lunedì 28 gennaio 2013

Il tempo, il lavoro, la libertà

Quando non lavori è tutto più facile:
quando hai finito il giro asilo-scuola puoi tirare un sospiro di sollievo; puoi andare alla slunga il lunedì mattina; puoi iscriverti in palestra per il corso dell’ora di pranzo; puoi prenotare una visita medica senza dover chiedere il permesso; se ti scappa un pisolino, non ti cade la testa su una scrivania; puoi andare a parlare con gli insegnanti, alle riunioni di classe, e conoscere personalmente le altre mamme delle classi dei tuoi bambini; puoi stare dal parrucchiere senza pagare una babysitter; puoi portare i bambini al parco senza chiedere il permesso; puoi portare i bambini dal pediatra, alla festa di compleanno, in piscina, senza pagare nessuno per farlo; puoi prendere in mano la tua giornata, la tua settimana, la tua vita e plasmarla sulle tue necessità.

Quando non lavori è tutto più difficile:
quando hai finito il giro asilo-scuola, devi correre alla slunga a fare la spesa per avere il tempo per riportarla a casa e sistemarla prima dell’ora di pranzo e quindi non vai più palestra perché è troppo tardi; puoi andare dal medico, in farmacia e in posta per la mamma, la vicina, la zia, il marito, perché “già che non lavori, mi fai un favore?”;  se ti scappa un pisolino te lo tieni, perché generalmente succede all’ora di andare all’asilo a ricominciare il giro bambini; al parco ci vai e ti domandi perché lo fai: passi 2 ore con gli occhi fuori dalle orbite a urlare come una pazza con la certezza che propriooggisuccederàqualcosa; conosci le mamme della scuola e ti domandi se davvero anche tu sei così; mentre porti un bambino dal pediatra, al compleanno, in piscina, devi pagare qualcuno che tenga l’altro che certamente ha la febbre o un altro impegno uguale e contrario; la tua giornata, la tua settimana, la tua vita l'hanno presa in mano gli altri e la stritolano sulle loro necessità perché “tanto tu non lavori, hai un sacco di tempo libero”, mentre tu ti domandi dove è scappato il tuo tempo libero.

Quando lavori è tutto più facile:
quando hai finito il giro asilo-scuola, giri i tacchi (alti) e te ne vai al lavoro (che è come andare in vacanza). Durante il tragitto ascolti la radio, leggi il giornale. Quando arrivi le colleghe ti aspettavano per il caffè, per le chiacchiere sulla sera prima (c’è sempre la collega che ha una serata super fantastica da raccontare). Parli, discuti, argomenti, studi, leggi, ti informi…e dai un senso alle tue sinapsi; pranzi con l’amica che lavora vicino al tuo ufficio, passeggiando per il centro e guardando le vetrine; rientri la sera chiacchierando al telefono con l’amica che non senti mai e il viaggio di ritorno è il tuo spazio inviolabile e sacro; quando sei a casa le ore che ti separano dal sonno sono poche e gestibili, qualsiasi cataclisma si deve risolvere in 3 ore al massimo; non hai tempo per niente e per nessuno, qualsiasi emergenza si deve autorisolvere o deve essere delegata e come viene viene…; gli arretrati li ritrovi il sabato e sì, fanno paura, ma il lunedì mattina già non si notano più; ogni volta che esci di casa prendi in mano la tua vita e la tua giornata e per quanto il capo, il lavoro, la famiglia te ne risucchino una parte, il resto è tutta tua.

Quando lavori è tutto più difficile:
quando hai finito il giro asilo-scuola, giri i tacchi (alti) e te ne vai al lavoro dove arrivi per ultima e sempre trafelata (perché vuoi fare tutto e non ti vuoi arrendere all’evidenza che non si può); le colleghe ti aspettano per il caffè ma loro almeno hanno già lavorato un’oretta e tu no; ascolti le chiacchiere della super serata fantastica della collega pensando alla tua tragica tra bambini frignoni; parli, discuti, argomenti e fai una faticaccia orrenda a mettere insieme due sinapsi risultando anche intelligente (l’abitudine al baby-talk e a discorsi deliranti sotto i tre anni inibisce la tua laurea in comunicazione); pranzi con l’amica che lavora vicino al tuo ufficio ingoiando un panino e parlando di figli, scuola, vaccinazioni e colloqui con gli insegnanti; passi la giornata a delegare qualsiasi cosa a chiunque abbia il cuore di darti retta (o la sfortuna di aver risposto al telefono);  rientri a casa dal lavoro maledicendo il traffico, i mezzi e i tacchi, cercando di comprimere lo spazio e il tempo affinchè a un’uscita indecente dal lavoro corrisponda un arrivo decente a casa (e non succede mai); cerchi inutilmente di zippare una giornata di 10 ore in una serata di 3; ogni mattina cerchi di capire chi ha preso in mano la tua vita e vorresti chiedergli pietà.

4 commenti:

  1. un loop senza via di scampo... aiuto!!!
    ma siamo mamme, mogli, donne (notare l'ordine dei sostantivi :-) che non mollano !!
    Alessandra

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  2. concordo. quando è nato Mini, il "senza via di scampo" lo avevo messo in conto. è che poi ho realizzato di non aver considerato il "senza via di scampo" :-)

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    1. diciamo che siamo tutte nella stessa barca. Ciò mi consola un po' 😊

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    2. diciamo che siamo tutte nella stessa barca. Ciò mi consola un po' 😊

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