lunedì 21 ottobre 2019

Rinascimento e cellulare


Il mondo 3.0 è meraviglioso, veloce e stimolante. E’ un mondo di pace (forse), di condivisione (aiuto), di salute (ansia). Un nuovo Rinascimento: l’Uomo e il suo cellulare al centro di un Universo contorto, incoerente, divertente e soprattutto veloce.

Pace cioè mentre spieghi ai tuoi figli che devono discutere senza menarsi come fabbri, in tv scorrono scene di risse in parlamento.

Condivisione cioè viene fuori da Facebook che l’odiosa prof di Gigino è quella lontana e mite cugina con cui passavo l’estate da bambina.

Salute cioè se mangio le noci oggi non muoio domani ma domani si scoprirà che le noci sono veleno e dovrò mangiare le uova che ora di sera saranno diventate il Male e dovrò bere succo di melograno per non morire mercoledì, il tutto mentre mi spalmo 7 creme per proteggermi dal sole che è il Male ma le creme sono il Male perché inquinano e poi devo bere litri d’acqua MA dalla borraccia perché anche la plastica è il Male ma l’ho lasciata a casa quindi il dilemma è: morire di sete per principio o comprare una bottiglietta di acqua andare a confessarmi.

Ma è la Velocità la punta di diamante. E lo scrivo su un mezzo lento e quindi non più interessante. E tu che stai leggendo sappi che sei l’unica (oltre a me) ad essere arrivata fin qui. Tra lettura veloce, lettura a F, parole chiave, risposte che arrivano prima delle domande e…“faccine”, la comunicazione oggi è isterica, sincopata, abbreviata, supersonica e molto molto comica, ricca di spunti da cui trarre il quarto d’ora di fama che non si nega mai a nessuno, nemmeno a me che sto scrivendo.

Ieri: “Egregio Dottore la contatto per la riunione...”. Oggi: “meet @3 se c6?”. E’ un’iperbole certo ma non troppo. La mia casella di posta ormai oscilla tra il folle e il ridicolo:

”mi dai il tuo numero di telefono?” [mumble: “è nella firma elettronica, cercalo”]
E invece: 0277.. Ho fretta, è un cliente, se mi infilo nello spiegone non finisco più. E poi in fondo prima o poi farò una domanda stupida anche io.

“domattina a che ora la riunione?” [mumble: “guarda l’agenda”]
E invece: alle 9…perché sono 5 digitazioni contro 14, sto facendo altro, se glielo spiego non mi passa più e mi viene il nervoso. E poi prima o poi perderò un pezzo anche io.

Ma il vero flusso di coscienza della comunicazione 3.0, il solo liberitutti è lui: Whatsapp. E’ veloce, efficace e sa sempre tutto. E’ multifunzionale: scrittura, voce, video, foto, simboli; Signore incontrastato di questo Rinascimento; vittima e carnefice, áncora, egocentrico protagonista in ufficio, a casa, in piazza, in un qualsiasi gruppo umano.

Hai detto gruppo? Hai detto gruppo? Anatema, pentienziagite direbbe Umberto Eco. Il gruppo Whatsapp è l’Agorà 2.0, la piazza, il pulpito e la gogna.

I gruppi esistono in varia declinazione e nascono come funghi: ufficio, colleghe, colleghe simpatiche, compleanno della collega, riunione di domani, amiche (in decinaia di sottodeclinazioni), regali/feste (si autogenerano), famiglia (in svariate sotto declinazioni) etc... e tutti con picchi di creatività notevole:

#  Gruppo: regalo di laurea per Maria
Domanda: non ho capito per chi sono i 20 euro, e poi per cosa?

#  Gruppo: cena di Natale
Domanda: scusate per le verruche avete consigli?

E poi: faccine a pioggia, errori di battitura e messaggi criptici dettati e non corretti

Il pezzo “i gruppi whatsapp” è trend topic su tutte le piattaforme comiche. Ha salvato carriere, creato carriere tutte attorno a una sola dichiarazione di fantozziana memoria: “la chat di classe è una cagata pazzesca”….92 minuti di applausi, standing ovation, candidato alle presidenziali USA.

Oggi, dopo 10 anni di gruppi classe, voglio dire una cosa controcorrente: alla fine A ME I GRUPPI classe, ufficio, amici MI piacciono un sacco! C'è voluto tempo ma ho imparato a capirli, a usarli, a leggerli. Tutti hanno un po' imparato direi. Si fanno lì dentro le stesse cose che si facevano negli anni ’80 salvo che invece di stare seduta sul divano, mentre faccio una domanda qualsiasi posso fare altre 556 cose: stendere, cucinare, camminare, ascoltare musica, e anche quelle che non si possono scrivere sul blog. La differenza tra me e mia mamma è lei per chiedere alla mamma di Gegia i compiti per domani avrebbe dovuto sedersi, comporre il numero sul telefonone della SIP, sperare che fosse a casa, fare due chiacchiere di circostanza e poi arrivare al punto. Totale 15 minuti. Era fuori luogo? Era inopportuna? Forse. Ma era segreta, tutt'al più se la mamma di Gegia avesse voluto raccontare della domanda inopportuna avrebbe dovuto rifare tutta la trafila della telefonata per dirlo a qualcuno e allora sai cosa c’era? Pazienza, vado a fare la spesa. A domanda…risposta e sciao, la notiziola della domanda inopportuna era relegata a chiacchiere tra 4 mura.

Oggi ogni esposizione è pubblica e ha un prezzo da pagare. Le mura non esistono più, o meglio non sono più per sole 4 persone ma per i “follower” - mai meno di una centiade.

Ogni tanto leggo e mi viene da ridere, da sorridere, da rispondere, da ribattere. Ogni tanto invece mi spiace per quei silenzi rumorosi che come il vapore non fanno rumore ma si sa bene che trovano sfogo da qualche parte. Sì perchè tutto ciò che si scrive viene giudicato, analizzato e amplificato. Che faticaccia fanno in tanti. Io - che nella rosa di emozioni preferisco quella dell'indignazione - che per prima scrivo cose sbagliate e leggo cose in modo sbagliato...consiglio a tutti LEGGEREZZA, supporto, comprensione per tutto quello che c'è dietro lo schermo. Come si dice? Mettersi le scarpe di qualcuno prima di giudicare? Ecco, mettiamoci dietro quella tastiera e poi ne parliamo.

Detto questo, grazie di aver letto. Oggi avevo voglia della mia dose di palcoscenico.
E ora...che parlino gli haters perché i consensi sono fuori moda.

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