mercoledì 21 novembre 2012

Amici, figli e folla

Qualche anno fa (ma pochi, giuro,davvero pochi)  se veniva la voglia di vedere gli amici B, si mandava un sms (meglio una mail di gruppo…eravamo già moderni) per organizzare un aperitivo per la sera stessa. Tempo necessario: 15 minuti.
Oggi se viene voglia di vedere gli amici, magari anche con altri amici servono svariate mail, meglio skype che è chic e non impegna (o whatsApp per quelli più evoluti), il  controllo di svariate agende per organizzare un brunch (e che milanesi saremmo altrimenti!), una merenda, un pranzo, insomma per vedersi di giorno mentre l'apertivo è nel cassetto a fare la muffa. Perché? Perché siamo diventati metà di mille! Perché abbiamo tutti delle cozze attaccate alle caviglie.
L'aperitivo era un modo per rilassarsi dopo il lavoro. Oggi il lavoro è un modo per rilassarsi dopo il brunch.

Ieri seduti (stravaccati) sui divanoni dei locali alla moda si risolvevano i problemi del mondo. La serata iniziava con 4 amici al bar e finiva in una dozzina di amici al ristorante. Erano serate “medusa”: ci si lasciava trasportare dall’onda, dall’ispirazione, dal momento e poi, come dice Maxi che è terrone: “come arrinesce poi si cunta” (che più o meno significa che il mal di testa del giorno dopo ti ricorda che è stata una bella serata).
Poi un’amica è rimasta incinta e abbiamo brindato tra mille gridolini di gioia. Poi l’amica si è palesata all’aperitivo con un enorme passeggino (bambini piccoli = accessori giganti) da sistemare tra i divanoni…vabbè, facciamo che stiamo in piedi che le gravide non si rialzano più dai divanoni e le non gravide non vedono dentro l’enorme passeggino e intanto si brinda a un’altra pancia abitata e via così senza soluzione di continuità tra pance e brindisi. Finché non bevono solo i maschi perché le femmine hanno la pancia abitata o le tette farcite. In entrambi i casi bevono solo infusi.
Poi nel locale alla moda non ci stavamo più, i bambini nei locali rompono, le mamme devono allattare, svezzare, cambiare pannolini, cullare gridolini, i papà devono salvare la vita al nano di turno che si vuole suicidare tirandosi addosso la teglia di farro freddo.
Allora ci si ritrova in casa, come domenica scorsa. I padroni di casa di solito hanno il trasloco il giorno dopo quindi gli atti vandalici sono ben accolti oppure devono espiare delle colpe e lo fanno lasciandosi distruggere la casa. Domenica eravamo "solo" 3 misere coppie di amici ma i B sono in 4, gli R sono in 5 (più quadrupedi), noi 4 (con passeggino)…una folla! 
Per vedere gli amici bisogna fare prima i conti: il locale alla moda non basta, ci vuole una sala banchetti con parcheggio coperto per passeggini, pattini e skateboard, zona cambio pannolini e deposito borse e borsoni con i cambi delle emergenze. Tavolo per i grandi e tavolone per i piccoli, che sono più di noi (perché qualcuno figlia davvero tanto). Zona gioco insonorizzata (magari!) e imbottita (magariii!).

E’ divertente, allegro, rumoroso, stancantissimo, complicato, affollato. Ma era così anche quando noi eravamo figli...ma all'epoca non sapevamo contare.

Ci si saluta all'arrivo con entusiasmo, gioia di ritrovarsi e la speranza di raccontarsi e poco dopo (perchè non si sa cosa sia successo in mezzo ma la giornata è già finita) ci si saluta all'uscita con la certezza di non essersi detti niente, anzi di non essersi proprio incontrate. Sì perchè con 6 bambini e un poppante si comincia un discorso all’ingresso, e lo si finisce il giorno dopo, via mail. Questa è la socialità 2.0.

L'importante è non notare i mariti seduti in terrazzo a fumare e a continuare a risolvere i problemi del mondo.


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