venerdì 24 aprile 2015

Il salone del mobile e gli alieni

Ci sono alcuni punti fermi nella vita di un italiano: il festival di San Remo (= Carnevale), il Salone del Mobile, (= primavera), Miss Italia (= inizia la scuola) e Sant'Amborgio (perchè sono milanocentrica) che porta l'albero di Natale. L'albero si smonta per l'Epifania (perchè anche i milanesi si adeguano), io inizio il mio puzzle scacciapensieri e da queste parti aspettiamo l'arrivo del tornado. Mentre Milano si veste a festa per la settimana del Salone, Casa Maxi si veste a festa per l'arrivo de "loziofabbo". Un incrocio tra un folletto, Peter Pan, un marziano e Fiorello.

A casa Maxi il Salone del Mobile è una primavera speciale, che arriva in modo fragoroso e si porta dietro una valigia carica di cultura, fantasia, chiacchiere, immagini, colori, caos, allegria e tutto il sole di Trinacria.

Da quando esiste una Casa Maxi, arriva puntuale l'alieno per azzannare, mordere, graffiare il Salone senza farsi scappare nemmeno un dettaglio, un'immagine, un colore.

Il giorno prima del suo atterraggio appare una stanza in più, come nella tenda dei Weasley alla partita di Quidditch. Con buona approssimazione e tanta fantasia abbiamo sempre trovato il modo di inventare uno spazio che non c'è: un divano prima e un materassone gonfiabile poi, uno sgabello per comodino, uno stand per armadio, una lampadina per abatjour…tutto strampalato, lontano da me e dalle mie rigidità e dalle nostre giornate cadenzate e strutturate (da me), frettolose e milanesi. Con l'alieno saltano gli orari, le regole, le cene a tavola, le lavatrici da fare…salta tutto. Per una settimana intera si respira a Casa Maxi allegria e fantasia.

Loziofabbo, come lo chiamano cozza e cozzetta, arriva il giorno prima del Salone e parte il giorno dopo la chiusura, in ritardo, in affanno e con ancora un sacco di cose da fare e da vedere.

Arriva di corsa in ritardo, in affanno, con una lista di impegni lunga come il mio scontrino della slunga, lascia la borsa e scappa e si tuffa di testa con un carpiato mortale nelle follie di quella settimana: eventi, mostre, esposizioni, meeting, happy hour e briefing, una torre di Babele di cose e persone, una sbronza di cibo, vino, mobili, strani personaggi vestiti in modo strano che dicono cose strane. Il popolo del Salone è sgangherato, colorato, sempre sorridente e stanco morto. E decide le sorti del mondo. E per una settimana la memoria rispolvera il profumo mai dimenticato della Milano da bere.

L'alieno entra, esce, scatta, guarda, mangia, ascolta, incontra, torna a casa quando capita di giorno e di notte. Io lo aspetto con fame di racconti. Mi piace ascoltare le storie della mia Milano: allegra, divertente, colorata, centro di un mondo allegro, pieno di idee e di cultura, di orgoglio, di progetti. Cozza e cozzetta si alzano di slancio al mattino per andare a saltare sul lettone gonfiabile e svegliare bruscamente il poveretto che è rientrato alla 1 e  ha finito di lavorare alle 3 perchè io l'ho torturato di chiacchiere. Voglio sapere tutto, tutto quello che c’è al di là della folla che trovo in giro per la strada e del profumo di porchetta n.5 (che è il sapiente mix&match del profumo della porchetta dell’happy hour e della tonnellata di Chanel n.5 in cui ha fatto il bagno la famosa designer Yoshira Tumifuni - ma come non la conosci? sei out - vestita da geisha alle 10 del mattino in San Babila al braccio di un dandy con i pantaloni di un abito tagliati al ginocchio, il calzino a righe e la giacca senza una manica).

Il milanese brontola e protesta per contratto, per natura, per principio. Il Salone del Mobile mette tutti in pausa, se ne parla prima (male) o dopo (peggio) ma durante…durante no, ci si diverte. Non puoi protestare in abito da sera, non è chic.

Quando loziofabbo se ne va Casa Maxi torna ad essere "solo" Casa Maxi. Ci troviamo seduti sul solito divano, davanti al solito telegiornale, alla solita ora guardando il lettone gonfiabile che si sgonfia e pensando: quanto manca al prossimo Salone? L'atmosfera che il Salone e i suoi alieni - ma il nostro più di tutti - sanno creare in città, è davvero magica.

Il giorno dopo tutto riprende il suo posto, il soggiorno torna soggiorno, gli orologi tornano a fare tic tac sul nostro fuso orario e svanita la tristezza resta una certezza: dopo il Salone…l’estate è alle porte.

giovedì 16 aprile 2015

Hic sunt leones...et bernici

I Bernici sono animali notoriamente pigri ma il tepore del primo sole è un richiamo a cui non sanno resistere e sabato hanno aperto ufficialmente la stagione della motogita.

Il motociclista di città esce dal letargo ad aprile per il carciofo e ci torna a fine ottobre dopo la tartufata d’ordinanza. Accende il motore con il sole e lo spegne con la nebbia, senza deroghe. I Bernici non fanno eccezione.

Lasciati i nanidagiardino ai rispettivi e terrorizzati nonni, data una manciata di consegne, i Bernici sono saliti in sella ai due impazienti cavalli a motore e gli hanno sciolto le briglie.

Due muscolose e cromate bellezze tedesche hanno fatto ruggire i rombi di quattro boxer e come potenti felini hanno finalmente graffiato l'asfalto dopo un lungo inverno di attesa. La potenza e la spinta con cui le moto hanno macinato chilometri era persino più forte della nostra voglia di fuga.

L’ultima fuga dei Bernici era stata in un piovoso finesettimana di giugno, quando i due germanici ghepardi d’acciaio avevano dovuto cedere il passo a una comoda berlina giapponese. Questa volta niente avrebbe fermato i due piloti Bernici e le loro cromate fiere.

Il viaggio è stato proprio viaggio, 500 km di curve e panorami mozzafiato. Il bernicio è solito usare la cavalcatura per raggiungere una tavola imbandita, invece questa volta né le cavalcature, né i piloti erano disposti a cambiare programma e mezzo di trasporto, nessun compromesso: i 4 boxer implodevano di energia…dovevano correre. Il percorso è stato studiato ad hoc: strade bianche, poco traffico e nessun pedaggio.

Sciolte le briglie ai cavalli e svuotata la mente dal solito sabato, i Bernici sono partiti.

Il milanese medio – e con lui il bernicio – è totalmente milanocentrico. Il mondo esiste dentro il cerchio delle tangenziali (meglio se dei Navigli). Accetta con riserva le autostrade e non contempla l’esistenza di strade alternative. Il milanese motociclista, novello Robinson Crusoe accetta la sfida dell’esplorazione solo per amore delle due ruote, per giustificare a se stesso e alla banca l’acquisto di un costoso bestione da turismo. Il motociclista milanese ha la moto giusta, l’outfit giusto, il bagaglio giusto (la femmina poi ha anche il cambio serale tattico glamour e sempre fashion) dentro la borsa giusta, il casco con l’interfono e con il collegamento al cellulare (perché la non reperibilità è fuori discussione).

Armati di navigatore elettronico e cartina analogica – che fa viaggio avventura – e coerenti con la mission dei motociclisti della domenica, i Bernici hanno scollinato da Milano al mare senza passare per l’autostrada, attraversando luoghi misteriosi di incerta definizione. Non paesi ma frazioni, non proprio frazioni, località, ma nemmeno località….3 casette di mattoni qua, 3 casette di mattoni là divise da una strada bianca dove passano solo motociclisti milanesi per 4 mesi all'anno e solo la domenica.

Fuor di ironia, i Bernici hanno scoperto borghi e borghetti che hanno davvero sottolineato il loro essere milanocentrici. Hanno attraversato gruppetti di case – abitate – tutte appoggiate su strade bianche, non illuminate, con il burrone da un lato e la montagna dall’altro. Luoghi in cui c’erano ancora insegne dimenticate: il simbolo della cabina telefonica appeso al muro del negozio di “commestibili”, la vetrina della “pettinatrice” e il profumo di pane appena sfornato. La prova che Walnut Grove esiste. Abbiamo pranzato in punti di ristoro che somigliavano tanto al ristorante di Nellie Oleson e abbiamo realizzato che certamente non hanno sky, eataly, l’esselunga o le app, che non comunicano con whattsapp e non leggono i libri sul kindle, non girano per il paese con il segway…vanno a piedi dalla vicina, a fare la spesa senza dimenticare niente e non mangiano giappo. Si alzano al mattino tra i boschi e la loro vita è ancora regolata dal trascorrere delle stagioni e non dal passaggio della metropolitana. Sanno che oggi è il giorno 16 e non la settimana 16, conoscono i vicini e quando si parlano si guardano negli occhi.

Il milanese è milanocentrico e si compra la moto per andare a curiosare fuori dal suo centro del mondo come se facesse un safari, per arrivare a “santa” a mangiare la focaccia e tornare a milano in tempo per prendere l’aperitivo al living sorseggiando una caipi con la cumpa. Non è una gara ovviamente, ognuno vive calato nella sua realtà.


I Bernici però cominciano ad avere quell’età in cui si filosofeggia, quella in cui la presenza di nanidagiardino che si stupiscono quando vedono le mele sugli alberi e non al supermercato ti fa pensare che forse…lo sguardo della Madonnina si allarga oltre la cerchia dei Navigli e che non è solo Milano quella che luccica!

giovedì 9 aprile 2015

Primo trimestre tra cambi d'abito e follie

No, non mi sono dimenticata. No, non ho esaurito gli argomenti, ho solo tra le mani un nuovo….puzzle! Sempre lui, è sempre lui che mi distrae, che mi “massaggia” la mente e la protegge dalle sue pericolose divagazioni. Questa volta è un osso duro, che ho affrontato con inusitata arroganza e poco rispetto e lui ha risposto con rigore e disciplina che non mi sarei aspettata. Ecco perché il lungo silenzio, lui mi ha piegata. A tratti mi pare di essere sul punto di cedere…sto resistendo perché lasciarlo incompiuto mi porterebbe diretta su un lettino a farmi molte domande.

Le ultime notizie davano Veronilla divisa tra le sfumature sensualamorose di Mr. Grey e le quelle amorose e basta di Mr. Mini e la sua aristotelica visione della vita. Il resto è una buffa sequenza di cambi d’abito:

A gennaio: Atlante. Ho coperto l’assenza di manilabenedettadalcielo che è tornata a manila, come è giusto che sia. In preda a delirio di onnipotenza ho fatto tutto per tutti a tutte le ore senza chiedere aiuto a nessuno: la mamma perfetta, la moglie perfetta, l’anfitrione perfetta, la casalinga perfetta, la segretaria perfetta, la collega perfetta finendo per chiamare l’amica cardiologa in preda a un attacco di panico perché la perfezione stanca e non esiste. E soprattutto è noiosa. Ho lanciato il globo nell’iperspazio dichiarando che Atlante è un’idiota…viva la delega.

A febbraio: Arlecchino servitore di vari padroni. Ho passato il tempo divisa tra brindisi e torte: compleanni, anniversari e ricorrenze e il ritorno di manilabenedettadalcielo che ho accolto come un miraggio abbracciandola inginocchio ai suoi piedi. E la vita in casa Maxi ha ripreso il suo trantran. E tutti hanno applaudito perché la mamma pazza che si alza con un drill dei marines perché tutto e tutti devono essere perfetti entro le 8.30 non raccoglieva molti consensi.

A marzo: Calimero. La calimerite è il porto franco dove approdano tutte le mamme periodicamente. Nel mio caso mal si sposava con brindisi, puzzle e lavoro pazzo e forsennato. Quindi ho prenotato parrucchiere e manicure e come d’incanto è tornato a splendere il sole.

Ad aprile: Veronilla. Eccomi acciaccata, shackerata e confusa ma felice e ristabilita, come dopo una lunga influenza. Ho provato l’ebbrezza della perfezione e del caos, della sospensione spazio temporale senza telefono e accessori vari, l’emozione di avere un bagno funzionante e in ordine e il brivido di accogliere a casa un idraulico con un fisico da GQ e di sentirmi come le impiegate della pubblicità della coca cola.

Ed ecco il riassunto delle mie migliori mie follie, confessate senza veli, sicura che chi legge ne ha altrettante da aggiungere:

ü Chiudere il telefono in frigo: fatto (e nella scarpiera, nella dispensa, nella borsa della spesa (insieme ai piselli surgelati), nel baule, nella valigia….fatto fatto fatto)
ü Uscire con un bebè senza pannolini: fatto (ovviamente verso una destinazione scomoda, un orario scomodo e senza paracadute)
ü Uscire chiacchierando senza borsa: fatto (e prenderne coscienza sempre troppo tardi)
ü Partire e lasciare la borsa sul tavolo, sotto il tavolo, accanto al letto e dover pianificare il ritorno sul luogo del misfatto ovviamente quando nessuno può muoversi: fatto
ü Versare un bicchiere di olio invece di acqua: fatto (ed era un pranzo di lavoro)
ü Arrivare in ufficio in jeans e scoprire che non è venerdì e che il capo aveva (da tempo) chiesto l’alta uniforme proprio per quel giorno…ma proprio quello: fatto
ü Perdere lo scontrino del parcheggio: fatto
ü Prendere la metro sbagliata e accorgersene dopo 4 fermate: fatto fatto fatto mille volte
ü Prendere l’autobus giusto ma nella direzione sbagliata: fatto (perché sono yankee doodle e giro il mondo inseguendo i miei pensieri)
ü Dimenticare il bucato nella lavatrice, l’insalata nel frigo, la mela nel cassetto in ufficio e anche un cavolo bollito nel forno (questo per settimane, dando la caccia all’uccello morto che ero sicura si fosse infilato nella cappa): fatto tutto in ordine sparso


E adesso….coraggio a tutte le donne calimero e a tutte le mamme atlante in giro per il mondo…uniamoci e ridiamoci su!