Il mondo 3.0 è meraviglioso, veloce e stimolante. E’ un
mondo di pace (forse), di condivisione (aiuto), di salute (ansia). Un nuovo
Rinascimento: l’Uomo e il suo cellulare al centro di un Universo contorto,
incoerente, divertente e soprattutto veloce.
Pace cioè mentre spieghi ai tuoi figli che devono discutere
senza menarsi come fabbri, in tv scorrono scene di risse in parlamento.
Condivisione cioè viene fuori da Facebook che l’odiosa prof
di Gigino è quella lontana e mite cugina con cui passavo l’estate da bambina.
Salute cioè se mangio le noci oggi non muoio domani ma
domani si scoprirà che le noci sono veleno e dovrò mangiare le uova che ora di
sera saranno diventate il Male e dovrò bere succo di melograno per non morire
mercoledì, il tutto mentre mi spalmo 7 creme per proteggermi dal sole che è il Male
ma le creme sono il Male perché inquinano e poi devo bere litri d’acqua MA dalla
borraccia perché anche la plastica è il Male ma l’ho lasciata a casa quindi il
dilemma è: morire di sete per principio o comprare una bottiglietta di acqua andare
a confessarmi.
Ma è la Velocità la punta di diamante. E lo scrivo
su un mezzo lento e quindi non più interessante. E tu che stai leggendo sappi
che sei l’unica (oltre a me) ad essere arrivata fin qui. Tra lettura veloce,
lettura a F, parole chiave, risposte che arrivano prima delle domande e…“faccine”,
la comunicazione oggi è isterica, sincopata, abbreviata, supersonica e molto
molto comica, ricca di spunti da cui trarre il quarto d’ora di fama che non si
nega mai a nessuno, nemmeno a me che sto scrivendo.
Ieri: “Egregio Dottore la contatto per la riunione...”.
Oggi: “meet @3 se c6?”. E’ un’iperbole certo ma non troppo. La mia casella di
posta ormai oscilla tra il folle e il ridicolo:
# ”mi dai il tuo numero di telefono?” [mumble: “è nella firma
elettronica, cercalo”]
E invece: 0277.. Ho fretta, è un cliente, se mi infilo nello
spiegone non finisco più. E poi in fondo prima o poi farò una domanda stupida
anche io.
# “domattina a che ora la riunione?” [mumble: “guarda l’agenda”]
E invece: alle 9…perché sono 5 digitazioni contro 14, sto
facendo altro, se glielo spiego non mi passa più e mi viene il nervoso. E poi
prima o poi perderò un pezzo anche io.
Ma il vero flusso di coscienza della comunicazione 3.0, il
solo liberitutti è lui: Whatsapp. E’ veloce, efficace e sa sempre tutto. E’ multifunzionale:
scrittura, voce, video, foto, simboli; Signore incontrastato di questo
Rinascimento; vittima e carnefice, áncora, egocentrico protagonista in ufficio,
a casa, in piazza, in un qualsiasi gruppo umano.
Hai detto gruppo? Hai detto gruppo? Anatema, pentienziagite
direbbe Umberto Eco. Il gruppo Whatsapp è l’Agorà 2.0, la piazza, il pulpito e la
gogna.
I gruppi esistono in varia declinazione e nascono come
funghi: ufficio, colleghe, colleghe simpatiche, compleanno della collega, riunione
di domani, amiche (in decinaia di sottodeclinazioni), regali/feste (si
autogenerano), famiglia (in svariate sotto declinazioni) etc... e tutti con picchi
di creatività notevole:
# Gruppo: regalo di laurea per Maria
Domanda: non ho capito per chi sono i 20 euro, e poi per
cosa?
# Gruppo: cena di Natale
Domanda: scusate per le verruche avete consigli?
E poi: faccine a pioggia, errori di battitura e messaggi
criptici dettati e non corretti
Il pezzo “i gruppi whatsapp” è trend topic su tutte le
piattaforme comiche. Ha salvato carriere, creato carriere tutte attorno a una sola
dichiarazione di fantozziana memoria: “la chat di classe è una cagata pazzesca”….92
minuti di applausi, standing ovation, candidato alle presidenziali USA.
Oggi, dopo 10 anni di gruppi classe, voglio dire una cosa controcorrente: alla fine A ME I GRUPPI classe, ufficio, amici MI piacciono un sacco! C'è voluto tempo ma ho
imparato a capirli, a usarli, a leggerli. Tutti hanno un po' imparato direi. Si fanno lì dentro
le stesse cose che si facevano negli anni ’80 salvo che invece di stare seduta
sul divano, mentre faccio una domanda qualsiasi posso fare altre 556
cose: stendere, cucinare, camminare, ascoltare musica, e anche quelle che non
si possono scrivere sul blog. La differenza tra me e mia mamma è lei per
chiedere alla mamma di Gegia i compiti per domani avrebbe dovuto sedersi,
comporre il numero sul telefonone della SIP, sperare che fosse a casa, fare due
chiacchiere di circostanza e poi arrivare al punto. Totale 15 minuti. Era fuori
luogo? Era inopportuna? Forse. Ma era segreta, tutt'al più se la mamma di Gegia
avesse voluto raccontare della domanda inopportuna avrebbe dovuto rifare tutta
la trafila della telefonata per dirlo a qualcuno e allora sai cosa c’era?
Pazienza, vado a fare la spesa. A domanda…risposta e sciao, la notiziola della
domanda inopportuna era relegata a chiacchiere tra 4 mura.
Oggi ogni
esposizione è pubblica e ha un prezzo da pagare. Le mura non esistono più, o
meglio non sono più per sole 4 persone ma per i “follower” - mai meno di una centiade.
Ogni
tanto leggo e mi viene da ridere, da sorridere, da rispondere, da ribattere. Ogni tanto invece mi spiace per quei silenzi rumorosi che come il vapore non
fanno rumore ma si sa bene che trovano sfogo da qualche parte. Sì perchè tutto ciò che si scrive viene giudicato, analizzato e amplificato. Che faticaccia fanno in tanti. Io - che nella rosa di emozioni preferisco quella dell'indignazione - che per prima scrivo cose sbagliate e leggo cose in modo sbagliato...consiglio a tutti LEGGEREZZA, supporto, comprensione per tutto quello che c'è dietro lo schermo. Come si dice? Mettersi le scarpe di qualcuno prima di giudicare? Ecco, mettiamoci dietro quella tastiera e poi ne parliamo.
Detto questo, grazie di aver letto. Oggi avevo voglia della
mia dose di palcoscenico.
E ora...che parlino gli haters perché i consensi sono fuori
moda.