lunedì 9 febbraio 2015

A te che hai 3 anni e una vita intensa

A te che sei calda come il sorriso che spalanchi a chi ami,  dura come il ghiaccio dei tuoi occhi, prolissa come la figlia che merito, arrogante come il rango imperiale del tuo nome, prepotente come un bulldog, materna come una fiera, dolce come una madonna del rinascimento.

A te che sei il mio punto di caduta, il mio tallone di Achille, la mia polena, il mio ariete da sfondamento.

A te che sei ritrosa e schiva in pubblico. Tu non vuoi essere richiamata sul proscenio, non sei la scimmietta del cantastorie, tu il pubblico lo vuoi dirigere, gestire come una diva consumata. Tu non stai suol palcoscenico, lo occupi.

A te che sei una strillona da fumetto dell’ ‘800, quello che vuoi lo pretendi, non lo chiedi. Tutto, anche l’affetto.

A te che hai voluto l’indipendenza dal pannolino e te la sei presa con i tuoi modi bruschi e svelti in poco più di 2 ore: nessun trauma, nessun passaggio, nessuna esitazione e...via, tutto il resto non è nemmeno noia…è cosa “da bambini piccoli”.

A te che hai un solo zenith nella vita: tuo fratello. La sua parola per te è Verbo. 

A te che hai una tua famiglia immaginaria – i bambini hanno “un amico", tu un’itera famiglia: mamma, papà, sorellina, nonna, cane, gatto e 3 bambini nella pancia (di cui una di 6 anni e uno mio fratello, tuo zio, un bestione da 1 metro e ottanta e svariate decine di chili).

A te che pranzi e ceni in piedi sulla tua sedia tenendo conferenze sui massimi sistemi perché “solo chi alza la mano può parlare ma non adesso”, per poi mangiare composta e silenziosa quando siamo al ristorante (dove noi passiamo il tempo nel puro terrore dei tuoi exploit).

A te che usi le lacrime con un’abilità teatrale che piegherebbe Maria Montessori.

A te che hai grinta da leonessa, occhi da tigre siberiana, sorriso da mantide per tenere in pugno anche il più scaltro tra i tuoi interlocutori.

A te che mi svegli di notte urlando: “maaammmmaaaa” alle 3.28 del mattino solo per avere dell’acqua - che è accanto al tuo cuscino - e mi lasci sveglia, con le palpitazioni e la caviglia slogata perché per correre a zittirti sono scivolata. Tutte le notti.

A te che ti siedi sulle nostre ginocchia appena ci trovi seduti ovunque e comunque e non c’è forza umana o divina che ti convinca a sederti accanto a noi. Il tuo posto è sopra di noi, da sempre, e su questo ci dovremo lavorare quando non sarà più solo una questione fisica (temo).

A te che usi la lentezza per il gusto perverso di esasperare, per ottenere la scorciatoia a un impasse noiosa (vestirti, mangiare, camminare, riordinare) e la velocità per soddisfare la sconfinata curiosità che ti brucia dentro.

A te che ci congedi con classe regale: “puoi andare adesso” con allegato gesto ieratico della mano.

A te che hai la visione del mondo perfetta: rosa e tuo! Nel tuo mondo non ci sono segreti, zone d’ombra, cassetti chiusi e colori non appropriati.

A te che se avessi 20 anni e vivessi a Parigi in un monolocale sulla Rive Gauche saresti una donna glamour con il mondo ai tuoi piedi e invece per ora vivi a Milano e hai mamma e papà ai tuoi piedi.

A te che sei oggi tutto ciò che ti auguro di essere domani.


A te che ho l’onore di vederti trasformare ogni giorno in una donna meravigliosa, tanti auguri amore mio. Tanti auguri per i tuoi 3 anni che ogni tanto sembrano 33.

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