cedere o rilanciare con sapiente equilibrio.


Ecco perché proporrò a Rocco Palumbo di prendere il posto di tata Lucia. Più che timeout ai genitori moderni serve il Texas Hold’em.



*dentimanimuso a casa Maxi è il ritornello di ogni passaggio in bagno, nella speranza (vana) che la routine gli si stampi in mente

lunedì 15 giugno 2015

Dopo la scuola venne il campus...

La scuola è finita, a breve finisce anche lo strascico delle pizzate e delle festicciole di fine anno e adesso….si ride. Sì perché è giusto che la scuola sia finita, è giusto che finisca il 6 di giugno e riprenda il 16 settembre…insegnanti e alunni hanno bisogno di una pausa, l’anno scolastico è durissimo per entrambi.

Atteso che sono figlia e pronipote di insegnanti…posso sorridere, anzi…posso avere un ghigno diabolico?

Quei 100 giorni d’estate vanno occupati, come i 15 di Natale e i 10 di Pasqua e tutti cozzano con i 30gg di ferie annui delle mamme e dei papà. Che poi, diciamocelo, è sempre questione di prospettiva: dalla parte degli studenti è una pacchia e dalla parte dei genitori un esercizio funambolico.

Loro, i sadici nanidagiardino che abitano le nostre case, da 0 a 18 anni aspettano le vacanze per svegliarsi senza Il Sergente Maggiore Hartman che entra nella camerata..ops cameretta…urlando a squarciagola, per andare a letto senza un cane lupo che gli corre dietro per mordergli le chiappe, per avere qualche giornata libera senza violino, karate, nuoto, inglese, storia e geografia. Tutto sacrosanto. In fondo noi vogliamo la stessa cosa, aspettiamo le ferie per gli stessi identici motivi. Ma come dicevo…è tutta questione di prospettive.

Nella vita 2.0 quei 100 giorni sono una prova di forza, come quando nei teambuilding aziendali ti fanno camminare sul ponte tibetano…non importa che sia sollevato solo pochi cm o tanti mt da terra…è difficile comunque. Poi però – dicono – ti sentirai meglio con te stessa e sentirai di avere forze che prima non sapevi. Ma io domando: se non lo sapevo e stavo bene lo stesso…perché provare il panico per sapere che lo so superare? Uno dei misteri del mondo.

Nella vita 2.0 quei 100 giorni – 14 settimane – sono un gioco di incastri mica da ridere per tutte le categorie di mamme: chi non lavora adegua il suo tempo in loro funzione, chi lavora….uguale.
Dopo la fine della scuola iniziano le più disparate attività che hanno durata limitata e la logistica della famiglia si ridisegna sui nuovi orari:

- 1 settimana di campus basket (lavatrici serali compulsive, nanodagiardino irriconoscibile e devastato e weekend baskettaro per tutta la famiglia)

- 1 settimana di campus all’orto biologico (piante, piantine, terriccio vario sparsi ovunque, lavatrici serali compulsive e weekend bucolico nelle malghe per tutta la famiglia)


- 1 settimana di corso di cucina organizzato dalla scuola (nanodagiardino sazio e confuso, coperto di farina, lavatrici compulsive serali e weekend gastronomico per tutta la famiglia)

- 2 settimane di campus all’oratorio dietro casa con partecipazione ad attività varie: piscina, rugby, l’orto biologico, il corso di cucina, il campus di basket (vd. sopra)

- 2 settimane in campagna dalla nonna che a febbraio comincia un training dall’osteopata per affrontare l’arrivo della mandria e che si è informata per far fare ai bambini un sacco di attività ludico creative: corso di ceramica dalla vicina di casa, corso di cucina dall’altra vicina che ha l’orto biologico (il plus di questa fase è che i genitori, stremati dai cambiamenti organizzativi, prendono fiato e tornano a lavorare seriamente senza passare le giornate impegnati nel gioco del 15 di “chi va a prendere gennarino”?)

- 1 settimana a casa – perché non se ne può più, non ci sono soldi, idee e la forza per accompagnarlo da nessuna parte e lo si lascia ciondolare a casa chiamando a raccolta tutti i gradi di back up di cui una mamma è capace: la mamma, il papà, lo zio che di solito “è taaanto affezionato ai nipoti” (e che si vede solo 4 minuti al mese), la vicina di casa che adora i bambini e in qualche modo anche questi 5 giorni passano tra permessi al lavoro e cambi della guardia in casa (dove il principe staziona in pigiama e tutt’al più accompagna sonnolento la zia a fare la spesa)

- 3 settimane di ferie con papà e mamma: si slacciano le cinture, si lascia la lunghina lasca, che la famiglia si ritrovi, si riunisca, goda del tempo insieme! La prima settimana è amore puro, entusiasmo, energia. La seconda settimana il papà dà segni di cedimento e vorrebbe tornare in ufficio, sogna riunioni con il capo alle 7 del mattino per farsi fare uno shampoo per aver perso un contratto milionario. La terza settimana la mamma dà segni di cedimento e sfoglia ossessivamente vogue sognando di camminare leggiadra e bellissima su una passerella e non inseguire in pareo e ciccia molle due mostri che scappano al mattino e trascinarli a peso morto la sera.

E non è finita qui. Perché quando papà e mamma finalmente iniziano le ferie, il primo giorno di lavoro, ai nanidagiardino mancano ancora 3 settimane prima del rientro nei ranghi. Da riempire di qualcosa, da svuotare di vacanze e da usare per fare i compiti delle vacanze (tutti i compiti)….ma questa è un’altra storia!

mercoledì 10 giugno 2015

Inziare, finire...commuoversi

In queste settimane a casa Maxi si celebrano diversi "finali" e a breve diverse "partenze"

Riflettendo su questa coincidenza, mi suona in testa la canzone di Niccolò Fabi che parla di inizi, finali e tempo di mezzo. In questi giorni ho la pancia in subbuglio e l'agenda confusa e anche se lo so che sono loro i protagonisti, io mi sento ancora tanto chiamata in causa.

…”ah si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende […]
Ho iniziato l’avventura da mammamedia qualche anno fa (pochi) e da allora ogni giorno ci sono state mille occasioni per iniziare o per finire qualcosa. Tutti affrontiamo cambiamenti vari, mamme o no. Io ammetto di fare ancora fatica a gestire il carico di emozioni di questa altalena (cui i nani aggiungono il "giro della morte").

Quest'anno si ripete per la seconda volta una cabala di arzigogolate coincidenze scolastiche e un'agenda da prendere per le corna, come in tutte le famiglie in cui i nanidagiardino hanno 3 anni scolastici di differenza. Per la seconda volta da quando sono arrivati, i loro inizi e le loro conclusioni si sono incrociate e hanno travolto me - perfetta mammamedia all'italiana con la lacrima in tasca e le palpitazioni di ordinanza.

Alla mia età i cambiamenti sono passaggi epocali; al momento la fine del nido e del corso di acqua baby mi turba molto

Per 180 giorni della mia vita e della loro, io, Mini e Micro siamo rimasti abbrancicati, accozzati, koalati immersi in 80 cm di acqua bollente, cantando “la bella lavanderina”, “il girotondo”, sorridendo al “pacco bomba”. Tuffi, schizzi, salti, giochi. Finito. Lo spogliatoio umido e caldissimo, la sacca pesante come un masso, le merende spiaccicate. Fine. Il mio tempo privato con loro, uno alla volta con i nostri riti, abitudini, sempre uguali e molto segrete. Fine. Le chiacchiere con mamme di cui non so il nome, non so niente ma con le quali ho scambiato confidenze da vere amiche. Fine. Fine di quel periodo di comporto in cui lo sport è uno gioco da fare con la mamma. Stefania ha accolto in vasca due infanti e me li restituisce due pesciolini. Mi mancherà da morire. 

Il nido è stato quel luogo sicuro e accogliente in cui tutto ha avuto inizio. In cui i bambini sono accolti da maestre che sono ancora mamme. Quel luogo magico in cui maestre, commesse e mamme e bambini sono tutti una grande famiglia colorata con nomignoli buffi, abitudini tenere di ogni giorno. Assunta ha accolto Mini a 7 mesi con un sorriso che mi ha convinto che tutto sarebbe andato benissimo. Così è stato. Mi mancherà.

Con Mini è stato l’inizio di tutto, la partenza dello shuttle verso il nuovo pianeta, verso la vita 2.0 dalla quale non si torna indietro. Il momento zero in cui tutto comincia, tutti si preparano e tutto è nuovo. Con lui ho iniziato "cose" che con lei concludo. Oggi il nido e il corso di nuoto. Due momenti, due luoghi e una manciata di persone che custodirò nel cuore perchè mi hanno accompagnato in questa avventura con un affetto senza il quale non ce l'avrei fatta.

Quando Mini ha compiuto 3 anni, le prime conclusioni però poi è nata Micro e la giostra è ripartita. Ho fatto una specie di prova generale. Adesso la cabala si ripete ma stavolta lascio indietro questi due "pezzi" di storia, è ora di crescere sul serio.


Una conclusione, come dice Fabi è per certo teatrale, è potente, è un’emozione che si riesce quasi a toccare. Una partenza è una gioia, un'emozione che non controlli, perchè non “ti appartiene ancora” e così sarà Settembre, pieno di meravigliose e complicate partenze ma ora non ci voglio pensare, ora è il momento caldo dell'emozione teatrale, delle lacrime di mamma che ricorderò per sempre e me le voglio godere fino all'ultima goccia, come se fosse solo quel tempo di mezzo in cui "costruire".

mercoledì 3 giugno 2015

Mamme sull'ottovolante

24 marzo - riunione alla materna di cozza per analizzare l'anno e definire...l'agenda e da quel giorno: alea iacta est! Non si torna più indietro

13 maggio - consegna della pagella di cozza (sì, pagelle della materna!). Colloquio personale in saletta riservata con le due maestre schierate in pompa magna per condividere il giudizio sul percorso di questi tre anni. La mia prima volta dall’altra parte della barricata…le prove generali per il colloquio con una severissima e furibonda prof di fisica. Lui promosso, io adrenalina da esportazione, pulsazioni impazzite e occhione con l'oceano come i cartoni degli anni '70

16 maggio - saggio di judo con passaggio di cintura per cozza e un altro migliaio di bambini. Frotte di genitori, fratelli, nonni e vicini di casa senza scarpe inginocchiati vicinivicini sul tatami della palestra. Ore 16:00 entusiasmo palpabile, fotografie a raffica, applausi scroscianti per tutto (perché i bambini hanno diritto a un rinforzo positivo). Ore 18:00 l'artrite non lascia scampo, le ginocchia sono ormai separate dal resto del corpo, i mariti vagano su internet alla ricerca di notizie sul resto del mondo, i maestri sono stati ammutinati dal milione di bambini che corre anarchico sul tatami e gli applausi sono stanchi. Applaudono senza convinzione ormai solo i genitori del bambino chiamato per il cambio di cintura (se se ne accorgono nonostante l’inquinamento acustico).

20 maggio - riunione di fine ciclo al nido di cozzetta per i bambini che passano alla materna (sottotesto: se non partecipi ti mando i servizi sociali). In caso di ritardo, sono previsti 4 secondi di pubblico ludibrio da parte dell'assemblea delle mamme, rendendo vana l’entrata in punta di piedi

27 maggio – festa dei remigini con consegna dei diplomi (oggi alla materna danno pagelle e diplomi, così non se ne parla più. Li appendiamo al muro poi per gli altri si vedrà) con litro di lacrime garantito nel programma, musica strappacuore e muro di flash Hollywoodiano che nemmeno per George Clooney agli Oscar.

6 giugno – gara di nuoto con passaggio al secondo livello con tifo da stadio per dei nanetti il cui miglior risultato è non annegare.

10 giugno – festa di fine anno della materna di cozza. Quest'anno in un parco pubblico, pare che l’anno scorso la moltitudine di parenti calata alla festa abbia creato non pochi problemi, avendo una formazione 1-6 per bambino (moltiplicato per 156 bambini…"è tanta roba"!)

11 giugno – cena dei remigini con le maestre senza genitori. La loro prima uscita sociale senza i genitori. E quindi cena (nella stessa pizzeria) per le mammemedie agitate. La cena delle mamme è così strutturata: le mamme delle femmine hanno un tavolo al privè del Royalto e una brocca di margarita, le mamme dei maschi hanno prenotato il tavolo accanto ai pupi, in caso di necessità.

16 giugno – riunione alla scuola elementare di cozza per la consegna del libretto di istruzioni per l’uso della prima elementare etc etc (sottotesto: benvenuti all'inferno!)

19 giugno – festa di fine anno al nido di cozzetta con consegna dell’oggetto di raccordo da portare alla materna. Quest’anno non sono le materne ad accogliere i bambini ma i nidi ad aiutarli a uscire.

20 giugno – pizzata di fine anno con la classe della materna di cozza (la chat che sottende a questo evento regala ogni giorno spunti comici non indifferenti)

Data da definire – riunione alla materna di cozzetta per capire come farle iniziare questa nuova avventura

Tutto rigorosamente alle 16:00 e/o alle 19:00.

In ufficio siamo in 3 mamme, con impegni a scacchiera dal 15 maggio al 15 giugno e un capo che ringhia ma è inerme, sua moglie ha la stessa agenda isterica e a lui non resta che aspettare con pazienza il passaggio del tornado.

Oggi non funziona come ieri, le mamme devono inventare davvero le ore per far quadrare una riunione in ufficio e una a scuola; oggi non si può mancare come faceva la mia mamma (tante mamme) con buona pace di tutti – oggi vieni marchiata con il fuoco dell’indifferente. Bisogna portare tutto per tutti (di solito uguale e contrario per ogni bambino della famiglia e dispari rispetto all’offerta del supermercato), essere informati di tutto, reperibili al secondo squillo e per 4 gradi della gerarchia famigliare e soprattutto, disponibili "in tempo zero". Se manca un solo passaggio, professionisti di vario ordine e grado aspettano le mamme dietro l’angolo per capire, analizzare, trovare una soluzione, intervenire, risolvere.

…ecco perché ho solo due figli (massimo onore alle mamme con tanti figli e a quelle che riescono a ricordare tutto)
…ecco perché le mamme finiscono le ferie il 20 giugno

Ma...al fin della licenza, una domanda: se il mondo dei bambini si regge in piedi dal 15 settembre al 15 maggio (fino al 15 giugno campano, fino al 15 luglio sopravvivono)…io ho diritto a 4 mesi di ferie? No? A un aumento di stipendio congruo per sostenere le spese dei 4 mesi di vuoto? Nemmeno?...allora a una stanza climatizzata qui in ufficio con me…

il silenzio della risposta mi preoccupa. Torno al lavoro, domani ho bisogno di un altro permesso.