“Un romanzo, cioè un libro? Da leggere? Tutto? Ma quante pagine ha? NO, troppo lungo, non c'ho sbatta"
“Un classico?
Ma nel senso della preistoria? Ma ti pare? Che ansia, no mi perdo dopo 3 righe”
“Un
audiolibro? Cioè tutto? No, a x2 ma solo il primo e
l'ultimo pezzo”
“Un
quotidiano? Ok boomer! Notifiche amo, notifiche! Il quotidiano è dei tuoi
tempi, che cringe il quotidiano di carta!"
“Guarda
questo vlog di WOD! lui è uno scialla"
"Ma il
video è velocizzato!"
"Ovvio,
è x2...tanto lo so cosa dice"
“Mi
chiami?”
“Al telefono?
Zero io non sono tipo da stare al telefono GLS.”
“Un vocale?”
“oohh sotto
il minuto che tanto vai comunque in x2 ma non aspettare una risposta.”
“Ma mi ha
lasciato il tipo!”
“TOP, se ti
ha lasciato è già nella storia, ghostalo e stai nel chill.”
“Ti scrivo”
“NCS non 30
messaggi da una riga e nemmeno 1 da 10 righe! Sintesi.”
“Ma ti devo
spiegare”
“Fai una
lista a punti. No dettagli, sono inutili, non sono stupido.”
Riassumendo: no scritto, no letto, no video, no avverbi, no
aggettivi, no metafore; frasi semplici: soggetto, verbo, complemento, come in
prima elementare. Solo discorsi utili, no chiacchiere e tutto a velocità x2.
Solo informazioni di servizio.
Le domande del “bravo giornalista” sono diventate: chi,
cosa, dove e quando. Il “come” e il “perché” non fanno più parte
dell'equazione. Il "come" perchè è importante solo il risultato e non
il processo. Il "perchè" è considerato ormai una superflua ovvietà.
Tanto che, per scrivere questo pezzo, sarebbe bastato copiare
quello che leggo ogni giorno, che ascolto ogni giorno e che mi tira fuori dagli
stracci ogni giorno. Ho deciso però di applicare una piccola vendetta: i miei
testi contengono spesso un "coniglio", una parola sbagliata o senza
senso piazzata lì a caso. Siamo a 6 mesi di esperimento e al momento nessuno se
ne è mai accorto...
Quanto al linguaggio, ogni tanto penso a come si parlerà 4.0
(non lontano):
“AYHIO” (versione
4.0 del saluto sardo ma chi la pronuncia non sa più cosa vuol dire “sardo”)
“EEYIAA” (vedi
sopra)
“UEEE” (vedi sopra
ma milanese)
“OOHH”
(neutro)
[N.d.t. "Ciao, che bello vederti" "Ma ciao,
quasi non ti riconoscevo, non sei cambiata per niente. Come è andata a Roma?"
"Benissimo, è stata un'esperienza molto interessante, siamo stati bene ma
siamo contenti di essere tornati." "Allora adesso che sei qui ci
organizziamo una sera tranquilli così ci racconti" “Ci sto, allora ti
chiamo stasera così decidiamo quando. Salutami tutti” “Anche tu saluta tutti
non vedo l’ora di sentire i vostri racconti” – sono inclusi abbracci, baci
sulle guance, sorrisi, e movimenti antichi di apprezzamento – che ormai vedranno
solo nei documentati sotto il titolo: “oo aa ee uu” (trad. "Come comunicavano tra loro
i bipedi verticali” perché saranno per lo più a forma di punti di domanda chini
su un video)]
Lo so, lo so che tu che stai leggendo e sei arrivata fin
qui hai la mia età – perché solo chi ha la mia età riesce a leggere parole di
senso compiuto per più di 1 riga e magari riesce anche a non leggere a F – solo
a sinistra della pagina – ma si prende il gusto di perdersi tra toni,
sottintesi, punteggiatura, parole, omissioni, metafore. Ecco, tu che hai la mia
età stai certamente pensando che noi siamo quelli del panozzo, del cucador che
broccolava la sfitinzia che gli piaceva una cifra e passava al brucio davanti
alla sua scuola prima che arrivassero i sapiens che se lo beccavano gli davano
una compilation di schiaffazzi.
E stai pensando anche che le nostre mamme erano quelle che
paccavano il ciospo che si credeva un togo e le lumava da lontano. Lo avevano
limonato solo per dare fastidio ai matusa ma doveva mollarle perché ne avevano
conosciuto uno giusto.
E anche che le nostre nonne avevano il loro – che era figlio
degli anni ’50, di Hollywood e Humphrey Bogart, dell’influenza americana del
primo dopo guerra.
Le so tutte, come so che Mini e Micro avranno dei figli che
parleranno la loro lingua misteriosa e li prenderanno in giro. La mia domanda è
proprio questa….parleranno una lingua o emetteranno dei suoni? Questa è una naturale evoluzione del
linguaggio o è un ritorno all’età degli dèi, uno di quei "ricorsi storici" per cui si torna piano piano a uno stato di natura primordiale
per cui le prossime generazioni diventeranno i primitivi del nuovo mondo?
Siamo gli ultimi esseri viventi intellegibilmente parlanti e
perfettamente verticali?
Come dice il saggio, “ai posteri…” , non serve finire la
citazione, vero? Mi raccomando, se non la sai… non è “ai poster”.
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