giovedì 7 marzo 2013

Me ne vado

Il Papa ha dato le dimissioni….e anche la mia tata!
Si replica: sgomento, preoccupazione e…sede vacante!
In Vaticano 115 cardinali, a Milano 1 mamma da sola. Entrambi devono scegliere il pastore di qualche anima. Le mie sono due, piccole e meravigliose.
Se un tranquillo lunedì torni a casa da una giornata di lavoro, saltellando per la gioia di abitare nella Casa nella Prateria, con la serenità di avere finalmente acquistato una macchina perfetta, potente, performante, vincente e invece mentre guidi a 300 all’ora ti si stacca un pneumatico e ti ritrovi nel parco dell’hotel di Shining...bè, ti spaventi davvero e piangi. Piangi tanto e tantissimo, non ci dormi perché “tu quoque Brute”, perché riesci solo a pensare a tre parole: me ne vado. Pronunciate sorridendo, davanti ai bambini, in una sera qualunque.
Senza un perché, un segnale, una spiegazione sensata, un rimpianto, senza lasciare margine di recupero. Allora capisci che in 2 anni e mezzo hai sbagliato tutto. Hai sbagliato a giudicare una persona, così profondamente che ti senti incapace. Perché una persona che vive per fare la tata, che il mio topo chiamava “amorevole”, che gli ha dato tanto, che era la tata perfetta, che non ce ne era (e non ce n’è una uguale) alla fine si toglie la maschera ed è solo un cecchino mercenario di qualche esercito rivoluzionario sudamericano, che con precisione millimetrica e sangue di ghiaccio ti guarda negli occhi sorridendo mentre gioca con i bambini e ti spara un colpo al cuore.
Ho pianto tanto, non me ne vergogno. Per Mini soprattutto, per la paura del vuoto, per mia mamma, per il tradimento, per la violenza. Era una situazione perfetta, soprattutto dopo soli 20 giorni dal rientro full time al lavoro, quando tutto stava riprendendo forma, quando essere in quattro cominciava ad avere un senso.
La prima cosa che ho fatto è stata chiamare un’amica e singhiozzarle nell’orecchio.  La seconda, mandare un SOS alla mia rete e la risposta è stata corale, immediata e rassicurante.
Cos’è la rete? Non è internet, lui non è altrettanto potente; è freddo, è passivo. La mia rete è calda, è mia, è attiva, è vicina. È un sistema che mi si è, e mi sono costruita attorno di persone vere ognuno con il suo perché e il suo spazio, il suo posto, la sua ragione di essere. Siamo  tutti per uno e uno per tutti il miglior paracadute possibile. La rete ha una reattività immediata, un calore e una partecipazione insostituibili.
È un luogo dove c’è sempre un barattolo di nutella da aggredire in caso di emergenza, un sorriso, una risata, un consiglio, una soluzione. E’ l’abbraccio silenzioso che ti consola dopo 20 notti insonni, è l’amica che ti manda due numeri da chiamare dieci minuti dopo aver ricevuto l’SOS, è l’amica che ti ascolta singhiozzare al telefono e ha la pazienza di aspettare che lo tsunami passi. E’ la certezza che tutto andrà bene.
Sono molto cosciente che sembra, che è in realtà, una sciocchezza, ai limiti del non-problema e che una soluzione si trova e che magari è solo un cambiamento a cui non avevamo voglia di pensare. Nessuno è indispensabile e “tata” è un titolo a cui io avevo dato un valore aggiunto invece identifica solo un lavoro. Però se a casa tua c’è un frullato di Holly Hobby-tata Lucia-Giovanni Mucciaccia-Topo Gigio-la Fata Turchina-il Pifferaio Magico, converrete con me che l’horror vacui che si lascia alle spalle è abbastanza spaventoso. Però…la mia rete ancora una volta infallibile, ha lavorato per me e con me, mi ha dato il tempo di piangere, di riprendere fiato e soprattutto controllo. Mi ha aiutato a pensare con la testa e non con la pancia e a trovare una soluzione…che era a portata di mano e che dovevo solo iniziare a valutare.
Ieri sera ho fatto un colloquio e ho preso accordi con una nuova tata. Per il momento posso solo incrociare le dita che questo empasse duri il meno possibile.
In tutto ciò c’è stata una sorpresa: Mini. E' stato più coraggioso di me, più reattivo. Mi ha detto di non piangere, mi ha chiesto chi avrei scelto, ha “telefonato” a un suo amico del mare e gli ha raccontato che avrebbe avuto una nuova tata. Io grande e grossa abbattuta dalla tata-cecchino, spaventata dall’imprevisto; lui nanetto con il dito in bocca coraggioso e operativo.
Alla fine della storia mi rimane l’amaro in bocca per aver sbagliato così tanto a giudicare la persona a cui avevo affidato i miei bambini e il mio privato, per la violenza che ha portato in casa mia, con il sorriso di Pollyanna. Contemporaneamente mi rimane l’orgoglio per avere messo al mondo un grande uomo e per avere attorno una rete di sostegno così forte di cui ancora una volta, è dimostrato, non posso fare a meno.

Nessun commento:

Posta un commento