venerdì 30 novembre 2012

Femmine contro Maschi...di notte

I figli li fanno le donne e ci sono tanti perchè.

Succede che Micro decide di ballare la conga per un'ora e mezzo in piena notte. Nel silenzio avvolgente e profondo dell'una del mattino. Lei strilla, urla, strepita, ringhia. Io la lascio strillare, urlare, strepitare, ringhiare. Poi mi alzo perchè strilla troppo, la recupero perchè è ultrasonica, vado in bagno, accendo la luce, le lavo il naso e i decibel hanno ucciso un cervo a bergamo, passeggio in corridoio, passeggio in soggiorno, le preparo la camomilla, apro e chiudo la porta del corridoio, lei si calma e io la riporto a letto. Dopo pochi minuti la giostra riparte. Così per un'ora e mezzo.

Succede che trovo Maxi e Mini stamattina in cucina a giocare a carte (...). Freschi come due fiorellini di campo, complici nella loro partita a scopa con le cartine di Cars dell'esselunga.

Succede che i maschi sorridono carezzevoli: "buongiorno a tutte e due, avete dormito bene?"

SGRUNT...

martedì 27 novembre 2012

Un tranquillo weekend di...gòmito

Venerdì ero in ferie perché abbiamo comprato lavatrice, lavapiatti e frigorifero nuovi (argh) e ce li consegnavano proprio venerdì mattina.
Venerdì Maxi era in ferie perchè...vabbè, perchè è così per ora. Con l'occasione abbiamo passato la giornata insieme. Cioè: io in cucina a smontare, pulire, spostare e lui sul divano a lavorare al computer.

Era tutto troppo....troppo insomma...

Ore 14:00 chiama il nido: cartellino rosso per la piccola. Gòmitando (sic) aveva centrato la compagna che dormiva accanto a lei e la maestra…praticamente un cecchino. Maxi va a prendere la piccola, la nonnabenedettadalcielo va a prendere Mini e io resto con i mobilieri (perchè per cambiare il frigo è d'uopo cambiare mezza cucina) a disperdere la dispensa in giro per casa.

Ore 17:00 l’ordine sembra ristabilito: Micro si è ripresa e ride, Mini gioca con le macchine e la cucina è un caos…calmo. Ma l'entropia è dietro l'angolo: mi sento male! Nooo…dobbiamo uscire a cena stasera, c'è qualcuno che sta impastando tagliatelle e sfornando biscotti per me. Domani abbiamo una merenda con bambini. Domenica abbiamo una merenda con bambini + bambini. Lunedì una cena con gli amici che non vediamo mai. E’ un weekend perfetto…non ci posso credere, non è possibile. Se riposo mi riprendo, vero? Falso! Passiamo inesorabilmente a DEFCON 3.

Ore 21:00 non mi arrendo all’ineluttabile. Decido di barcollare lo stesso alla cena giurando che ce la posso fare. Usciamo da casa e contemporaneamente la mia anima esce da me. Tralascio l'esito della cena. Serata splatter a casa degli amici ma con elegante indifferenza.

Ore 23:00 mi arrendo alla ttt: tutone, tachipirina, tisana.

Inutile dire che annullo gli impegni di sabato. Per domenica aspetto, passerà.
Sabato va meglio e a pranzo scendiamo al terzo piano perché lì sono figlia e non mamma e si prendono ancora cura di me. Pranzo affollato. A tavola siamo in 9: noi 4, i miei genitori, vinithabenedetta e i suoi due bambini. Sarà una strage.
Sabato sera Maxi inizia a barcollare. Ce la fa, ce la fa…non ce la fa!

Inutile dire che annullo gli impegni di domenica. Per lunedì aspetto, passerà.
Domenica passiamo la giornata in casa, chi si ripiglia (la mamma), chi scrive le sue memorie (il papà). Fino alla telefonata del terzo piano: colpiti e affondati anche loro. Siamo a DEFCON 2. Allarme rosso.

Inutile dire che annullo anche i programmi di lunedì. Ormai lo scopo è la sopravvivenza.

Il totale della strage del weekend è il seguente: 4 abitanti del quinto piano. 2 abitanti del terzo piano (di cui uno con una costola incrinata per essere caduto dal letto), 1 dei bambini di vinithabenedetta e….il cane dello zio barbuto! Gastroenterite virale per tutti.

Aveva iniziato Mini martedì scorso, pensavo non avesse digerito. Ecco perchè non faccio il medico!

mercoledì 21 novembre 2012

Amici, figli e folla

Qualche anno fa (ma pochi, giuro,davvero pochi)  se veniva la voglia di vedere gli amici B, si mandava un sms (meglio una mail di gruppo…eravamo già moderni) per organizzare un aperitivo per la sera stessa. Tempo necessario: 15 minuti.
Oggi se viene voglia di vedere gli amici, magari anche con altri amici servono svariate mail, meglio skype che è chic e non impegna (o whatsApp per quelli più evoluti), il  controllo di svariate agende per organizzare un brunch (e che milanesi saremmo altrimenti!), una merenda, un pranzo, insomma per vedersi di giorno mentre l'apertivo è nel cassetto a fare la muffa. Perché? Perché siamo diventati metà di mille! Perché abbiamo tutti delle cozze attaccate alle caviglie.
L'aperitivo era un modo per rilassarsi dopo il lavoro. Oggi il lavoro è un modo per rilassarsi dopo il brunch.

Ieri seduti (stravaccati) sui divanoni dei locali alla moda si risolvevano i problemi del mondo. La serata iniziava con 4 amici al bar e finiva in una dozzina di amici al ristorante. Erano serate “medusa”: ci si lasciava trasportare dall’onda, dall’ispirazione, dal momento e poi, come dice Maxi che è terrone: “come arrinesce poi si cunta” (che più o meno significa che il mal di testa del giorno dopo ti ricorda che è stata una bella serata).
Poi un’amica è rimasta incinta e abbiamo brindato tra mille gridolini di gioia. Poi l’amica si è palesata all’aperitivo con un enorme passeggino (bambini piccoli = accessori giganti) da sistemare tra i divanoni…vabbè, facciamo che stiamo in piedi che le gravide non si rialzano più dai divanoni e le non gravide non vedono dentro l’enorme passeggino e intanto si brinda a un’altra pancia abitata e via così senza soluzione di continuità tra pance e brindisi. Finché non bevono solo i maschi perché le femmine hanno la pancia abitata o le tette farcite. In entrambi i casi bevono solo infusi.
Poi nel locale alla moda non ci stavamo più, i bambini nei locali rompono, le mamme devono allattare, svezzare, cambiare pannolini, cullare gridolini, i papà devono salvare la vita al nano di turno che si vuole suicidare tirandosi addosso la teglia di farro freddo.
Allora ci si ritrova in casa, come domenica scorsa. I padroni di casa di solito hanno il trasloco il giorno dopo quindi gli atti vandalici sono ben accolti oppure devono espiare delle colpe e lo fanno lasciandosi distruggere la casa. Domenica eravamo "solo" 3 misere coppie di amici ma i B sono in 4, gli R sono in 5 (più quadrupedi), noi 4 (con passeggino)…una folla! 
Per vedere gli amici bisogna fare prima i conti: il locale alla moda non basta, ci vuole una sala banchetti con parcheggio coperto per passeggini, pattini e skateboard, zona cambio pannolini e deposito borse e borsoni con i cambi delle emergenze. Tavolo per i grandi e tavolone per i piccoli, che sono più di noi (perché qualcuno figlia davvero tanto). Zona gioco insonorizzata (magari!) e imbottita (magariii!).

E’ divertente, allegro, rumoroso, stancantissimo, complicato, affollato. Ma era così anche quando noi eravamo figli...ma all'epoca non sapevamo contare.

Ci si saluta all'arrivo con entusiasmo, gioia di ritrovarsi e la speranza di raccontarsi e poco dopo (perchè non si sa cosa sia successo in mezzo ma la giornata è già finita) ci si saluta all'uscita con la certezza di non essersi detti niente, anzi di non essersi proprio incontrate. Sì perchè con 6 bambini e un poppante si comincia un discorso all’ingresso, e lo si finisce il giorno dopo, via mail. Questa è la socialità 2.0.

L'importante è non notare i mariti seduti in terrazzo a fumare e a continuare a risolvere i problemi del mondo.


lunedì 19 novembre 2012

School run...de noantri!

Ho scoperto in questi giorni che partecipo alla School Run. Che poi è una cosa stylish...fantastico! Io che esco come una scappata da casa e faccio la spesa con il pigiama sotto il cappotto... A Milano, dove ormai parliamo brookolino, noi donne che non abbiamo niente da fare facciamo le Run di moda e ne facciamo oggetto di studio e di trend (giust’appunto)
Prima del bebè esiste la Coffee Run in ufficio. Da sempre il momento peggiore della giornata: la sfilata avanti e indietro per andare e tornare dalla macchinetta del caffè. Senza cappotto, senza palandrana che nasconde. Pantaloni troppo aderenti sul segno degli slip, calza smagliata sul ginocchio (dietro, dove non si vede), foglia di acero incastrata nel tacco (dietro, che striscia tutto il corridoio), gonna che segna i fianchi, camicia troppo stretta in vita, uscita un po' dal cinturino della gonna, golfino troppo corto, giacca che non si chiude perfettamente...oltre a tutte le altre tragedie del nostro outfit che al momento di uscire di casa sembrava perfetto e che invece lo scanner impietoso dei colleghi lungo il corridoio sottolinea e trasforma in argomenti di conversazione da mensa. Ho smesso di bere caffè.
Quando diventi mamma si aggiunge la School Run. L’iscrizione avviene automaticamente al momento delle dimissioni dalla clinica ostetrica. Tecnicamente è l'abitudine di portare i figli a scuola in macchina e svagonarli in una "corsia preferenziale" davanti alla scuola ma come tutte le parole anglo-simpatiche è anche la sfilata di moda delle mamme che portano i bambini a scuola. E' la scelta dell'outfit post pigiama che poi pare sia il primo che si indossa al mattino per portare i figli a scuola. Perchè la mamma seria poi torna a casa e si cambia! No comment!
In effetti una mattina ho incontrato un'amica (la solita amica gnocca che nessuna di noi vorrebbe) che portava i bambini a scuola. Le ho proposto un caffè al bar all'angolo ma mi ha detto che doveva andare di corsa a casa: di lì a poco ci sarebbe stata una riunione di classe e doveva andare a cambiarsi e truccarsi perchè non si poteva andare alla riunione vestiti così. Ora, la gnocca in questione è siffatta: mamma alta e slanciata, fisico perfetto con jeans attillato, stivale piatto in camoscio, cachemire a collo alto, filo di perle, capelli raccolti a coda e orecchino in brillante. Ma vuoi scherzare? Io vestita così andrei alla Scala!
Ho fatto uno studio in questo periodo e ho notato che in effetti esiste un dress code a Milano per la School Run: jeans o tutta nera; sneakers o ugg; maglietta bianca e maglione a V o maglione oversize; capelli finto nonmisonopettinata (ma sono meravigliosamente scompigliati) e occhiale gigante da sole di rigore anche in inverno! Hollywood della bassa padana!
MA SCHERZIAMO?? Io porto la 46, alle 7.30 vesto me, Micro, vado al nido in macchina, torno a casa, recupero Mini, il mio pranzo al sacco, il mio libronontistressaresuimezzi, Mini, corro alla materna, poi corro (letteralmente) a prendere l'autobus e la metro per arrivare in centro trafelata facendo finta che non sono le 9.45! Mi ci manca la sfilata di moda. Mi vedrei proprio adatta al ruolo: entrare come un’erinni alla scuola materna, cambiare Mini inginocchiata per terra mentre perle di sudore pezzano la mia camicia e segnano il trucco (perché sarei anche truccata ovviamente). O meglio ancora arrivare in ufficio alle 11 perché devo andare a cambiarmi. O più di tutte: arrivare in ufficio in divisa da SchoolRunMilano. Il mio capo mi fa run fino a Viggiù per poi non volermi più!

giovedì 15 novembre 2012

Imbarazzanti perle di cultura - 1

Stamattina ore 7:30 a colazione:

"Mamma sei come una Venere acchiappamosche"
"umpf….???" (alle 7:30 questo è ciò che di più intelligente posso produrre)

"Sì, la Dionea che mangia le mosche e i piccoli insetti, si chiama anche Venere acchiappamosche"
"??? umpf…che cavolo stai dicendo Mini?" (dottissima citazione TV anni '80 che la mia generazione rispolvera senza fatica)

"Me lo ha detto il capotreno, le piante carnivore mangiano gli insetti e poi li digeriscono, come la Venere acchiappamosche o la drosera"

"Umpf…grazie Mini per questa lezione di biologia"

E poi dicono che la televisione non serve ai bambini. La perla arriva dal "Treno dei dinosauri" cartone animato del canale 624 di Sky di cui Mini si nutre avidamente. Mi guarderò bene d'ora in avanti di dirgli di spegnere…

PS anche io ho citato la tv ma ai miei tempi non c'era Sky!

lunedì 12 novembre 2012

Perchè le calze odiano le donne? Ovvero quello che le donne non dicono...

Sicuramente le calze odiano me e non capisco cosa ho fatto di male per meritarlo.

Il 21 settembre finisce l'estate e comincia il conto alla rovescia verso l'inesorabile: le calze! Ma prima scendono in campo le manovre diversive: pantalone lungo, mocassino, jeans, sneaker…praticamente legittima difesa. Una mattina però non basta più, il generale inverno viene a riscuotere il suo debito di quotidiano fastidio.

Il gambaletto (si è orrendo ma non è questo il punto) stringe il polpaccio e ferma la circolazione. Con quel laccio emostatico non scorre nemmeno una goccia di sangue, complice anche le 8 ore sedute su una sedia. Ora di sera la gamba sembra tagliata in due, sotto il ginocchio c'è un solco viola e un evidente principio di cancrena. E al mattino ci tocca replicare perchè le alternative sono anche peggio.

Le calze di cotone sono incompatibili con le gonne e con le scarpe "da ufficio" e poi scivolano, scendono indecorosamente fino alla caviglia e tirarsi su le calze non è esattamente un gesto da riunione-con-il-capo o colloquio con la maestra della scuola dei bambini davanti a cui cerchiamo di sembrare persone serie e composte mentre invece stiamo pensando che ci cadono le calze.

I fantasmini (sì sono orrendissimi ma anche in questo caso non è questo il punto) si vedono, quindi...che fantasmi sono.  Si attorcigliano sotto il piede, dentro la scarpa, formano un'orrenda palletta che fa spessore - ovviamente quando non è il momento per rimediare. Senza fantasmino la vescica è libera di esprimere tutta la sua allegra presenza per cui ci tocca camminare come sulle uova. Ovviamente il giorno in cui dobbiamo andare ovunque dentro e fuori dall'ufficio.

Le parigine stanno su solo ai manichini dei negozi che le vendono. Ne ho un paio, ogni tanto provo a metterle ma stanno al loro posto solo dalla camera da letto all'ascensore, quando è troppo tardi per qualsiasi alternativa quindi…jeans e sneaker finta scarpa.

Le calze autoreggenti quando va bene si vulcanizzano sulla coscia lasciando esondare un orrendo rotolo di ciccia per ogni gamba che sfregando tutto il giorno provoca una striscia di pelle viola che brucia e ci costringe a camminare a gambe larghe - davvero poco femminile. Quando va male, il processo di vulcanizzazione non funziona e in metropolitana cominciano la loro inesorabile discesa. Che significa arrivare in ufficio reggendo le autoreggenti e supplicare una collega di andare a comprare un paio di collant.

Last but not least il collant. Il diavolo, belzebù, il demonio della vita delle donne: troppo stretti sul cinturino (il peggiore dei mal di pancia), corti tirano sul cavallo, larghi scivolano per cui il cavallo scende fino alle ginocchia. Si smagliano per un nonnulla, nel punto sbagliato, il giorno in cui non abbiamo il ricambio in borsa. Indossare i collant vuol dire scommettere: anelli, bracciali, unghie non perfette, pellicine sporgenti, la cucitura della sedia, una sistemata troppo vigorosa e la smagliatura è in agguato. Puntualmente ce ne informa la solita solerte collega che indossa pantaloni e stivali.

Tralascio l'orrenda giornata di chi sceglie il reggicalze, i collant contenitivi, i collant "tutto nudo" che senza cinturino scivolano, i leggings (in inverno ci vuole un calzino anche con i leggings) e altre diavolerie moderne.

Una via crucis quotidiana la cui salvezza è la domenica: jeans, calzettone slabbrato e stivale.

Atteso però che il galateo comanda che le donne di classe in città non escano mai con la gamba nuda, o io sono una donna di campagna oppure il galateo è stato scritto da una donna moooolto magra oppure da qualcuno che odia davvero tanto le donne di città.


mercoledì 7 novembre 2012

Autocoscienza materna

Sono una mamma cattiva perchè:

1. non mi piace giocare con i bambini, non so disegnare, non ho fantasia per i giochi di ruolo. mi sforzo, loro lo capiscono, si annoiano e litighiamo.

2. non mi piacciono i bambini al ristorante soprattutto di sera. i miei bambini non escono la sera. mai. a tavola non sono multitasking, se devo ordinare, mangiare, chiacchierare, non riesco a farlo per tre.

3. i miei bambini vanno a letto alle 9, anche a capodanno. dopo le 9 l'amore diventa faticoso.

4. mini mangia seranamente del calmierato junk food.

5. i miei bambini vanno al nido da quando hanno 7 mesi. anche con la tosse.

6. la sera si cena guardando il telegiornale e lo si commenta. anche con mini.

7. non porto i bambini al parco, allo zoo, alla sfilata di carnevale, alla fiera dei giochi, al museo interattivo. a me non piacciono, non sarei credibile

8. mi piace lavorare, mi piace avere una vita che non sia quella dei miei bambini

9. non mi piacciono le congregazioni di mamme. le mamme parlano solo di bambini. in gruppo sono irragionevoli, irraggiungibili e competitive.

10. i miei bambini non studiano le lingue, non suonano uno strumento, non danzano bejart e non ascoltano chopin. giocano con il pongo e le macchinine.

e

+1. ogni tanto urlo, strepito e mi trasformo nella strega cattiva delle favole. urlo così tanto che dopo mi fa male la gola e mi viene tanta voglia di...

...

Sono una mamma buona perchè:

1. leggo favole, libri, giornali. faccio le voci e invento storie per ogni disegno, ogni fotografia. non mi stanco mai, anche di raccontare sempre la stessa storia.

2. sono già orgogliosa di quello che sono, non di quello che sanno fare. per il futuro ci attrezzeremo.

3. rispondo alla valanga di "perchè" dei 2 anni sempre volentieri. è un modo per rileggere il mondo daccapo e scoprire che il mondo non è un posto così brutto dove vivere.

4. non mi stanco mai di chiacchierare con mini. è uno spasso di parole buffe, di pensieri puri, di contorsioni complesse ma con una logica stringente. una sfida intellettuale di tutto rispetto.

5. mi godo con incosciente tenerezza lo sguardo complice e goloso di mini davatnti al cioccolato. è un momento di passione pura, un secondo di amore perfetto e complice che lascia il segno e poi scompare perchè trasgredire qualche regola insieme e in sicurezza è adrenalina pura.

6. li guardo crescere con reverenziale stupore e curiosità, lo ritengo un privilegio di cui ringrazio ogni giorno. si sono fatti aspettare e non è stato facile ma quello che danno è inversamente proporzionale al dolore dell'attesa.

7. mini mi fa ridere come poche persone. e ridere con mini dà un gusto speciale alla vita.

8. adoro guardare micro che si scioglie in sorrisi sdentati e incontrollabili quando vede noi altri abitanti della sua casa, noi che le siamo stati assegnati per caso e con cui dovrà imparare a convivere (e ne sembra felice).

9. dopo un litigio, un urlo, uno sgrido, un castigo, quando la strega cattiva se ne va, mi siedo sul divano, abbraccio forte mini, ci chiediamo scusa e facciamo la pace con calma con rinnovata passione.

10. considero un lusso passare la domenica a casa in pigiama perchè essere tutti e 4 felici di stare tra 4 mura è la formula perfetta per crescere famiglia.

domenica 4 novembre 2012

C'è posto anche per me?

Quest'anno ho trascorso un'estate lunga e strana, molto piena e molto vuota. Molto piena dei miei bambini e molto vuota dei miei amici e del mio tempo. Quindi il tempo me lo sono inventato, e forse un po' anche gli amici ma questo è un altro post.

Il tempo inventato l'ho dedicato a me e a alla rete, alla blogosfera, al mondo virtuale di cui sapevo (e so) poco ma ho capito che volevo farne parte ed ecco il diario.

Adesso però mi vengono i dubbi (e la tremarella): ci sarà posto anche per me in questo mare magnum di parole, di esperte blogger, di mamme-sapone (a cui non puoi dire niente che già non sappiano), di donne che possiedono la pietra filosofale e non hanno più niente da scoprire, di geniali femmine dominanti che conoscono la ricetta perfetta per qualsiasi cosa e non vedono l'ora di insegnarla…c'è posto anche per me che sono  medio-mamma, medio-moglie e medio-medio? Che non ho la ricetta magica, che non ho la penna di Flaubert nelle dita, che non ho il fuoco sacro del sapere da diffondere?

Per ora scrivo qui come una volta scrivevo sulla Smemo, qualcuno la ricorda? Era la Bibbia delle adolescenti degli anni '80, un blog ante litteram su cui si scrivevano i pensieri e poi li si faceva commentare alle amiche (gruppi eletti di fanciulle capaci di aggrovigliare in decine di pagine la nostra crisi brufolosa). Oggi la Smemo di carta mi incute un po' di timore nostalgico e ho scoperto che sono anziana e ho l'artrite incipiente, scrivere a penna mi stanca da morire e sono lenta. Ecco il perchè del diario digitale.

Per ora scrivo i miei pensieri perchè compiere quarant'anni, ritrovarsi mamma, riscoprisi famiglia dopo 10 anni di faticosa, allegra, complice, triste, pigra e meravigliosamente sonnolenta vita di coppia…ecco sbarella un po' gli equilibri e il senso di sè e ho bisogno di ritrovarmi. Di tornare indietro per andare avanti, di parlare un po' tra me e me e forse anche tra e me e chi mi vuole leggere. Sempre che ci sia davvero spazio anche per me.

Ci sono blog di mamme che la raccontano in tutte le salse, ci sono blog di salse che raccontano di tutte le mamme, ci sono blog di qualsiasi argomento. Qui non ci saranno risposte ma solo pensieri: un diario, la mia vita 2.0, il lavoro, le cene di prosciutto e formaggio perchè "non ho voglia", la vita a Milano che non è più vita, gli amici…insomma chiacchiere.

Ai POSTeri l'ardua sentenza.

venerdì 2 novembre 2012

Sbalzi d'umore e…d'amore

Stamattina in spiaggia:

"Mamma ci sposiamo? Io ti voglio tanto bene" 

Cui segue il colpo di grazia:

"Mamma ci baciamo sulla bocca?"

Colpita e affondata.


Stasera dopo cena:

"Mamma, sono molto arrabbiato con te, sai? Non ti sopporto proprio più"

"Usteria, e cosa ho combinato per meritare tanto livore?"

"Perchè non giochi con me, e quindi non sono più tuo amico"

"Ma topo stiamo facendo il puzzle di Saetta che hai scelto tu e prima abbiamo colorato i dinosauri come hai detto tu e abbiamo anche fatto la gara con le macchine e hai vinto sempre tu?"

"Sì ma mi hai detto che dopo il puzzle devo andare a lavarmi i denti per andare a nanna, quindi adesso sono arrabbiato con te."

F.to Diaz

giovedì 1 novembre 2012

Traslocare per…3 giorni di ponte!

Prima di avere figli, io e Maxi viaggiavamo in moto, soli, liberi e leggeri.

Avere una moto vuol dire viaggiare con il necessario, con un bagaglio mignon.

Avere due figli vuol dire traslocare con il necessario e il non necessario in dimensioni ciclopiche (bagaglio e…bagagliaio).

Siamo venuti al mare per trascorrere questo ponte. Siamo venuti con una macchina grande, grandissima, gigante. Piena, pienissima, straripante di bagagli e dobbiamo stare qui solo due giorni…e abbiamo SOLO 2 figli.

In questi anni ho capito che il guaio dei bagagli-con-figli è lasciarsi trasportare dal "non si sa mai". E' il canto delle sirene che intrappola la mamma-media come me.

Stamattina abbiamo caricato una borsa per noi due con dentro anche più del nostro necessario più:
-passeggino multiaccessioriato per la pioggia, per il freddo, per il sole..."non si sa mai"
-lettino da campeggio per Micro (quello di Mini è già in loco)
-seggiolino portatile per il pranzo per Micro
-cesta con derrate alimentari per lo sbarco in Normandia
-due sacche per i bambini: tutone in lana se fa caldo, in pile se c'è vento, imbottito se fa freddo, doppio pigiama per entrambi, "in caso"; doppio sopra pigiama per entrambi perchè non sappiamo la situazione riscaldamenti, stivali da pioggia per Mini, in caso di pioggia e adidas per correre in spiaggia, calcolati 2 cambi al giorno in caso di necessità per 3 giorni (fate i conti)
-giacche e giacconi di pesi diversi "nel dubbio"
-sacca portatile con cambi per stare fuori casa (fasciatoio portatile, trusse portatile…odio questa parola…è un'altra sòla della maternità, i bambini non hanno niente di "portatile")
-medicine, giochi, libri, dvd etc…"giusto per sicurezza"

Ci sono più accessori nella macchina di due genitori che in un auto di lusso. E per di più sono inversamente proporzionali alle dimensioni dei bambini: più questo sono piccoli, più i loro accessori sono grandi.

La cosa buffa delle famiglie è questo boot camp del weekend fuori porta: preparare le valigie, caricare la macchina, scaricare la macchina, disfare le valigie. Preparare le valigie, caricare la macchina, scaricare la macchina, disfare le valigie, caricare la lavatrice, caricare la lavatrice, caricare la lavatrice...

Tutto in 72 ore di cui: 12 ore non consecutive di relax contro 60 di boot camp fatto apposta per dare un senso vero al lunedì mattina.